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I musicisti e la Pandemia: intervista alla vocalist Rossella Costa [Video]

Napoli, 21 Maggio – Inesorabilmente anche la sfera dei musicisti è stata toccata dalla paura, dallo sconforto, dai decreti e dalla chiusura per la Pandemia Covid-19. I musicisti sono stati i primi a sospendere il lavoro e chissà quando riprenderanno l’attività. La loro arte è un lavoro che in Italia fatica ad essere tutelata e riconosciuta. Rossella Costa, vocalist ed insegnante di tecnica vocale moderna, che di musica ne digerisce tanta in famiglia e ne ha fatta una professione, tra l’altro appassionante, per sostentamento alla famiglia, non si lascia pregare per una chiacchierata, che diventa empatica nell’esprimere le sue idee condite dal coronavirus.

Come sta affrontando il periodo di lock down dovuto al Coronavirus?

“Sono cantante-insegnante di tecnica vocale-canto moderno, ed anche moglie e madre di musicisti professionisti, rispettivamente di Felix Rainone- chitarrista, mio marito, e Angelo Rainone, sassofonista (nostro figlio), che hanno condiviso con me questo isolamento in casa, con la presenza dì mia figlia Carmen.

Il nostro non vivere in un appartamento, relegati tra quattro mura, ci ha aiutato tanto.

La nostra casa, nella campagna umbra, avvolta dalla natura rigogliosa delle sue morbide colline, ci ha dato ulteriore possibilità di trarre ispirazione da questa sconfinata bellezza, che si è tradotta poi naturalmente in musica. Il canto degli uccelli, il soffio reverberato dei venti primaverili sono stati e sono tuttora colonna sonora, che ci fa sentire nel profondo quanto sia importante per ognuno di noi, oggi più che mai, sviluppare una coscienza per preservare nel miglior modo possibile la nostra madre Terra. Quanti pomeriggi, baciati dal sole o ammirando un tramonto, trascorsi con loro a condividere la musica che ci ha nutrito lo spirito e la mente! Anche questa volta la musica è stata un’ancora di salvezza. Lo affermo in piena convinzione”.

Il momento di pandemia, così cruciale ha trovato sprovvisti tanti musicisti, che si sono dovuti adeguare alla chiusura e reinventarsi le giornate per trascorrere il tempo in modo da non angosciarsi. Com’è stato il vostro?

“Lo swing che nostro figlio Angelo ci trasmette in modo viscerale fa scaturire dalle corde della chitarra di Felix e dalla mia ugola un’energia musicale gioiosa ed inarrestabile. La bossanova e la samba ci hanno rallegrato con il loro “balanco” e la loro poesia popolare ed evocativa. La leggerezza della musica Pop, la magia intima della musica classica e la canzone d’autore, classica e moderna napoletana, in qualche modo ci hanno stretto alle nostre radici partenopee e ai nostri cari affetti familiari che da mesi non   incontriamo.

Le serate che prima trascorrevamo a suonare musica nei locali, nelle manifestazioni culturali, nei festival, nei teatri, le abbiamo trascorse altrettanto assieme, ma ascoltando e suonando la musica di tutto il mondo, confrontandoci sugli aspetti tecnici, godendone e cogliendo le sfumature, la liricità, i virtuosismi, i linguaggi specifici, le poliritmie che possono essere racchiuse in una composizione sola. L’isolamento ha visto le svariate ore di studio delle tecniche, condivise, ma anche tante individuali, dove il tempo poi  sembra passare sempre così velocemente. Le nostre registrazioni live casalinghe composte con i pochi mezzi tecnici a disposizione, le preparazioni scenografiche, eseguite con fantasia e grande spirito collaborativo, sono stati momenti di lavoro e accrescimento, artistico ed umano, davvero notevoli per noi”.

Tutto questo, però, vi ha tenuto fuori dal mondo lavorativo, come tanti lavoratori dello spettacolo e coloro che vivono di arti performative. Che cosa ha provato a riguardo e che cosa si sente di dire in merito?

