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La Romania elegge o rielegge il suo Presidente

Napoli, 6 Novembre – La Romania è un Paese di lingua latina con molte analogie con l’Italia, la Francia, la Spagna, ecc. è un’isola latina in un mare slavo, dicono i linguisti. La società è colta poiché più scolarizzata, mediamente, dell’Italia. Là il comunismo obbligò tutti a frequentare la scuola, mentre il fascismo non lo fece. Di conseguenza le persone anziane conoscono a memoria i loro poeti nazionali ed altro, a differenza dei coetanei italiani. Entrambi i Paesi dell’Unione Europea però hanno una bassa percentuale di laureati ed un sistema scolastico statale e sttalista con il primato della burocraia che tratta il cittadino come suddito. La Repubblica Presidenziale della Romania, a 30 anni dalla caduta del comunismo di Nicola Ceausesco, attraversa una profonda crisi partitica con elevata instabilità.

Un collega di scuola romena, più anziano, G. Hasa, diceva spesso allo scrivente ”noi non siamo in una democrazia adulta come in Italia, ma siamo come una sorta di bambino in fascie”. Uno degli ultimi provvedimenti dell’ex governo romeno ha aumentato, di molto, lo stipendio agli statali ed in particolare ai docenti, che si sono visti raddoppiati i 400 euro mensili di prima. Dunque l’equilibrio generale del sistema economico e retributivo romeno si è rotto e molti gridano che “la coperta è corta”. Secondo molti rumeni nel Paese, quest’ultima resa dei conti politica, è l’ennesimo segno di come gli amministratori siano sempre più scollegati dalla società: istruzione e assistenza sanitaria sono temi giudicati prioritari eppure nessuna forza politica sembra affrontarli davvero. Secondo l’analista Andrei Taranu, “viviamo una crisi strutturale, una crisi che i politici non sono in grado di affrontare. Per questo propongono piccole crisi facili da risolvere in tempi relativamente brevi, senza affrontare i problemi più dolorosi che aspettano di essere affrontati”. Sembra che l’Italia non sia molto diversa per il ceto politico in essere e con un governo, G. Conte 2,che non rappresenta più il voto popolare spostatosi al centrodestra “Abbiamo impedito al partito socialdemocratico di fare male al paese”, sono state le parole di Ludovic Orban, il leader del partito liberale d’opposizione che ha guidato il voto di sfiducia.

L’opposizione ha ora dieci giorni per nominare un nuovo premier che avrà bisogno dell’approvazione del presidente centrista, Klaus Iohannis, prima di passare dal vaglio del parlamento. Gli analisti si aspettano che il nuovo governo si formi intorno al Partito liberale; ma l’opposizione è frammentata e alcune forze preferirebbero andare subito alle urne. Le prossime elezioni parlamentari sarebbero previste a fine 2020. Dato che tra un mese sono in programma le presidenziali, legalmente non si possono avere elezioni anticipate nei sei mesi precedenti.I socialdemocratici sono saliti al potere a inizio 2017. Funzionari UE e statunitense hanno fortemente criticato il governo Dancila per la revisione del sistema giudiziario, considerata una minaccia allo stato di diritto, e per aver annacquato la legislazione anti-corruzione. Il 10 c.m. (il 24 ci sara il ballottaggio eventuale), i romeni andranno a votare il nuovo presidente della Repubblica oppure rivotare, Klaus, quello che già hanno: d’origine etnica tedesca, di Sibiu o Harmastat, dove fu anche Sindaco del PNL (Partito Nazionale Liberale). Sibiu è una media città romena con una forte presenza di ex tedeschi, là insediatisi dopo le crociate dei Sassoni, erano quasi tutti artigiani. La compagnia aerea Lufthansa collega Sibiu, o Hermannstadt, tutti i giorni alla Germania. Klaus è anche un ex prof. di Fisica e dunque proviene da un mondo di impiegati statali che è noto alo scrivente per aver insegnato 5 anni in Transilvania, che vota a maggioranza per il partito di Klaus. La parte più agricola del Paese vota a maggioranza il PSD (Partito Social Democratico). I Magiari con l’UDMR (Unione Democratica Magiara Romania) vota per se stessa ed è ago della bilancia di quasi tutti gli equilibri instabili della politica romena.

