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Lauro, “D’Amore non si muore”: riflessioni in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Al centro del dibattito il libro  della scrittrice Michela Buonagura “Conto i passi, storie di disamore”

Lauro, 29 Novembre – All’Auditorium San Filippo Neri di Lauro si è tenuto, la scorsa settimana, il Convegno “D’Amore non si muore” iniziativa promossa dall’Assessorato alle Pari Opportunità del comune, nella persona di Ilaria Aschettino, in occasione della Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne, con la partecipazione degli alunni dell’I.S.I.S. Nobile – Amundsen e della scuola secondaria di primo grado Benedetto Croce.

Al centro del dibattito il libro  della scrittrice Michela Buonagura “Conto i passi, storie di disamore”.  Monologhi forti, crudi, diretti, che danno voce alle realtà di femminicidio di tutti i giorni. Sulla scena personaggi sfregiati dalla violenza e annullati dalla morte. Storie irreali, ma estremamente vere. 

Gli studenti, nella mattinata ne hanno letto stralci, soffermandosi su azioni e pensieri dei personaggi con le loro domande, ricevendo dalla Buonagura attente riflessioni su quanto chiesto. Il femminicidio è argomento di essenziale importanza, di cui si dovrebbe parlare sempre, per portare i giovani alla consapevolezza che l’amore deve portare solo gioia, che non è possesso, che bisogna viverlo senza intralci, liberi di esistere e di pensare.

Tanti gli slogan realizzati dagli studenti affissi sulle pareti dell’auditorium. Commovente quello dedicato a Giulia Cecchettin, che è la centocinquesima vittima di questa lunga stagione di femminicidi, “L’amore vero non umilia, non delude, non calpesta, non tradisce, non ferisce il cuore. L’amore vero non urla, non picchia, non uccide. Non si può morire per amore”.

Un argomento che “implica riflessione e impegno da parte di tutti per contribuire a una rivoluzione culturale volta a tutelare l’universo femminile” ha detto Aschettino, nel presentare alla platea la scrittrice e il suo libro che ha scelto di far leggere alle scolaresche dal primo momento che l’ha scoperto. Indubbiamente i monologhi della Buonagura sono di una realtà disturbante, ma non è quella che viviamo ogni giorno alle notizie di violenza sulle donne attraverso la cronaca, i social, la Tv? – ha continuato l’assessore -105 le vittime di femminicidio oggi in Italia.”

Chiamiamo le cose con il loro nome – ha proferito Buonagura rivolgendosi ai ragazzi- La violenza è un atto abominevole, siamo talmente abituati alle parole insane che la violenza di genere non la riconosciamo, specialmente quando è diretta a una donna. È violenza quando una ragazza viene additata con offese sul suo aspetto. La televisione, la pubblicità, i film ci danno quotidianamente immagini stereotipate che non si tiene conto che ogni persona che è a sé, è individuo, è singolare, non un modello da copiare in serie.” Inoltre si è parlato di Giulia, ricordandola e analizzandone la vicenda. “Siamo tutte Giulia, ragazzi. Giulia è stata ammazzata perché era finito l’amore, il fidanzato non aveva  accettato il rifiuto, non si era capacitato, non ha saputo affrontare la sconfitta e la gelosia morbosa  l’ha roso. E sappiamo tutti come è stata ammazzata. È il comportamento del maschio da analizzare, come si instaura un rapporto. Esistono i no. Quando finisce l’amore non finisce il mondo, non significa che non si possano incontrare altre persone ed innamorarsi. Ebbene, bisogna parlare, chiedere aiuto, rivolgersi ad uno specialista.

Perché ha scritto questo libro, ha chiesto un alunno, e di Forbici, il primo  monologo  che avvia la lettura del testo? Buonagura ha sottolineato che da decenni si occupa, attraverso varie attività, di violenza di genere. Da docente ha organizzato eventi e percorsi mettendo in luce la donna.

