Politica

FOCUS POLITICO – Intervista con Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes

Napoli, 8 Ottobre – Gli scenari internazionali, con il conflitto Russia – Ucraina, cambiano rapidamente. Ce ne parla Germano Dottori, per la mia rubrica Focus Politico.
Si parla tanto di minaccia nucleare da parte di Putin per arrestare la controffensiva ucraina.
“È una ipotesi sulla quale mi sono soffermato sin dall’inizio della guerra, precisando di ritenerla improbabile, ma possibile e quindi da tenere in considerazione. Non ha funzionato come strumento dissuasivo nei confronti dell’Occidente che armava gli ucraini, ma potrebbe essere più credibile come mezzo per impedire un collasso del dispositivo militare russo in Ucraina e quindi preservare l’ordine politico a Mosca, impedendo che si ripetano episodi disgregativi del genere visto nel 1991 con la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Sarebbe una misura estrema, destinata a produrre soprattutto effetti psicologici, almeno per come io m’immagino un eventuale ricorso a queste armi: ovvero circoscritto e dimostrativo, alle spalle delle prime linee ucraine o in zona comunque poco abitata. In questo senso, è interessante che abbiano preso a circolare anche voci relative ad un test atmosferico di questi ordigni in territorio russo, ma non lontano dal Mar Nero. Vediamo.”
Quali potrebbero essere le reazioni degli Stati Uniti?
Ne vengono ventilate di varie, ma quelle più ricorrenti parlano di un attacco convenzionale alle forze russe di stanza in Ucraina. Non sono certo che si verificherebbe, specialmente se i danni fossero contenuti, poiché i rischi sarebbero elevatissimi anche per gli Stati Uniti. Si riproporrebbe, in chiave aggiornata, il dilemma angoscioso della guerra fredda, quando sussisteva il dubbio che l’America sacrificasse New York per Amburgo. Noi lo risolvemmo pretendendo che Washington schierasse centinaia di migliaia di soldati statunitensi in prima linea lungo il confine intertedesco, portando le atomiche da noi. In Ucraina non è ancora accaduto. In realtà, si entrerebbe in un terreno inesplorato, ma irto di pericoli. Cosa farebbero i russi, ove attaccati dagli americani in territorio ucraino? Potrebbero reagire colpendo uno o più alleati europei degli Stati Uniti. Il controllo dell’escalation lo avrebbero loro: quindi potrebbe anche accadere che un colpo dimostrativo russo non particolarmente letale resti privo di risposta. E magari apra la porta ad una tregua. E’ impossibile prevedere cosa accadrebbe. Giocherebbero un ruolo importante anche le emozioni del momento, che ora non viviamo e ci paiono un dato astratto, ma che avvertiremmo certamente in modo violento qualora l’ipotesi nucleare si concretizzasse.”
Perché non viene più considerata la MAD?
Perché siamo ancora nel campo di un conflitto limitato territorialmente, che non investe direttamente americani e russi. Un intervento militare diretto di Washington contro asset militari di Mosca però riproporrebbe lo scenario: consigliando a tutti l’immobilità.”
L’ambasciatore russo Razov parla di adesione dei territori ucraini.
“È un funzionario del governo russo, la cui politica deve difendere: non si vede cos’altro potesse dire senza perdere il posto. E’ un pregiudizio diffuso quello che dipinge i diplomatici come apostoli della pace ed agenti del bene comune: non sono samaritani, ma dipendenti pubblici, tenuti a perseguire l’interesse nazionale del proprio paese così come viene definito dalle autorità deputate a questo compito delicato. Naturalmente, esiste anche l’obiezione di coscienza: ma a quel punto uno si dimette e chiede asilo politico.”
Perché Zelensky si ostina a non voler trattare con Putin e viceversa? E perché non teme le conseguenze di questo conflitto?
“Per diverse ragioni: intanto sta vincendo e vede concretamente la possibilità di recuperare non solo i territori perduti in questo 2022, ma forse anche parte di quelli sottratti all’Ucraina nel 2014. Finché la forza militare sembrerà garantirgli la possibilità di qualche guadagno, non avrà alcun interesse a negoziare. Per le ragioni contrarie, ne ha invece la Russia, che probabilmente ritiene di non poter più migliorare con le armi la propria posizione sul terreno. L’attacco al ponte di Kerch dimostra come gli equilibri si stiano spostando dal lato di Kiev. Peraltro, a quanto pare, Putin parteciperà al prossimo G20: non può più ignorare il fronte diplomatico e forse si attende un’azione concertata che ammorbidisca Zelensky, egualmente atteso al summit che si terrà in Indonesia.”  Con la speranza che si risolva tutto per il meglio, ringrazio Germano Dottori per la piacevole conversazione.
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