Cronaca

Napoli, il cancro dell’usura. Il racconto dell’ex capitano del Napoli Beppe Bruscolotti: “Quando si entra in questo vortice è impossibile uscirne”

Napoli, 26 Ottobre – “Purtroppo quando gli affari vanno male capitano situazioni del genere – dice a Repubblica l’ex calciatore – certo, con il senno del poi è facile dire che sarebbe stato meglio non farlo. Ma non lancio appelli, ognuno si assume le sue responsabilità. È ciò che ho fatto in tutta la mia vita, e anche in questa vicenda mi sono comportato così”.

E’ l’ex calciatore del Napoli di Maradona a raccontare come è caduto nella morsa degli usurai. 
Nelle pieghe dei verbali dell’inchiesta dell’antimafia infatti, oltre agli arresti, le vittime: 39- secondo i carabinieri – più un’altra ventina individuati attraverso le intercettazioni: imprenditori, commercianti e poi lui: Giuseppe Bruscolotti, ex capitano dello scudetto.

L’ex atleta avrebbe versato 150mila euro in nove anni, dal 2011 al 2020. Ai magistrati – ricostruisce La Repubblica – avrebbe detto che “Quando si entra in questo vortice è impossibile uscirne”. Tutto era iniziato quando una sua conoscente, titolare di un’agenzia di viaggi, ha bisogno di chiedere un prestito ad Antonio Volpe. Ma la donna non riesce più a onorare il debito, e Volpe chiede a Bruscolotti di farsene carico. 

Poi Bruscolotti si ritrova anch’egli in difficoltà perché il ristorante di cui è proprietario va in crisi: gli usurai agganciano la preda, si parte da un “prestito di 65mila euro che gli viene chiesto di restituire al ritmo di 2400, 2600 euro al mese”. E’ da allora che Bruscolotti va in crisi e non riesce a “versare la rata”.

Il collaboratore di giustizia Gennaro Carra – ricostruisce sempre La Repubblica – sostiene di aver appreso che Bruscolotti “pagava il 20 per cento di interessi. Commentai che il tasso era benevolo e Volpe mi rispose che lo aveva fatto perché si trattava del capitano del Napoli”. Ma in realtà su 65mila euro di prestito Bruscolotti ha corrisposto un tasso annuale, che supera il 40 per cento. 

Nelle carte anche l’accusa di corruzione di un sottufficiale dei carabinieri che, secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gennaro Carra, si sarebbe prestato addirittura a far sparire la pistola utilizzata nella sparatoria nella quale rimase gravemente ferito un poliziotto in servizio antiracket, Nicola Barbato.

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