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Verona-Napoli 0-2, gli azzurri espugnano il Bentegodi: Milik e Lozano tengono viva la rincorsa Champions

Verona, 24 Giugno – La marcia trionfale al seguito dei neocampioni in Coppa Italia si spinge fino a Verona, campo nel quale il Napoli si lascia alle spalle l’impresa appena compiuta e riprende il cammino in campionato. Il tracciato dietro il passo degli azzurri mostra un avvio disastroso ed un finale più lieto, ma, guardando avanti, non appaiono molto limpidi gli obbiettivi e le aspirazioni, con un quinto posto di facile preda, ma sostanzialmente inutile ed un quarto, il sogno vivido, lontano 12 punti e di proprietà di un’Atalanta brillante. All’orizzonte però c’è da badare ad un avversario davvero di difficile gestione, l’Hellas Verona di Ivan Juric, sorpresa assoluta del campionato, convinto pretendente ad un posto in Europa League e distante dai partenopei un solo punto.

LA PARTITA

I padroni di casa si schierano con il solito 3-4-2-1 dinamico e privo di punti di riferimento, confermati Empereur in difesa e Di Carmine come punta centrale. Un po’ di turnazione per Gennaro Gattuso, che reinserisce Ospina tra i pali, Hysaj sulla sinistra al fianco della premiata coppia Maksimović Koulibaly; a centrocampo torna Allan dopo cinque mesi di assenza tra i titolari, in attacco Milik eredità la titolarità da Mertens e Politano sulla fascia destra. Regna l’equilibrio per i primi venti minuti circa, con l’assenza di particolari squilli, poi dal diciannovesimo si cominciano ad intravedere le prime fiamme. Zielinski dopo aver ammansito la sfera e tenuti da essa lontani gli avversari, sfodera un destro che si spegne tra i guantoni di Silvestri. Due minuti più tardi, dopo una ripartenza repentina, anche il Verona ha la sua occasione di stappare la lattina, con un clamoroso colpo di petto spedito alto a due passi dalla porta da Verre. È solo al trentasettesimo, però, che si sbloccano le marcature. Dalla bandierina la solita traiettoria ad uscire di Politano trova Milik completamente libero nella parte esterna dell’area di rigore; il polacco con un colpo dalla violenza di una frustata, spedisce il pallone all’angolo opposto della porta. Nel finale di tempo, al quarantaduesimo, il Napoli si concede anche un brivido per una violentissima conclusione di Miguel Veloso, da fuori area, deviata sopra la traversa dall’allungo prodigioso di Ospina. Le ripresa comincia in modo vibrante, con una clamorosa occasione per gli ospiti. Politano in discesa sulla destra fa spiovere un cross velenoso sul quale Milik non riesce a scagliarsi con la necessaria rapidità per spedirlo in porta ma la deviazione del portiere entra nelle disponibilità di Allan che calcia addosso a Silvestri. Il Napoli recita il copione del dominatore del possesso, insediato talvolta dalle scorribande offensive del sornione Verona. Al sessantunesimo, per qualche istante, il tabellino segna la parità nel punteggio per una rete irregolare dei padroni di casa. Zaccagni sulla sinistra, con una sterzata repentina, gabba Di Lorenzo in atteggiamento di pressing e fa partire un traversone preciso sulla testa di Faraoni, che da due passi gonfia la rete. Il direttore di gara, richiamato al VAR, ravvisa un tocco di braccio del trequartista italiano al momento del dribbling, ed annulla il gol. Col correre dei minuti gli azzurri allentano sempre più la presa sul pallino del gioco e abbassano Il baricentro, nel tipico atteggiamento di sofferenza. Sono pochi i brividi accumulati sulla schiena dai partenopei, i quali si concedono anche il lusso del raddoppio. Dalla bandierina il redivivo Ghoulam, subentrato ad Hysaj, fa partire uno spettacolare traversone tagliato verso la porta sul quale interviene l’altrettanto redivivo Lozano di testa, che pochi minuti dopo sfiora anche la doppietta. Insigne, poco oltre il cerchio di centrocampo, sale in cattedra e fa tagliare il campo al pallone con una magica verticalizzazione; il messicano mette il turbo e brucia in velocità il difensore, anticipando anche l’uscita di Silvestri; al momento di concludere pecca però di convinzione e lucidità, spedendo largo sul fondo, è l’ultimo sussulto della sfida che trova risoluzione nel triplice fischio arbitrale.

DOVE ERAVAMO RIMASTI

Ricomincia da dove aveva lasciato la squadra di Gattuso e, nonostante i reiterati festeggiamenti per la conquista della Coppa Italia durante questa settimana, pare non abbia mai staccato la spina. Su un campo difficile, contro una squadra rognosa e qualitativa allo stesso momento, valori mostrati anche in questa occasione, serviva convinzione ed umiltà, le principali qualità di questa squadra. Il Napoli per buona parte del match ha piazzato il proprio accampamento nella metà campo nemica (“Oggi è riduttivo parlare solo di catenaccio” dice giustamente Gattuso nel post gara), per mezzo di un fraseggio scorrevole, nonostante il costante e fitto pressing degli uomini di Juric, senza, però, rinunciare a soffrire, nelle battute finali, quando il Verona intensificava la pressione sulla retroguardia azzurra, per cercare di ristabilire la parità. Sta tornando ai suoi livelli da extraterrestre Koulibaly, protagonista di un’ottima prova e volendo analizzare il reparto difensivo, pare molto più compatta e meglio assortita una coppia composta da uno specialista dell’uno contro uno, come appunto Koulibaly o Manolas, ed un difensore di posizione, come il sempre più sorprendente Maksimović, per via della complementarietà dei componenti, rispetto a quella, tanto incensata alla vigilia di stagione ma rivelatasi disastrosa, composta dal senegalese e dal greco,  troppo simili per giocare assieme. Prestazioni autorevoli anche quelle di Zielinski, in forma smagliante, ed Insigne, reinventatosi stakanovista, pochissimi i minuti trascorsi seduto in panca, da quando si è tornato a giocare, o più in generale da quando Gattuso ha preso in carico gli azzurri. Ultima nota da evidenziare, il grande impatto avuto sulla partita dai rinati Ghoulam e Lozano, autori del gol della certezza e simboli dell’ incredibile profondità di rosa degli azzurri, secondi in questo ambito, probabilmente, a nessuno in Serie A. Per gli scaligeri, ancora un’ottima partita di Amrabat, giganteggiante a centrocampo; si è mostrato invece più opaco del solito Lazovic anche per via della tattica di tamponamento delle fasce gialloblu messa in campo da Gattuso. Fallito lo scontro diretto con gli azzurri, pare ormai chiaro che l’obbiettivo degli uomini di Juric sia quello di puntare all’Europa League passando per il settimo posto, lanciato dunque al Milan il guanto di sfida.

MISSION IMPOSSIBILE

Ora la missione impossibile per gli azzurri sarà quella di insediare la quarta posizione, saldamente in pugno ai pirotecnici neroazzurri di Gasperini, che distano, dopo questa vittoria, nove lunghezze e saranno impegnati stasera sul difficile campo della Lazio, ghiotta occasione per rosicchiare punti in vista dello scontro diretto. Le partite rimanenti sono undici, i punti a disposizione trentatré, vedremo se ci sarà spazio per l’ulteriore miracolo di Gennaro Gattuso.

Matteo Ariola

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