È pervenuta a questa scelta perché impegnata per la difesa dei diritti delle donne, del percorso di emancipazione femminile e  la violenza di genere è una logica conseguenza. “Il mio libro nasce da un episodio specifico accaduto  nel mio paese. Ne restai sconvolta, il dolore mi attanagliava per questa giovane donna di 26 anni che fu uccisa dal marito e le malelingue dicevano che se l’era cercata la morte.  Scrissi ForbiciMa l’hai vista tua moglie che sta sempre fuori al bar? Io ho ventisei anni, sono una ragazza, le ragazze stanno anche nei bar, che c’è di male? C’è di male che io sono sposata e non ci dovevo andare, perché quando una si sposa non ha più l’età, è subito vecchia, di colpo. Quando ti sposi devi diventare vecchia subito, perché se non diventi vecchia e resti ancora giovane sei una poco di buono.”  Da questo sono stata mossa alla scrittura dei testi, per poi procedere con grande sofferenza. Sulle pagine ho attraversato le vite di queste donne martoriate, sono entrata nella testa di questi uomini che compiono la violenza. È stato faticoso, doloroso. Ma sentivo anche forte il bisogno di fare qualcosa. Di denunciare, invitare alla riflessione. È un impegno civile, morale, dare voce a chi non ha più voce. Sono stati scritti in prima persona, per creare empatia con il lettore, e lasciare campo libero per riflettere, per indignarsi o commuovere, vivere le proprie emozioni.”

Il dibattito con la Buonagura prosegue con le altre storie del libro, tra queste ‘Con la mia sciarpa rossa’, ‘Come pesce in una boccia’, ‘Sono un uomo maltrattante’, ‘Io sono un onesto padre di famiglia’, ‘Sangue del mio sangue’, concentrandosi sui vari aspetti della violenza.

Non si devono accettare passivamente le ingiurie, i divieti del fidanzatino. A questa età fioriscono i primi amori, abbiate cura di voi, amate, ma senza paura. Al primo segnale, ribellatevi, parlate dei vostri dubbi ai genitori, agli amici, agli insegnanti, mi rivolgo alle ragazze e ai ragazzi, la speranza è in voi che qualcosa possa cambiare – ha concluso dopo aver risposto a tutte le domande degli studenti la Buonagura, ringraziando i ragazzi per il loro impegno, per la lettura dei monologhi e per l’attenzione dimostrata a un argomento tanto delicato quanto difficile.

“L’evento di stamattina è importante per testimoniare con le nostre riflessioni, con la nostra voce il disagio che vivono troppe donne, tante ragazze, – ha detto la dirigente Maria Siniscalchi rivolgendosi agli alunni e facendo un excursus della donna attraverso i secoli, per dire che la donna è stata sempre tenuta fuori dalla normalità, non presa in considerazione per le sue capacità e maltrattata. Le donne vanno valorizzate e mai maltrattate, mai violentate.  La matrice maschilista è spesso alla base di discriminazione e violenze. Uccide. “Potesse essere un evento di sensibilizzazione, come quello di oggi, per fermare la mano dell’uomo sulla donna! Non fermarsi e parlarne, chiedere consigli, aiuto. Sempre.” Dobbiamo ricordarcene tutti i giorni, non solo il 25 novembre. Sensibilizzare  sempre di più i ragazzi e le scuole a vivere i rapporti uomo donna fondati sulla rispettabilità  reciproca.

L’evento si è concluso con un canto corale della canzone Quello che le donne non dicono di Fiorella Mannoia, curato dalla professoressa Maria Elisa Scibelli, seguito con grande emozione in sala.

Numerose le iniziative organizzate in Campania, ma anche in tutto lo Stivale, tanto che la Buonagura ha preso parte all’evento del 25 novembre nella scuola A. Rosmini di Trento per riaffermare con forza i diritti delle donne e dire no a ogni forma di violenza. 

Le sue Storie di disamore sono approdate anche a Fossò, dove è stata massacrata Giulia Cecchettin, luogo in cui la compagnia teatrale Tuttinscena Camponogara, in collaborazione con il Comune di Fossò e la Pro Loco di Fossò, l’Associazione Teatrale Tuttinscena di Camponogara ha fatto rumore anche con i monologhi della scrittrice.

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