Politica

La Romania, più simile all’Italia che ad altri Paesi europei: pare guidata da minoranze etniche

Napoli, 12 Novembre – Appena giunto in Romania nel 2004 notai al bar dire “o cafè” oppure a scuola, dove andai ad insegnare 5 anni: ”lasam mpace” (lasciami in pace). Pensai “qua siamo nell’ambiente napoletano”. L’affinità linguistica era evidente come non poche consuetudini e cultura anche canora: dai barbieri, quasi tutte donne, si ascoltavano le canzoni napoletane di Nino d’Angelo mentre dappertutto quella italiana di Toto Cotugno “Lasciatemi cantare”. La Romania, si ribadisce, è un Paese di lingua latina con molte analogie con l’Italia, la Spagna, ecc. dunque un’isola latina in un mare slavo, dicono i linguisti. Le 13 legioni che Traiano utilizzò per sottomettere i 70 mila armati Daci-con 500 mila prigionieri- nel 106 d. C. avevano i quadri comando, dai centurioni a legati di legioni, d’origine dell’Italia centro-meridionale nonché spagnoli poiché l’Imperatore Traiano era stato anche generale in Spagna. Ai Daci, sconfitti, che si rifiutarono di combattere nelle legioni di Roma, fu tolta la vita e le legioni che restarono di stanza in Dacia, romanizzata, sostituirono la penuria di uomini in età fertile con figli daco-romani. Ne consegue che i daco-romani attuali conserverebbero molte analogie con l’Italia centro-meridionale e spagnola. Usi costumi e amministrazione appaiono simili, ancora oggi, con: alta instabilità politica, governi più o meno balneari, corruzione diffusa, approssimazione amministrativa, poca libertà d’impresa, statalismo di facciata, ecc. La società romena attuale però è più scolarizzata, mediamente, di quella italiana poichè il quarantennale comunismo, obbligò tutti a frequentare la scuola, mentre il ventennale fascismo non lo fece in Italia.

Di conseguenza le persone anziane romene conoscono a memoria i loro poeti nazionali come M. Eminesco, a differenza dei coetanei italiani che non sanno niente di D. Alighieri né recitare parte della sua Divina Commedia. Entrambi i Paesi dei 27 dell’Unione Europea però hanno una bassa percentuale di laureati ed un sistema scolastico statale e statalista con il primato della burocrazia che tratta il cittadino ancora come suddito.Tra Italia e Romania c’è molta affinità linguistica, sociale e culturale sia èpure con diversità non minime. Nelle piazze grandi e piccole della Romania è possibile trovare il monumento alla Latinità con la Lupa di Roma che allatta Romolo e Remo. Tra le università nostrane e romene ci sono spesso convegni e collaborazione come quello dell’11 e 12 c.m. a Padova. Tra i relatori vari professori romeni delle università di Oradea, Cluj Napoca e Jasi. Ciò dopo la firma dell’accordo tra le università di Padova e di Oradea firmano un accordo di collaborazione del 4.11.2019. Il rettore dell’Università di Padova, ha accolto la delegazione dell’Università di Oradea (Romania) guidata dal rettore Constantin Bungau, lunedì 11 novembre, a Palazzo Bo. Nell’occasione, è stato tra i due rettori firmato un Memorandum, frutto di una lunga e proficua collaborazione scientifica, ormai decennale, tra filologi, storici e letterati dei due atenei, con l’intenzione di ampliare e rafforzare gli scambi e i progetti futuri, allargandoli anche ad altri settori e aree disciplinari. La firma dell’accordo avrà luogo all’ all’interno del convegno internazionaleDal centro ai margini dell’Impero. L’idea imperiale nello spazio europeo tra storia e letteratura”, organizzato dal Dipartimento di Studi linguistici e letterari dell’Università di Padova assieme all’Università di Oradea e all’Università Statale di Moldova. La collaborazione tra gli Atenei di Padova e Oradea, nata da una prima giornata di studi nel novembre del 2009, è proseguita con appuntamenti annuali, che hanno coinvolto inizialmente il Dipartimento di Studi linguistici e letterari di Padova e la Facoltà di Storia e Relazioni internazionali di Oradea, per poi allargarsi ad altri atenei e istituzioni come l’Università Statale di Moldova, l’Università Babeș-Bolyai di Cluj-Napoca (Romania), il Centro di studi transilvani dell’Accademia romena, il Centro di studi interdisciplinari di Oradea. La decennale collaborazione si è articolata principalmente in convegni internazionali tenuti in Romania, Italia e Repubblica Moldova, in seminari e summer school, in numerose pubblicazioni congiunte.

