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“Voci di donne nella pandemia”, la crisi del Covid e le donne: più colpite ma anche più forti

Palma Campania, 15 Marzo – È passato più di un anno da quando la pandemia ha sconvolto le nostre vite, bloccando movimenti e ingessando l’economia mondiale.

Da lunedì 8 marzo la Campania è di nuovo zona rossa, con la chiusura di tante attività che a stento si stavano riprendendo. La pandemia ha colpito tutte le categorie economiche, in modo drammatico, ma stando ai dati, le donne ne rappresentano la quota maggioritaria. Nell’ultimo decennio le donne avevano raggiunto un certo progresso riguardo l’innalzamento dei livelli di partecipazione alle attività produttive, ma l’anno pandemico trascorso ha causato una forte diminuzione del tasso di attività femminile.

I danni che si registrano non riguardano soltanto l’economia, ma anche la conduzione della vita quotidiana delle donne, il loro privato. Il danno non è solo economico ma anche psicologico perché tante donne sono state costrette a rinunciare al lavoro fuori casa per occuparsi dei figli, impegnati nella DAD, ad accudire i genitori anziani per proteggerli da contatti esterni con grande sacrificio. Hanno dovuto sostenere anche psicologicamente i loro figli, i bambini e i giovani studenti che si sono visti privati della socialità che la scuola offre oltre alle lezioni e a cui erano abituati.

Non si può pensare che un bambino possa seguire da un monitor i programmi senza aiuto. Annamaria Vallario, giornalista, ma che si definisce soprattutto mamma e moglie, intervistata dalla studentessa Giovanna Notaro, ha dichiarato:” Ho cercato di rendermi utile sia in casa con i figli che studiano con la DAD, che ha dato non pochi problemi inizialmente, e nel mio piccolo, facendo parte della  Protezione Civile, mi sono attivata come potevo. Un lato positivo della pandemia è stata la condivisione dei momenti famigliari che ci ha unito maggiormente, ma il carico di lavoro è aumentato, poiché si vive molto in casa, e il non far rumore e osservare silenzio nel momento di studio dei figli, comporta certe volte tensioni.”

Tanti giovani universitari sono privati della possibilità di un confronto dal vivo. Con compagni e docenti in un periodo della loro vita che deve essere ricco di esperienze. I docenti dal canto loro cercano di sopperire alle mancanze sobbarcandosi di tanto lavoro straordinario senza porsi limiti, sempre a disposizione delle esigenze dei loro studenti. La prof.ssa Lavinia Buonagura che insegna in un istituto superiore, nel carcere, e all’Università, intervistata dalla studentessa Elena Colacurcio ha dichiarato a riguardo la DAD “Nella mia scuola per non oberare gli studenti si è proceduto all’attuazione di progetti senza dimenticare il contenuto, in modo che gli allievi potessero studiare a gruppi mantenendo tra di loro il contatto impegnandosi nello studio con leggerezza. Più difficile è stato l’insegnamento agli allievi reclusi nel carcere, per i quali non è stato possibile utilizzare la tecnologia, per cui ci siamo attivati consegnando materiale cartaceo per lezioni e compiti che poi andavamo a ritirare. A loro è venuto a mancare ogni sostegno esterno, qualsiasi contatto, per cui stanno subendo un doppio lockdown.”

L’aumento del carico di lavoro per tante categorie sta causando un forte stress unitamente ai timori di possibili contagi laddove la scuola, seppur in fasi alterne ha effettuato lezioni in presenza, a secondo delle tipologie e dei luoghi. I bambini speciali sono privati delle loro attività nei centri, le famiglie si stanno sobbarcando di compiti così delicati sui quali non sono preparate, senza ricevere alcun aiuto dalle istituzioni, fatta eccezione per i corsi organizzati dalle scuole. 

A tal proposito la musicoterapeuta Alessandra Ruggiero, che opera con pazienti affetti da disturbi psichiatrici ed autismo, intervistata dalla studentessa Martina Nunziata dichiara: “Si lavora in un contesto di relazione d’aiuto, con patologie che hanno ripercussioni anche in famiglia, ripercussioni a medio e a lungo termine. Si è potuto riprendere il lavoro con alcuni pazienti, ma non con tutti. Il lockdown ha finito con esacerbare alcune situazioni particolari di disagio. Ci sono situazioni che erano drammatiche, adesso lo sono ancora di più.

Se un tempo la formazione culturale era affidata anche ad altri settori che contribuivano all’arricchimento dei nostri giovani, oggi risulta impossibile per la chiusura di cinema, teatro, palestra, concerti, eventi culturali.

La cantautrice Antonietta Sorrentino, intervistata dalla studentessa Simona Nunziata così si è espressa: “C’è stato un taglio netto nel mondo dell’arte, come un infarto. La pandemia ha accelerato in un anno un processo di trasformazione che era già in atto, perché la multimedialità ha convertito il mondo dell’arte. Esistono piattaforme, in cui è possibile pagando un biglietto vedere spettacoli online. La soluzione momentanea è questa, certamente l’empatia che può creare uno spettacolo dal vivo è tutt’altro.