Qualcuno dice che la Romania ha la testa a Budapest poiché i Magiari sono d’origine ungheresi e tutti cattolici, non ortodossi come l’84% dei romeni. In questi giorni la Romania ha un nuovo primo ministro, anche se eletto a capo di un governo di minoranza. Sarà un governo di transizione per arrivare a nuove elezioni previste per la fine del 2020, ma nel frattempo potrà nominare un commissario romeno e far partire la Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen. Il governo di Ludovic Orban del PNL, ha ottenuto la fiducia al Parlamento di Bucarest, in Romania, con 240 voti favorevoli su 465 deputati nella Camera. Notizia positiva per la von der Leyen “E’ ancora possibile definire un calendario in modo che la Commissione von der Leyen possa entrare in funzione il primo dicembre”. Lo ha detto il portavoce del prossimo esecutivo europeo Eric Mamer. A Bruxelles si aspettava con ansia l’esito del voto di fiducia del governo centrista di minoranza del premier romeno. La fiducia ottenuta permetterà a Orban di designare il candidato per il posto di commissario della Romania. Il governo di minoranza romeno ha ottenuto la fiducia del parlamento ponendo fine a una crisi politica che ha ritardato la formazione della nuova Commissione europea.

Il nuovo governo è stato ratificato con 7 voti in più rispetto ai 233 necessari. Succede al governo di maggioranza PSD rovesciato il 10 ottobre a seguito della mozione di fiducia presentata dai partiti d’opposizione dopo che l’alleato del PSD, l’Alleanza dei liberali e dei democratici (ALDE) ha abbandonato la coalizione a seguito di uno scontro personale tra il suo leader Calin Popescu Tariceanu e la premier Dancila. Tariceanu sperava di essere sostenuto anche dal PSD nell’elezioni presidenziali dei prossimi giorni, ma si è scontrato con la ferrea opposizione di Dancila, che invece ha avocato a sé la candidatura. Lo scontro tra i due ha portato allo sfaldamento della coalizione e alla conseguente mozione di sfiducia. E’ il terzo esecutivo di questa legislatura (iniziata a dicembre 2016) a cadere, ma se nei primi due casi si era trattato di una sfiducia interna del PSD al suo stesso premier (prima Sorin Grindeanu, poi Mihai Tdose) adesso, per la prima volta, il governo viene sfiduciato dal Parlamento. Molti parlamentari dell’opposizione hanno gioito per quella che hanno definito la fine dell’epoca Dragnea”. V. Dancila era stata infatti scelta dall’ex leader PSD, oggi in carcere dopo la condanna ricevuta a maggio scorso per abuso d’ufficio.

Si tratta della più grave sconfitta subita da PSD negli ultimi anni. Un crollo che aveva avuto alcune chiare avvisaglie nei mesi scorsi: larresto di Dragnea e, soprattutto, la clamorosa sconfitta alle elezioni europee. Il crollo del suo esecutivo assesta un colpo durissimo alla già scarsa credibilità di Viorica Dancila, già data molto in ritardo nei sondaggi delle presidenziali rispetto al presidente uscente Klaus, ritenuto dai più il favorito alla vittoria finale anche se il PSD è ancora forte in molti feudi elettorali compresi compreso l’ex feudo di Deva, oggi rimasto confinato soprattutto nell’ex bacino minerario di Petrosani.In totale, 240 deputati e senatori hanno votato per il governo, mentre la sinistra ha boicottato la riunione del parlamento. Un governo di minoranza Ludovic Orban, ex ministro dei trasporti, di 56 anni, è stato nominato primo ministro dopo la caduta del precedente governo, guidato dal capo dei socialdemocratici,V. Dancila, ribaltato da una mozione di sfiducia. Dopo il rifiuto per conflitto di interessi di un primo candidato nominato dalla Dancila, la Commissione Ue aveva scartato altri due nomi proposti dal governo Dancila perché definiti inaccettabili e aveva richiesto che il prossimo il candidato potesse godere del sostegno sia del governo che del capo dello Stato. Governo di minoranza Con 96 deputati, il Pnl è il primo partito di opposizione, molto indietro rispetto ai 201 parlamentari della maggioranza socialdemocratica eletti alla fine del 2016. Il nuovo governo dipenderà quindi dal sostegno degli altri partiti. “Il nostro obiettivo è ripristinare la fiducia dei nostri partner euro-atlantici, scossa negli ultimi anni dalle riforme socialdemocratiche controverse, in particolare nel settore giudiziario” ha detto Orban. Descritto dal Capo dello Stato come governo di transizione, il governo Orban cercherà di mantenere il controllo fino alle prossime elezioni legislative previste per la fine del 2020. Resta il fatto che i romeni onesti sono stanchi di vedere non ridotta la corruzione, molto più evidente dell’Italia, che pure fa rubare 60 miliardi annui ad alcuni dirigenti statali dei lavori pubblici, della sanità, della scuola, eccetera, eccetera.

Giuseppe Pace

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