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Lavoro stagionale, Susini Group: “Mancano 239mila lavoratori, perdita di valore aggiunto di 32 miliardi e di entrate erariali per 1 miliardo”

Firenze, 6 Maggio – La stagione estiva è alle porte e, nonostante i 151mila ingessi che saranno autorizzati dal Decreto Flussi, mancheranno 239mila lavoratori stagionali per coprire il fabbisogno delle nostre aziende. Si rischia una perdita di valore aggiunto di 32 miliardi di euro nell’anno, pari all’1,4% del PIL prodotto nel 2023, e un danno per le casse erariali dello Stato di quasi 1 miliardo di euro fra tasse e contributi. Sono queste le stime di Susini Group S.t.P., studio di Firenze leader nella consulenza del lavoro.

Sandro Susini

Secondo un recente studio di Susini Group, saranno oltre 1,1 milioni i lavoratori stagionali di cui avranno bisogno le aziende italiane, complici anche le condizioni climatiche favorevoli che negli ultimi anni hanno allungato la stagione estiva, e il 93% saranno concentrati nel periodo che va dal mese di marzo a quello di ottobre. Le professionalità maggiormente richieste sono: cameriere (41%), cuoco (40%), barman (38%), addetto alle pulizie (34%), commessi (28%), manutentori (22%), muratori (19%) e lavoratori agricoli (14%). Attività che richiedono una grande disponibilità da parte dei lavoratori, poiché prevedono orari di lavoro prestati nelle giornate di sabato, domenica, festivi e anche in orari notturni oppure in condizioni climatiche difficili, e spesso anche una esperienza professionale tecnica che non tutti dispongono. Per i motivi sopra indicati, non tutti gli 1,9 milioni di disoccupati italiani saranno disponibili o idonei ad andare a coprire le offerte di lavoro mancanti. Susini Group S.t.P. stima che accetteranno le proposte di lavoro stagionali circa 710mila disoccupati (poco più del 37,3%) e, se a questi si aggiungono gli ulteriori 151mila ingressi che saranno autorizzati dal governo per i flussi 2024, mancheranno quasi 239mila lavoratori.

La mancanza di manodopera causerà, inevitabilmente, difficoltà per le aziende a livello organizzativo che costringerà i locali ad aperture con turni di lavoro ridotti rispetto al passato, abbassamento degli standard qualitativi dei servizi e conseguente impatto negativo sulla produttività. Si rischia una perdita di valore aggiunto di 32 miliardi di euro nell’anno, pari all’1,4% del PIL prodotto nel 2023, e un danno per le casse erariali dello Stato di quasi 1 miliardo di euro fra tasse e contributi.

“Occorre individuare misure che vadano ad attenuare il mismatch fra la domanda e l’offerta di lavoro. In primis – commenta Sandro Susini, consulente del lavoro e fondatore di Susini Group – occorre comprendere che il mercato sta richiedendo sempre più figure professionali scientifiche e tecniche, mentre la maggior parte dei nostri giovani frequenta scuole con indirizzi liceali e umanistici. Quindi, indirizzare correttamente i propri figli a percorsi di studio in linea con le richieste del mercato del lavoro potrebbe essere un primo passo. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di incrementare l’accesso dei lavoratori stagionali o a tempo determinato non comunitari attraverso un ampliamento delle quote del decreto flussi. Tenuto conto della provvisorietà della tipologia del lavoro stagionale, sarebbe opportuno prevedere delle misure che lo incentivino come ad esempio agevolazioni contributive o fiscali a favore del datore di lavoro che consentano di corrispondere una retribuzione netta maggiore a favore del lavoratore”, conclude Sandro Susini.

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