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TURBE

Napoli, 21 Agosto – Ieri pomeriggio, malgrado l’olezzo di fumo che si propagava tra gli ombrelloni e le continue volgarità promananti dalla bocca di qualche frequentatore della spiaggia Prajese, sono miracolosamente riuscito – anche grazie all’aiuto……di un paio di cuffiette! – a concedermi un’oretta per rilassarmi sul lettino e dedicarmi ad una lettura di piacere: l’immersione nella natura, specie allorquando v’è il rumore del mare, è uno dei molteplici aspetti della recollection in tranquillity come da me concepita.

Cionondimeno, la mia scatola cranica non è certamente andata in ferie: ogni momento di relax deve, infatti, servire a mettere in moto le “celluline grigie” per poi stare al passo con la realtà.

Tra un capitolo e l’altro, come soleva fare Don Abbondio nelle prime pagine de “I Promessi Sposi“, chiudevo il libro per un lasso di tempo, frapponendo il dito fra una pagina e l’altra: tra i pensieri che mi frullavano per la testa v’era, anzitutto, l’allarmante risalita della curva dei contagi da Covid-19, nonché il serio rischio che l’incoscienza dei più spianasse la strada ad un mesto ritorno al passato.

Ho ripreso, poi, a leggiucchiare un altro po’, rivivendo – considerata l’ambientazione del romanzo – le mie piacevoli camminate per i parchi Londinesi e per le campagne d’Oltremanica; ma…….questo secondo istante di relax è durato ben poco, in quanto era materialmente impossibile far cadere nell’oblio quanto presentatosi dinanzi ai miei occhi durante la mia permanenza a Praja (e non solo): mi riferisco, come d’altronde suggerisce il titolo, ai molteplici assembramenti in spregio alla normativa emergenziale, costituenti – a mio sommesso parere – un ipotizzabile canale di trasmissione della terribile patologia respiratoria causata dal virus.

Nelle righe conclusive della riflessione precedentemente edita, cari Lettori, ho rivolto a ciascuno il cortese invito a far buon uso dell’intelletto, ponendo in risalto l’assoluta necessità di rinunziare a qualcosa per consentire agli altri una vita più serena.

Come si suol ripetere da generazioni, il miglior interlocutore è sempre la parete; d’altronde, con l’egoismo che oggigiorno la fa da padrone in ogni dove, questa massima popolare si rivela ancor più veritiera: essendo una persona che, per ragioni prevalentemente lavorative, “fa i chilometri”, mi sono immediatamente accorto che nei cervelli di molti nostri Concittadini è stata eretta da tempo una sorta di “piramide”, al cui vertice è posto non il bene comune – che, ohi noi, sta alla base -, bensì i comodi propri.

Per rendere il concetto più facilmente comprensibile, credo sia il caso di ricorrere ad un classico esempio: vi sono dieci amici, i quali – pur vivendo nella stessa città durante la stagione invernale – sono soliti incontrarsi in una località balneare e trascorrere lì le ferie in compagnia, incontrandosi, ridendo, scherzando e andando a ballare. Fin qua….niente di sbagliato.

Ma, sapendo che il Covid-19 s’aggira – cito la Scrittura – “come un leone ruggente, cercando chi divorare”, un briciolo di cautela non nuocerebbe affatto: la libertà, come sapientemente affermato dal Presidente Mattarella, “non è far ammalare gli altri”.

Evitiamo, dunque, di dar luogo ad assembramenti tanto rischiosi quanto stupidi: la salute dei Concittadini dipende anche da noi!

Adriano Spagnuolo Vigorita

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