Cultura

La giovane ed energica voce del Sud nella raccolta poetica “Caos. Tra Zenit e Nadir” di Giuseppe Celano

Napoli, 14 Agosto – In libreria con il libro di poesie “Caos. Tra Zenit e Nadir”, l’artista a tutto tondo Giuseppe Celano presenta ai lettori il frutto del suo meditare, con le riflessioni maturate durante la sua giovane età, già piena di esperienze gratificanti e variegate.

Classe 1996, di Catania, con la passione per il calcio coltivata sin da bambino e con importanti risultati e soddisfazioni, Giuseppe ha allargato i propri orizzonti anche all’arte. Dapprima al teatro, ed ora alla poesia, con questa raccolta editata dalla Aletti nella collana I Diamanti, a cui collabora un altro artista legato alla terra di Sicilia: il maestro Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Premio Nobel Salvatore Quasimodo.

La raccolta di Celano è stata apprezzata anche da un intellettuale eclettico, quale è Cosimo Damiano Damato, regista (suo il docufilm su Alda Merini presentato a Venezia), ma anche scrittore, poeta e autore di apprezzati spettacoli teatrali di commistione tra musica e poesia in collaborazione con grandi artisti, tra cui Antonella Ruggiero e Piero Pelù.

«Il calcio e la poesia. C’è qualcosa di sacro che lega una partita di calcio e dei versi. Il sudore che c’è nel mezzo, il cuore che accelera e il fermo immagine per rivedere un goal impossibile» scrive Damato nell’affettuosa prefazione che ha stilato per il libro di Celano, in cui ha ricordato gli aspetti salienti della poetica del giovane catanese, tra cui il sangue meridionale che affiora. «Il desiderio di fuggire dal Sud per ammalarsi di Nostos. Sacro Sud dei santi incapaci di credere ai miracoli – continua Damato fino a dedicare al giovane poeta parole piene di premura -. Nei versi di Celano c’è un lampo cantautorale, le sue poesie rabbiose e delicate avrebbero conquistato anche Lucio Dalla».

Tra le tematiche non poteva mancare l’omaggio a Catania, nei versi della poesia “All’anima d’una città”, dove «Celano racconta di “nero di seppia/Argilla fuoriuscita da pietra lavica” fra il velo e il candore di Sant’Agata ancora oggi sacrificata e ferita a morte».

Attraverso un linguaggio diretto, a volte sotto la forma canzone, Giuseppe affida ai versi le sue confessioni. «Provo con una poesia a raccontare quello che sento» ha confessato in un verso della raccolta. Con la speranza di poter condividere con gli altri le sue emozioni.

 

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