Pomigliano d’Arco, 4 Aprile – “Da Sidney al Vesuvio”: è l’avvincente libro scritto da Andrea America, già sindacalista ai vertici della CGIL e scrittore. Sarà presentato sabato mattina, sei aprile, alle 11, presso la Feltrinelli di Pomigliano d’Arco. Per l’occasione interverranno Marco De Marco, monsignore Beniamino Depalma e l’assessore di Pomigliano d’Arco, Marianna Manna.
La storia è interessante e percorrendo il viaggio insieme alla protagonista, Concetta, vi ci ritroverete. Incontrerete tanti personaggi immaginari ma ispirati da storie verosimilmente vere. Vi presento stralci del primo capitolo. Iniziate a leggere e vedrete che poi avrete l’esigenza di accaparrarvi il libro. Le gambe le tremano al solo pensiero di tornare nel luogo che, una volta, aveva chiamata “casa”. È agitata. Mai avrebbe immaginato di rivedere il profilo di quel vulcano che tante volte era apparso nei suoi sogni di esule e di cui spesso aveva sentito la mancanza. Ora riesce a scorgerne i contorni e, improvvisamente, sente su di sé il peso della lontananza.
È lì, il Vesuvio, maestoso come sempre, simbolo di una città e di tutto il suo popolo. Gli occhi le brillano mentre ripensa a quando, cinquant’anni prima se ne era andata. Concetta, nata e cresciuta in una famiglia di contadini dove la cultura popolare affondava le sue radici tra l’amore per la campagna, il sapore del pane fresco fatto in casa e la messa la domenica, è una signora poco oltre la settantina. Torna dall’Australia dove era emigrata a soli ventidue anni, quando l’universo contadino del Meridione, si avviava, ormai, al tramonto e irrompevano nuovi gusti e culture più complesse.
Era il 1971, Luci Battisti cantava “Pensieri e parole”, i Pooh “Tanta voglia di lei” e il complesso napoletano The Showmen svettavano ai primi posti delle classifiche discografiche con “Mi sei entrata nel cuore”. Nicola di Bari aveva vinto il festival di Sanremo con “Il cuore è uno zingaro”. Quell’anno Concetta salutava per l’ultima volta Mariglianella, il suo mondo, il suo modello contadino compromesso ormai dalle trasformazioni sociali, economiche e culturali.
Anita Capasso
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