Politica

Scarcerazioni, Bonafede corre ai ripari: stretta sui boss e killer

Napoli, 10 Maggio – Dopo la bufera scatenata dalla scarcerazione di 376 detenuti, il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede corre ai ripari presentando il suo D.L. Antimafia, il quale ha ricevuto l’approvazione dal Consiglio dei Ministri. Però la notizia errata che ha fatto insorgere la popolazione e che ha fatto innervosire non poco il Ministro è stata quella che fossero tutti boss al 41 bis o soggetti pericolosi quelli che hanno ricevuto i benefici dal Gruppo dei Magistrati di Sorveglianza.

In effetti dei 376 detenuti per reati gravi, sono solo 3 quelli al 41 bis. Il Decreto prevede che sulle misure urgenti della detenzione domiciliare e il differimento della pena per motivi connessi all’emergenza Covid, per i condannati per terrorismo o mafia e per tutti i reati che mirano ad agevolare le associazioni mafiose e per quelli che si trovano al 41 bis che sono stati ammessi alla detenzione domiciliare o con il differimento della pena per il Covid dal magistrato di sorveglianza (che ha acquisito il parere della procura nazionale antimafia), il magistrato valuta la permanenza dei motivi legati all’emergenza sanitaria entro il termine di 15 giorni dall’adozione del provvedimenti, e successivamente con cadenza mensile.

 La valutazione, dice ancora il decreto, viene fatta immediatamente, quindi anche prima dei 15 giorni, se il Dap comunica la disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta adeguati alle condizioni di salute del detenuto. Ecco le parole del Ministro Bonafede: “Nessuno può pensare di approfittare dell’emergenza sanitaria determinata dal Coronavirus per uscire dal carcere. È un insulto alle vittime, ai loro familiari e a tutti i cittadini, che in questo momento stanno anche vivendo le tante difficoltà della pandemia. I magistrati applicano le leggi e come sempre io rispetto la loro autonomia e indipendenza. Da stasera c’è una nuova norma che mette ordine alla situazione. In un momento così straordinario si stava andando avanti con vecchi strumenti. Ma in momenti straordinari, servono provvedimenti straordinari… abbiamo approvato un decreto che rende obbligatoria la richiesta del parere della direzione nazionale e delle direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo, prima di assegnare la detenzione domiciliare, e, stando ai dati di questa prima settimana, sta già dando i suoi frutti: abbiamo fermato l’emorragia. Oggi chiudiamo il cerchio”. Ma la stretta sui permessi non finisce qui.

Perché, secondo il Decreto, il magistrato deve sentire l’autorità sanitaria regionale per fare il punto sulla situazione sanitaria locale e acquisire anche dal Dap l’eventuale disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta in cui il detenuto ai domiciliari può riprendere a scontare regolarmente la pena. Continua il Ministro Bonafede: “Il provvedimento, in sintesi, consente ai giudici di rivalutare, alla luce del mutato quadro sanitario, con una diversa situazione a livello di disponibilità di strutture penitenziarie e ospedaliere, le concessioni da loro disposte nei confronti dei detenuti a causa della diffusione del Covid-19. Promuoviamo una sinergia, un gioco di squadra, perché saranno chiamati in causa l’autorità sanitaria e il dipartimento amministrazione penitenziaria, affinché diano ai giudici, cui rimane ovviamente l’ultima parola, un quadro sulla disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta in cui il condannato, o chi si trova in custodia cautelare, può riprendere la detenzione, chiaramente senza alcun pregiudizio per le sue condizioni di salute…la mafia mina le fondamenta della democrazia del nostro Paese e dobbiamo mettercela tutta affinché la giustizia faccia sempre il suo corso, fino all’ultimo”.

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