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IL PUNTO – Giorgio Napolitano, il comunista illuminato

In onore di Giorgio Napolitano (1925-2023), Presidente Emerito della Repubblica

Napoli, 22 Settembre – Trovandomi fuori Napoli in quel lontano settembre duemilaundici, non mi fu possibile partecipare al ciclo d’incontri introduttivi allo studio del diritto, organizzato dall’allora facoltà (ora dipartimento) di giurisprudenza dell’Università “Federico II”: fu un peccato, dacché i vertici dell’Ateneo avevano invitato, per una lectio magistralis conclusiva, Giorgio Napolitano, tanto in veste di Capo dello Stato quanto…in virtù del suo passato da brillantissimo studente.

Alla notizia della sua dipartita, avvenuta meno di un’ora fa, ho deciso di interrompere il lavoro che stavo accingendomi a completare, levandomi in piedi e pregando il Signore in segno di ringraziamento per il dono di un fedelissimo difensore dell’Unità Nazionale: secondo la Carta Costituzionale (art. 87), spetta al Presidente della Repubblica assolvere a tale compito.

Nella primavera del duemilatredici, a fronte dell’esito piuttosto incerto dell’ultima tornata elettorale – il riferimento è alla cosiddetta “non-vittoria” del Partito Democratico (PD), il cui leader era Pierluigi Bersani -, il Parlamento in seduta comune riscontrò serie difficoltà a scegliere il nuovo inquilino del Quirinale: il settennato del Compianto – prossimo, oramai, alla soglia degli ottantotto anni – stava, infatti, per concludersi, ma le forze politiche apparivano piuttosto discordi sulla scelta del suo successore, anche perché, tra i nomi scelti dai vari gruppi, figuravano personalità a dir poco illustri, come Romano Prodi, Franco Marini e Stefano Rodotà, quest’ultimo scelto in tandem da PD e Movimento 5 Stelle. Si ritenne, quindi, necessario proporre a Napolitano se si sentisse o meno di accettare un secondo mandato: egli, consapevole del caos che regnava in assemblea, rispose affermativamente, divenendo il primo Presidente rieletto della storia della Repubblica.

Accetto per dovere!”: queste furono le parole da lui pronunziate, dalle quali trasparivano tanto la sua degna fedeltà alla Costituzione quanto l’autorevolezza della sua figura di giurista, formatosi in seno alla schola juris pubblica più antica del mondo (l’Ateneo Bolognese, lo si ricordi, era privato!).

In alcuni precedenti lavori ho avuto modo di elencare qualche…mossa sbagliata di “Re Giorgio”, ma, come c’insegna un brocardo Latino, l’errore fa parte della nostra condizione umana. Dopotutto…Napolitano, malgrado l’evidente necessità di staccare un po’ la spina, ha proferito un “” da cui la Nazione ha tratto giovamento e, al tempo stesso, ha appreso – auspicabilmente – una grande lezione: se si anela ad una risoluzione dei problemi e ad una vita tranquilla, è necessario agire compatti, evitando qualsiasi atteggiamento qualunquista e/o meramente oppositivo.

Grazie di tutto, Presidente Napolitano: l’appellativo di “comunista illuminato”, ch’io mi permetto qui ed ora di attribuirLe, si addice totalmente alla Sua personalità, considerato il Suo preziosissimo contributo ad imprimere una svolta moderatista alla realtà politica di cui si dichiarava fiero esponente, facendo tesoro di quanto assimilato durante la formazione universitaria (il che significa…mettere in pratica quella teoria con cui qualche aristotelico continua tuttora a martellare il cervello di chi siede in aula).

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