Riflessioni in pillole Rubriche

I ragazzi di via Ritiro: Una storia d’amore!

Napoli, 18 Maggio – Questa che sto per raccontarvi è una storia d’amore della quale sono stata partecipe e che ricordo con tanta tenerezza. Per richiesta dei protagonisti, che per motivi di riservatezza non vogliono essere citati, userò dei nomi fittizi, li chiamerò Renzo e Lucia come i protagonisti dei Promessi Sposi.

Lucia aveva 19 anni e si stava preparando al concorso magistrale per poter insegnare. Nonostante avessi solo 6 anni a quei tempi, ricordo benissimo l’apprensione che girava intorno a quel concorso, superarlo era molto importante, i suoi genitori avevano fatto grossi sacrifici per farla studiare e iniziare a lavorare così giovane, sarebbe stato un toccasana per la famiglia.

Agnese, la mamma di Lucia, ovviamente non si chiamava così nella realtà, ma giusto per seguire il filone manzoniano, di ritorno dal suo solito giro settimanale a Napoli, con il caffè fresco macinato che comprava per molte famiglie che vivevano in via Ritiro, compresa la mia, si sedette al tavolo della nostra cucina. Quel profumo si diffondeva per tutta la stanza, mia madre intanto aperto il borsellino, racimolava l’importo del caffè, mentre lei iniziava a raccontare delle preghiere alle anime del purgatorio che aveva fatto per tutta la comunità e di un voto affinché la sua Lucia superasse il concorso.

Sapevamo già che le sue preghiere sarebbero state accolte, era una donna devota e aiutava tantissimo il suo prossimo. Lucia quell’anno superò egregiamente il concorso e non solo.

Era il 1970 la giovane si trovava a casa di un’amica, fatalità volle che il cugino Renzo di 22 anni, che faceva il militare a Trieste, venne a salutarla, lei ne approfittò per presentarlo a Lucia.

I due giovani si piacquero subito, iniziò così la loro storia d’amore, inizialmente con cartoline, poi con lettere che diventavano sempre più frequenti. Nelle sporadiche licenze, riuscivano ad incontrarsi per poche ore, per fortuna che c’erano i telefoni, la domenica infatti la trascorrevano facendosi lunghe telefonate.

Nel 1971, si congedò e visto che non avevano dubbi sul loro amore, Renzo, così come si usava in quegli anni, venne a chiedere la mano di Lucia, ossia “venne a parlare in casa”, come era consuetudine dire all’ora.

A differenza della vera Lucia che era orfana, la nostra Lucia aveva un padre, ed era lui che doveva approvare o meno questo fidanzamento. Il signor Mondella era un uomo buono e paziente che amava profondamente la sua famiglia.

Lucia attendeva ansiosamente chiusa in camera da letto il “verdetto”, mentre Renzo che era stato fatto accomodare in sala, discorreva nervosamente con il capofamiglia.

“Se la fai soffrire, questi capelli bianchi, diventeranno neri”, tuonava a suon di minaccia la sua voce.

Per fortuna tutto andò per il meglio, la prima prova era stata superata ma la cosa non finiva lì, il secondo passo era “la riconoscenza” ovvero le due famiglie dovevano incontrarsi e se la famiglia del futuro sposo non possedeva tutti i requisiti, il signor Mondella, così come il bravo disse all’orecchio di don Abbondio, avrebbe a sua volta detto: “Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”. Era difficile che ciò potesse accadere poiché era già stata fatta un’indagine alla pari della Digos.

Il fidanzamento fu ufficializzato, ma le pene per i due innamorati non finirono, i loro incontri si riducevano alla domenica e un pomeriggio alla settimana, ovviamente in casa e sempre sotto l’occhio vigile di un membro della famiglia che faceva da “candela”. La sorella minore era la prescelta, ma ne serviva una di scorta, ecco che subentrai io, come candela in panchina.

Agnese chiese a mia madre se gentilmente potessi all’occorrenza far compagnia ai due fidanzati, che non potevano assolutamente restare da soli, ovviamente acconsentì.

Non mi venne specificato cosa dovessi fare, sapevo solo che se mi veniva richiesto, dovevo andare.

Le prime volte mi sentivo un po’ a disagio, da piccola ero abbastanza timida anche se lo mascheravo molto bene, ma quei due giovani ragazzi, seduti al tavolo uno di fronte all’altro, erano davvero straordinari e mi facevano sentire una principessa.

Nonostante la mia tenera età, ritenevo questa cosa un’ingiustizia, e da romantica quale ero, spesso prendevo un libro e mi sedevo sul divano, dando loro le spalle, sperando che almeno un bacio ci potesse scappare. In verità non credo che ne avessero mai approfittato, la cosa più audace che ricordo, sono due mani che si stendevano verso il centro del tavolo e si stringevano e quel gesto emanava più amore di qualsiasi altra effusione.

Lucia e Renzo, si sono sposati nel 1976, ed il loro amore dura da più di cinquant’anni. Hanno due figli meravigliosi, ai quali hanno donato il bene più prezioso: la libertà di vivere la loro vita, i loro amori senza restrizioni.

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