“Ci siamo altresì resi conto, durante questa quarantena, del nostro non essere riconosciuti come lavoratori a tutti gli effetti. C’è stato dall’inizio dell’isolamento un disinteresse totale delle autorità nei confronti di una delle categorie più colpite dall’emergenza legata al Coronavirus. Purtroppo la nostra categoria sembrerebbe, ad oggi, l’ultima di lavoratori che riprenderà la propria attività in teatri, associazioni culturali, club, ristoranti, pub, bar, festival. Si prevedono tempi molto lunghi finché sia possibile esibirsi dal vivo, si parla di marzo 2012.Tutti i grandi Festival musicali estivi sono stati annullati, uno tra i più importanti è “Umbria Jazz 2020/21”, un festival di grande spessore artistico per il Jazz, per le  migliaia di ascoltatori che smuove da tutto il mondo e per gli innumerevoli musicisti italiani e non, che purtroppo questa volta  non avranno modo di esibirsi su palchi prestigiosi, a cui ogni musicista aspira. Sarà davvero una grande perdita, artistica ed economica. Anche per noi che da anni abbiamo il gran piacere di frequentare sia da ascoltatori che da musicisti”.

La vocalist Costa continua con fervore facendo presente lo stato attuale in cui si trova la categoria dei musicisti.

“Nella prima settimana di maggio il ministro Franceschini ha finalmente parlato della nostra condizione sociale vulnerabile e dell’importanza nella società e dell’effetto benefico che ha il nostro ruolo su essa. Quest’attenzione da parte del Governo è dovuta principalmente all’impegno di artisti e operatori dello spettacolo che, soprattutto in Campania, sono stati e sono coesi e attivi affinché qualche cosa cambi nelle leggi (inesistenti finora) a tutela dell’artista: il riconoscimento culturale e sociale del lavoratore dello spettacolo; la richiesta di contributo economico per le attività artistiche; la trasparenza e redistribuzione dei fondi regionali e pubblici; l’emersione del nero: riduzione delle imposte ed incentivi ad hoc che premino i datori di lavoro ed i lavoratori autonomi, volte ad implementare un percorso comune ed un processo di regolazione per incanalare i suddetti artisti ad avere un adeguato profilo fiscale e contributivo. Tutte problematiche queste da sempre esistite, ma mai affrontate seriamente”.

Come pensi di procedere?

“Intanto procediamo con il restare a casa, vista la nostra “condizione” di insegnante-studente- artista che non ci obbliga ad uscire per raggiungere il luogo di lavoro. Ovviamente, ne approfitteremo ancora per studiare nuovi brani, comporre qualche musica originale e perché no, imparare qualche cosa riguardo i nuovi mezzi tecnici audio e video che ci permetteranno poi in futuro di registrare in un modo più sofisticato quello che vorremmo poi condividere con un pubblico più vasto. Intanto un’altra giornata sta trascorrendo in musica: Felice suona una bellissima canzone di Antonio Carlos Jobim, Angelo canta una melodia jazz, una sorta di improvvisazione “scat” e forse, sogna ad occhi aperti che sta suonando con tanti musicisti a Boston, alla Berklee School of music, dove, pandemia permettendo, si trasferirà a gennaio, grazie al suo impegno dimostrato in loco; durante i seminari svolti l’estate scorsa, ha ottenuto una borsa di studio quadriennale. È bravo il mio giovane sassofonista! Ha talento!”

Come guarda al suo futuro?

“Attualmente non prevedo. Non so se questi tempi ci renderanno migliori, ma sono sicura che la grande musica, quella che ci fa sorridere e commuovere, resterà. Dal canto mio mi crogiolo in questa beatitudine musicale che mi sono creata con impegno e dedizione, lasciandomi trasportare, anche se non fisicamente, in diversi luoghi del mondo attraverso questa svariata musica, che riecheggia fuori e dentro di me”.

Che cosa sente di dire a chi l’ascolta o la legge?

“Faccio mie le parole del grande Pablo Casals, spagnolo, violoncellista, compositore, direttore d’orchestra: “La musica scaccia l’odio da coloro che sono senza amore, dà pace a loro che sono in fermento, consola coloro che piangono. E aggiungo che la pandemia ha messo in risalto, per noi musicisti e per voi” fruitori volontari”, che senza musica sarebbe stato tutto più difficile e meno sopportabile. Spero che presto l’essere umano si riappropri della musica. Intanto non dimentichiamo di rispettare leggi e decreti per debellare definitivamente la pandemia”.

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