Gli operatori sanitari non hanno mai smesso di lavorare annullandosi come persone, esponendosi al grave rischio di contagio, cambiando radicalmente le loro abitudini per salvaguardare la famiglia. Ne prendiamo atto dalla dott.ssa Livia De Pietro che lavora alla Subintensiva generale dell’ospedale di Boscoreale, intervistata dalla studentessa Mery Carrella, ci ribadisce: “All’inizio della pandemia la situazione in Campania era migliore rispetto ad altre regioni, a distanza di un anno i reparti sono tutti occupati e i pronto soccorso sono in grande sofferenza. Speriamo che i reparti ritornino alla normalità, che si ripristino nelle loro specialità per offrire anche ai pazienti non affetti da covid assistenza.”

Sono questi solo stralci delle tante videointerviste  che il Gruppo Archeologico “Terra di Palma, del progetto “Voci di donne nella pandemia”, per esaminare la condizione femminile in questo difficile momento storico, partito l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, è proseguito per una settimana anche come segnale che una data non esaurisce la lotta, che deve essere quotidiana e che richiede la nostra costante attenzione se vogliamo raggiungere cambiamenti significativi per la conquista dei nostri diritti.

Le interviste sono visibili sul sito, su instagram e la pagina facebook del Gruppo Archeologico “Terra di Palma”, condivisibili sui social.  Le prof.sse, Michela Buonagura e Anna D’Ursi socie e promotrici del progetto, con l’approvazione del direttore ing. Luigi Sorrentino, sono soddisfatte dei grandi consensi ottenuti. 

La prof.ssa Anna D’Ursi: “Sono state effettuate diverse interviste a varie categorie di donne che hanno espresso le loro difficoltà di vita, l’impossibilità di conciliare i vari ruoli che svolgono, le preoccupazioni, ma anche tanta forza e determinazione. ’È stato difficile trovare persone disponibili a concedere la loro testimonianza, successivamente hanno tuttavia compreso l’importanza della loro dichiarazione avvenuta in un momento così difficile, che si credeva superato e che invece si è riproposto con tutte le problematiche, psicologiche e sociali, con la chiusura di tante attività, l’interruzione dei percorsi universitari e scolastici di ogni ordine e grado. Le donne intervistate che prima sembravano poco favorevoli ad apparire in video, hanno compreso che la loro testimonianza poteva far sentire le donne che ascoltavano meno fragili”.

La prof.ssa Michela Buonagura dichiara: “Il progetto ha inteso avvicinare un eventuale pubblico a esperienze eterogenee, ma anche proporsi come una denuncia delle mancanze e delle disattenzioni delle istituzioni verso categorie più deboli che non hanno avuto voce. Il rammarico è quello di non aver ricevuto sempre la disponibilità alla videoregistrazione, per pudore del proprio privato, per l’imbarazzo di vivere in difficoltà economiche e dichiararle. L’aspetto positivo è stato quello di coinvolgere nell’attività giovani studentesse che si sono prestate a svolgere le interviste. La Buonagura continua – Credo molto nelle giovani generazioni che spesso vengono denigrate, specie in questo periodo di pandemia. Quando ho contattato le mie ex allieve, si sono dimostrate entusiaste di dare il loro contributo, svolgendolo in modo egregio, dando prova di sensibilità e di capacità che non sempre vengono valorizzate in altri campi. Sono loro che devono proseguire il cammino di emancipazione femminile intrapreso, partendo dalla consapevolezza del proprio valore, che deve guidarle a superare tutti gli ostacoli della vita. Ringraziamo calorosamente le allieve dell’I.S.I.S. ‘A. Rosmini,’ che hanno risposto al nostro appello. Senza di loro questo progetto non si sarebbe potuto realizzare. Ringrazio il direttore del Gruppo Archeologico Terra di Palma, per la fiducia e la disponibilità”.

Hanno partecipato al progetto “Voci di donne nella Pandemia”
Prof.sse Anna D’Ursi e Michela Buonagura
La studentessa Melania Sepe e la dott. ssa Cristina Moletta, Dirigente del servizio formazione presso APSS di Trento.
La studentessa Martina Nunziata e la musicoterapeuta Alessandra Ruggiero
La studentessa Giovanna Notaro e la giornalista Annamaria Vallario
La studentessa Simona Nunziata e la cantautrice Antonietta Sorrentino
La studentessa Elena Colacurcio e la prof.ssa Lavinia Buonagura
La studentessa Stefania Pizzo e la prof.ssa Caliendo Raffaella
La studentessa Elvira Sepe e la tecnico di laboratorio Giuditta Velotti
La studentessa Adriana Trinchese e la dott.ssa Maria Nunziata
La studentessa Lucia Simonetti e la studentessa universitaria Giovanna Montuori
La studentessa Agnese Albano e le maestre di danza  Michelina Saviano e Manuela Moccia
La studentessa Giovanna Montuori e l’operatrice sanitaria Carolina Montuori
La studentessa Mary Carrella e la dott. ssa Livia De Pietro
La studentessa Giovanna Sorrentino e l’estetista Ester Lanzara

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