In questo periodo la Romania sta votando per il nuovo Presidente della Repubblica semipresidenziale alla francese. A scrutini terminati, della tornata elettorale del 10 c. m., la Romania dà il seguente responso democratico. Iohannis Klaus ha avuto il 36,65% delle preferenze, seguito dall’ex premier socialdemocratica, Viorica Dancila, che ha recuperato consensi nelle ultime settimane attestandosi al 23,79%. Terzo Dan Barna, leader dell’Unione Salvate Romania (Usr), con il 13,99% mentre il candidato indipendente Mircea Diaconu, sostenuto dall’Alleanza liberale democratica (Alde) e dal partito Pro Romania ha ottenuto il 9,25%. Indietro il candidato sostenuto dal Partito movimento popolare (Pmp), Teodor Paleologu, con il 5,66% mentre il presidente dell’Unione democratica dei magiari in Romania (Udmr), Kelemen Hunor ha ottenuto il 4,13%.

Il candidato del Partito del potere umanista, Ramona Ioana Bruynssels, ha avuto il 2,72% e infine l’indipendente, Alexandru Cumpanasu, ha raggiunto l’1,46%. Gli altri politici in corsa per le presidenziali si sono fermati sotto la soglia dell’1%. L’affluenza ha toccato il suo punto più basso, fermatasi al 47,66%, inferiore rispetto al primo turno delle elezioni presidenziali del 2014 (52,3%) o delle europee di maggio (49,02%). Alla luce di questi risultati Iohannis e Dancila competeranno al ballottaggio, in programma Domenica 24 novembre. Anni fa, la parte più agricola della Romania votava, a maggioranza, il PSD e la Transilvania, che è meno agricola e più mineraria e commerciale, insieme al ceto medio e ai docenti, votava più PNL. Il Magiaro, cioè cattolico e d’origine ungherese, con l’UDMR (Unione Democratica Magiara Romania) votava sempre per se stesso ed era ago della bilancia di quasi tutti gli equilibri instabili della politica romena. Qualcuno continua a dire che la Romania ha la testa a Budapest (poiché i Magiari sono d’origine ungheresi e tutti cattolici, non ortodossi come l’84% dei romeni) in futuro dirà che ha la testa a Berlino?

 Da poco dunque la Romania ha un nuovo primo ministro del PNL, è il governo di Ludovic Orban, che ha ottenuto la fiducia al Parlamento con 240 voti favorevoli su 465 deputati nella Camera. Notizia positiva per la von der Leyen “E’ ancora possibile definire un calendario in modo che la Commissione von der Leyen possa entrare in funzione il primo dicembre”. Lo ha detto il portavoce del prossimo esecutivo europeo Eric Mamer. A Bruxelles si aspettava con ansia l’esito del voto di fiducia del governo centrista di minoranza del premier romeno. La fiducia ottenuta permetterà a Orban di designare il candidato per il posto di commissario della Romania. Resta il fatto che i romeni onesti sono stanchi di vedere non ridotta la corruzione, molto più evidente dell’Italia. Alcuni miei conoscenti colti, non votano Klaus che lo ritengono poco dacoromano, un po’ acido di carattere e intriso di odio partitico e crucco, essendo egli d’origine nems o tedesca. Klaus, infatti è discendente dai Sassoni, che a maggioranza artigiani, migrarono in Romania nel XII secolo, a seguito dei soldati delle crociate e rimasero in molte cittadine romene come Hermannstadt o Sibiu, dove solo l’1,6% di nems condiziona moltissimo l’organizzazione e la politica fino ad eleggere il già Sindaco I. Klaus, che presiede l’Associazione di tutti i nems, romenizzati. Dunue una minoranza etnica che giuda Sibiu e forse guiderà l’intera Romania? Anni fa pronosticai la vittoria dell’attuale inquilino della Casa Bianca e non della Signora Clinton, che tutti i giornalisti davano per vincente. Vorrei ora azzardare un pronostico, per il ballottaggio del 24 c. m., di chi sarà il Presidente della Repubblica semipresidenziale della Romania.

