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Pomigliano d’Arco, lutto nel mondo della musica: è morto il re della tammorra Marcello Colasurdo

Pomigliano d’Arco, 5 Luglio – E’ morto Marcello Colasurdo, il re della tammorra. Era un grande pomiglianese, resterà leggenda nei cuori di tutti noi. Oggi è un brutto giorno per il mondo della musica. Era rimasto semplice, non aveva mai abbandonato la sua umiltà. Viveva finché le condizioni di salute glielo hanno permesso nel quartiere Sulmona dove era amato e benvoluto. Era per tutti Marcello, simbolo dell’ amore per la terra e per le radici. Faceva parte dei vari collettivi operai a sostegno delle battaglie per i diritti degli operai. I funerali si svolgeranno domani, giovedì 5 luglio, nella chiesa di San Felice a Pomigliano d’Arco.

Marcello Colasurdo era nato a Campobasso nel 1955. Molte le sue collaborazioni, dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare agli Almamegretta. È stato anche attore con Fellini e Martone.

Amato dal premio Nobel Dario Fo con cui era stato protagonista di numerosi spettacoli impegnati tra cui “Tammorra e no camorra”, progettualità dell’amico Enzo La Gatta. “Non riesco a dire una parola, il dolore è troppo forte – dice Enzo La Gatta- Marcello era tutto…era la filosofia partenopea, era l’ antropologo , era il dissenso, era soprattutto un contestatore buono, reclamava per tutti diritti e dignità. Sta morendo un’ epoca”.

Riportiamo questa bellissima testimonianza: “Marcello Colasurdo ci saluta oggi, e per tutti noi che abbiamo avuto l’onore di conoscerlo e di far parte di almeno un pezzettino della sua vita, oggi, è un giorno di immensa malinconia. La voce degli ultimi, il sorriso sempre pronto, la tammorra mai ferma. La madre terra, mamma Schiavona. ” è meglio na tammurriata ca na guerra!”. Muntevergine. I falò, i balli e i canti popolari. ‘e zezi, il gruppo operaio. ‘a Flaubert. Le lotte alle ingiustizie! Le tue storie, la nostra. La Storia. Infiniti, indelebili ricordi. Tutto questo Marcello lo ha regalato a ciascuno di noi, rendendoci eredi di un patrimonio immenso. Ci mancherà infinitamente, ma tutto quello che è stato, la sua passione, la sua devozione, la sua musica, il suo occhio coraggioso, la sua resilienza, saranno per noi sempre un falò intorno al quale ballare ed essere grati a questa vita, e ritrovare la nostra direzione se dovessimo sentirci smarriti. E adesso.. ALZIAMO LE NOSTRE TAMMORRE AL CIELO E SUONIAMO PER LUI! Grazie Marcello!”.

Ecco una struggente poesia dedicatagli dallo scrittore Enzo Ciniglio: “A vota Marce’… Tutte ‘e Maronne stanno ‘nprucissione aspettanno ll’arrivo ‘e sto bello guaglione Chelle d’ ‘e Galline nzieme a mamma Schiavona arapano ‘a fila Co nu suono d’ ‘a tammorra chella ‘e Castiello ll’aiuta a sagli’ ‘a Muntagna A vota Marce’ Ca pure ‘o Signore Vo’ senti’ sta fronna”.

Arriva anche la testimonianza dell’ ex sindaco Michele Caiazzo. “Caro Marcello Colasurdo, caro fratello, per noi è difficile accettare che tu non ci sei più. Non hai avuto il tempo di fare un bilancio della tua vita. Toccherà farlo agli altri, a chi ti ha voluto bene, apprezzato e stimato. Lasci un esempio e un tesoro enorme. Hai cominciato da ragazzino umile. Sei diventato un grande artista, ma hai sempre conservato la tua umiltà. Sei stato un uomo buono, in ogni senso. E sei sempre stato dalla parte degli ultimi. TVB”.

Famosa la ballata dei femminielli con cui rivendicava i diritti per gli omosessuali: con Marcello Colasurdo se ne va il signore indiscusso della canzone popolare partenopea, il re dell’arte della tammorra, l’anima della juta dei femminielli a Montevergine. Il ricordo di Francesco Lepore: “Indimenticabile la sua monumentale figura di guida carismatica nel primitivo santuario di Mamma Schiavona, mentre cantava lungo la scalinata antistante, gradino per gradino, le dialettali invocazioni mariane. Indimenticabili le parole dette tre anni fa nel corso di un’intervista: «Non vogliamo essere discriminati e additati. Contro tutte le culture della cattiveria, delle omofobie, della violenza. Questa è una festa dell’amore, una festa della vita. Preghiamo la Mamma Schiavona che ci faccia stare bene tutti quanti». Di lui avevo seguito il decorso dell’ultima penosa malattia, che ne aveva divorato le carni ma non il generoso cuore, attraverso Gino Curcione. E, attraverso Gino, mi aveva fatto arrivare il suo grazie per averlo ricordato in giugno a Lourdes”. Maestro amato e indimenticabile, fà buon viaggio. E l’augurio, che sempre formulavi a tutti e tutte col tuo bel sorriso, lo rivolgo di cuore a te: «’A Maronna t’accumpagn’».
Anita Capasso
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