Politica

Punti di Vista – QUIRINALIADI: attenzione ai moniti di Renzi e Tabacci

Napoli, 26 Gennaio – Centrodestra e centrosinistra a colloquio: l’appello da parte di entrambi gli schieramenti è “Lealtà e velocità”, ma anche “Nessuno ha diritto di prelazione”. Entrambi i proclami però si smentiscono da soli e a priori.

Alla vigilia della terza seduta di votazione per le Quirinaliadi, i fronti, che dovrebbero compattarsi in realtà di dividono ancora di più, forse sono già spaccati in attesa di una incollatura forzata doverosa, davvero responsabile che si avrà invece, si spera, domani. Perché oggi, mercoledì sono ancora necessari 673 voti affinché un nome sia vincente, domani invece il quorum scende a 505 voti utili per scattare al Colle. Ed oggi 673 voti sono un lusso di nessuno, domani 505 voti sono plausibili per tutti.

Sin dall’alba di ieri si susseguono le sedute congiunte che vedono dialoghi aperti tra Salvini e Conte, Letta e Conte e Speranza: la destra che dialoga attivamente con la sinistra senza però che nessuna delle due fazioni tolga i paletti imposti sin dalle prime battute e cioè chi ha diritto a dettare il nome del candidato che deve piacere anche agli altri? Entrambi gli schieramenti hanno proposto le loro rose di nomi ed è difficile credere che ce ne siano di comuni tra le due liste, e più che petali vengono fuori spine dagli accordi che è necessario, anzi indispensabile, trovare prima della seduta di giovedì, la quarta, al termine della quale con altissima probabilità ci sarà la fumata bianca.

Come avevamo anticipato il nome su cui la Lega e di coda il centrodestra hanno puntato è quello di Elisabetta Casellati che, afferma Salvini “Non ha bisogno di presentazioni”. Ma la storia delle elezioni insegna (se si ha buona memoria) che i nomi lanciati troppo in fretta sono bruciati, e la mossa del Pd e della sinistra di spingere la destra a calare sul tavolo la carta nominativa ha puntato proprio a questo. Un esempio per tutti: recentissimo il ritiro dalla corsa di Paolo Maddalena che alla fine della prima votazione ha collezionato il numero più alto di voti.

Nelle bagarre che sono state e saranno in questi giorni, fino ad elezione conclusa, tantissime chiacchiere che finiranno in un nulla di fatto e poche le parole dei politici e grandi elettori da tenere davvero in conto.

Da tenere molto ben presente alla memoria il commento del segretario di IV Matteo Renzi lunedì poco prima della sua chiamata al voto ai microfoni della Rai:

«Finiamola con il continuo chiacchiericcio e chiudiamola qui; ci stanno due, tre giri di bianco ma andiamo, votiamo e finiamola lì. Questo non è il momento di perder tempo a votare il presidente, abbiamo problemi più importanti da affrontare.  Il sistema italiano, molto arzigogolato, da vita a questo continuo rimpallo che ci porta lontano dai problemi reali del paese. Meglio la Francia, si entra, si vota ed il nome che esce vince» palesando per i più attenti la sua preferenza alla via del presidenzialismo assoluto. E se dovessimo basare l’analisi delle sue parole sui precedenti, sarà bene ricordare che uscito dal Pd e creato il suo partito, Italia Viva, Renzi è diventato non solo l’ago della bilancia all’interno dei complessi meccanismi numerici del parlamento, ma ha auspicato, previsto e realizzato la fine del governo Conte; questo da solo farebbe pensare che al Colle salirà un uomo o una donna a cui saranno nel corso del tempo dati poteri più ampi di quelli che sono previsti ora.

Ed altrettanto da riflessione le parole di Bruno Tabacci, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio:

«Rischiamo di fare fuori in un colpo solo Mattarella e Draghi che tutto il mondo ci invidia. Vi immaginate cosa accadrebbe se entro pochissimi giorni non concludiamo votando Draghi? Finiamo in una difficoltà estrema, perché dietro ci sono gli impegni con l’Europa e la faccia l’ha messa il presidente del Consiglio. La politica, che si è fatta fuori da sola tempo fa ben prima di Draghi, non farà una scelta “responsabile” come richiesto da momento attuale se dovesse allontanarsi dalla via di un mandato bis per Mattarella ». Non solo la rappresentanza dell’Italia nell’Europa e nel mondo, ma anche e soprattutto  la preoccupazione della  tenuta stessa del governo, e di nuovo il PNRR che, nelle parole di Tabacci, è legato quasi esclusivamente alla figura di Draghi che è al suo posto dietro chiamata diretta di Mattarella.

Sia ben chiaro e scevro da dubbi il concetto: nei progetti di gran parte degli attori politici soprattutto di maggioranza l’elezione del tredicesimo presidente è indispensabile sia conclusa efficacemente per  scongiurare  l’incubo delle elezioni anticipate che vedrebbero la rovinosa caduta degli. Si sta andando invece nella direzione esattamente opposta e da domani, con la maggioranza semplice, sarà ancora più vicina una data di chiamata alle urne.. Grande plauso agli strateghi che hanno costruito la rete perfetta per arrivare a questo risultato o demerito dell’incapacità politica di chi ci rappresenta?

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