Tutti gli osservatori esterni danno per vincente Iohannis Klaus, tranne me e nessun’altro osservatore esterno (e direi anche interno per aver vissuto nell’ambiete romeno come docente quinquennale, nonché socio di sodalizi culturali romeni). Prevedo che il 24 c.m. molti dei partiti minori e parte consistente degli sfiduciati che si assentarono il 9 c.m., dacoromeni, andranno a votare per Viorica Dancila e Iohannis Klaus perderà l’elezioni ormai ritenute vinte, con freddo calocolo tedesco! La Repubblica della Romania, a 30 anni dalla caduta del comunismo di Nicola Ceausesco, attraversa una profonda crisi partitica con elevata instabilità. Un collega di scuola romena, più anziano, G. Hasa, diceva spesso allo scrivente: ”noi non siamo in una democrazia adulta come in Italia, ma siamo come una sorta di bambino in fascie”. Uno degli ultimi provvedimenti dell’ex governo romeno ha aumentato, di molto, lo stipendio agli statali ed in particolare dei docenti, che si sono visti raddoppiati i circa 400 euro mensili di prima. Alcuni docenti, di grado 1, hanno ora più di 1.100 euro al mese, mentre un operaio arriva a malapena a 300 euro mensili e con un costo della vita elevatissimo a cominciare dalla benzina a oltre 1,2 euro a litro.

Dunque l’equilibrio, generale del sistema economico e retributivo romeno, si è rotto e molti gridano che “la coperta è corta”. Secondo molti romeni, nel Paese, quest’ultima resa dei conti politica, è l’ennesimo segno di come gli amministratori siano sempre più scollegati dalla società: istruzione e assistenza sanitaria sono temi giudicati prioritari eppure nessuna forza politica sembra affrontarli davvero. Secondo l’analista Andrei Taranu:“viviamo una crisi strutturale, una crisi che i politici non sono in grado di affrontare. Per questo propongono piccole crisi facili da risolvere in tempi relativamente brevi, senza affrontare i problemi più dolorosi che aspettano di essere affrontati”.

Sembra che l’Italia non sia molto diversa per il ceto politico in essere e con un governo, G. Conte 2, che non rappresenta più il voto popolare spostatosi al centrodestra. Funzionari dell’UE e statunitensi hanno fortemente criticato il governo PSD di Dancila per la revisione del sistema giudiziario, considerata una minaccia allo stato di diritto, e per aver annacquato la legislazione anti-corruzione. Il 24 c.m. i romeni, a maggioranza, non andranno a votare il presidente uscente della Repubblica, Klaus: d’origine etnica tedesca, di Sibiu o Hermannstadt, dove fu anche Sindaco del PNL (Partito Nazionale Liberale). Sibiu è una media città romena con una forte presenza di ex tedeschi, là insediatisi dopo le crociate dei Sassoni, erano quasi tutti artigiani. La compagnia aerea Lufthansa collega Sibiu, o Hermannstadt, tutti i giorni alla Germania. Klaus è anche un ex prof. di Fisica e dunque proviene da un mondo di impiegati statali che non vota più, a maggioranza, per il partito di Klaus. Dunque il 24 novemnbre ci sarà il ballottaggio e a vincere questa volta potrebbe essere una persona di stretta fede ortodossa e origine dacoromana, i romeni dunque non si lascerebbero guidare da un governo e dal presidente, che sono espressione di minoranze etniche, poco latinizzate e romanizzate?

 

Giuseppe Pace (esperto d’ambiente della Romania)

 

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