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Palma Campania, il mondo si fa arte nelle mani di Saverio Alberto Caliendo

Palma Campania, 18 Ottobre – Un opera d’arte può essere definita tale quando, trovi in essa sensibilità ed emozioni. Solo attraverso questi elementi peculiari nasce il sentimento giusto per realizzare ciò che la nostra fantasia ci vuole trasmettere.

Incontriamo, non a caso, in cima alla collina di un antico borgo chiamato Castello, una piccola frazione di Palma Campania, un uomo semplice, umile. Lo definiscono il saggio del paese, un particolare ereditato da suo nonno, e a lui accorrono in tanti, ancora oggi, per avere consigli di ogni genere.

Il suo nome è Saverio Alberto Caliendo. Nato 49 anni fa, fin da piccolo manifesta i suoi talenti in varie discipline: le Scienze, l’Arte in genere, l’Italiano e altre materie, dimostrandosi precoce nell’ottenere ottimi risultati.

Ci facciamo trasportare dai suoi racconti, come questo dolce ricordo…

«Il professore Francesco Sorrentino si recava spesso alla mia abitazione, dicendo: Questo ragazzo lo dobbiamo frenare, lo dobbiamo contenere, è un genio».

Dietro questo talento, la madre. Sofia, una donna affascinata anch’essa dall’arte, che insegnò a leggere e scrivere al piccolo Saverio Alberto, prima che frequentasse la scuola.

«E di sera – ci dice lui stesso – quando andavo a letto, non mi addormentavo con la favola di Cappuccetto Rosso o quella di Pinocchio, come tanti bambini della mia età, ma con i racconti di Vittorio Cuomo o del grande pittore Salvatore Pietro Caliendo».

Quando e come è iniziata questa passione?

«L’ho sempre posseduta questa dote, io non mi accorgevo di nulla. Alle Elementari, ricordo che le mie insegnanti dicevano: “Hai le mani d’oro”, perché riuscivo a fare delle cose già complesse per la mia età».

Le sue ispirazioni hanno un nome?

«Appena metto la matita sul foglio, invio la foto a mia figlia che come mia madre e mio fratello (un appassionato di teatro) mi illuminano. Lo reputo una sorte di esame. Tuttavia, amo condividere, soprattutto con loro due, le mie creature. Cerco di vedere la profondità delle cose, non la bellezza in superfice», ci spiega ancora una volta Saverio Alberto.

Ha bisogno di stare solo, per una concentrazione maggiore, quando elabora le sue creature, come le ha nominate lei?

«Spesso mi ritrovo da solo. Anche se mi reputano una persona solare, amo la solitudine».

Cosa pensa quando disegna?

«Bella domanda! Ebbene, penso al sentimento che ho dentro e devo metterlo su carta, come tutte le mie opere, perché adoro trovare modelle per esprimere questo mio bisogno. Il mio aneddoto preferito è: L’arte è la Domenica della vita. In effetti, se proviamo a mettere l’arte al posto della domenica, viene fuori un capolavoro. E ad ogni mia creatura dedico una frase».

Ce n’è una in particolare, che le va di condividere con noi?

«Quella che adoro di più è: Se noi partissimo dal presupposto che siamo tutti folli, questo aiuterebbe a comprenderci di più. Mi spiego: la follia, per gli antichi greci, era ritenuta come la più alta forma di consapevolezza. La vita stessa è come un fiume, fonte di acqua pura, che non puoi fermare; puoi solamente cambiarne il percorso».

Perché si notano smorfie nelle sue creature?

«Perché cerco di cogliere sempre qualcosa di diverso. Non amo le cose piatte, non ha senso l’arte in posa».

Per concludere, cosa vuole dire ai ragazzi di oggi?

«Di seguire i sogni, di alzarsi al mattino e non perdere mai la speranza in qualsiasi cosa facciano».

 

 

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