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LA FASCIA SUL BRACCIO

Omaggio a Javier Adelmar Zanetti cinquantenario

Napoli, 10 Agosto – Non c’è cosa più bella del provar soddisfazione dopo una giornata lavorativa proficua, trascorsa con il sorriso sulle labbra: amare la propria professione rende senz’altro meno stressante raggiungere il posto di lavoro e permanervi, specie se ivi sono di stanza persone del cui affetto si ha il privilegio di godere (non sempre è così, come noto).

Il lavoro del calciatore ha una particolarità: non mi riferisco ai cospicui guadagni, ma alla fiducia che il pubblico ripone in chi lo svolge, facendosi sentire con cori, urla ed ovazioni: ne sa qualcosa Javier Adelmar Zanetti, bandiera storica ed attuale vicepresidente dell’Inter (squadra per cui faccio da sempre il tifo), che ha deliziato la tifoseria Nerazzurra non solo con le sue giocate, ma anche – anzi, oserei dire soprattutto – con le plurime manifestazioni di attaccamento alla maglia. L’Argentino, dopo essere approdato a Milano nel lontano millenovecentonovantacinque, non ha cambiato casacca fino al ritiro dal calcio giocato, avvenuto nel duemilaquattordici: ciò fa di lui un uomo straordinario, poiché è stato uno dei pochi ad avere a cuore l’Inter, non il vile danaro!

Quest’oggi Javier compie cinquant’anni, ma…non li sente affatto, dato che ha ancora l’hobby della corsa e della pratica sportiva, proprio come quel ragazzino approdato dal Banfield tanto tempo fa: grinta, determinazione e, in particolare tanto cuore, un cuore poi tintosi definitivamente di Nerazzurro. Ricordo ancora quando percorreva il terreno di giuoco a grandi falcate…e nessuno riusciva a togliergli il possesso del pallone se non con un intervento falloso. I fragorosi applausi che il “Meazza” gli tributava continuano a riecheggiare nella mia mente, suscitando un’incomparabile commozione: Zanetti aveva l’abilità di farsi trovare sempre al posto giusto nel momento del bisogno, decidendo partite importanti (tra cui quella in cui l’Inter agguantò, nei minuti finali, il pareggio contro la Roma, togliendo de facto lo Scudetto a quest’ultima).

Con queste poche righe intendo ringraziarti, caro Javier, per aver tenuto alto il blasone della nostra Inter: sì, la ritengo anche un po’ “mia”, poiché si tratta di una famiglia che unisce, da più di centoventi anni, la passione di tutti in un cuore solo.

Grazie anche per il Tuo impegno nel sociale, testimonianza diretta della Tua grande umanità: sei stato sempre al servizio degli ultimi, educando i Tuoi figliuoli a non comportarsi mai da gradassi.

Tantissimi auguri, unico immenso Capitano: la fascia dell’Inter la meriti solo Tu!

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