Napoli, 25 Gennaio – Dopo un periodo complicato, sono uscita finalmente di casa. La giornata è tersa, la temperatura rigida lascia presagire neve, il freddo pungente non mi esonera dalla sciarpa e cappello di lana foderato, per fortuna c’è il sole. Desiderosa di inoltrarmi nei campi che circondano la mia abitazione mi sono avviata, l’andamento è lento ma, passo dopo passo, la mia camminata diventa sempre più veloce, voglio arrivare al campo delle api. Intanto mentalmente inizio a vivere l’incertezza del cancello di ferro battuto dell’ultima villa che confina col campo: sarà chiuso o lo avranno dimenticato ancora una volta semiaperto? Questa incognita mi procura un po’ di ansia, da quando il loro pastore tedesco, tempo addietro, attraverso quel mezzo metro di apertura, iniziò ad abbaiarmi contro come un forsennato.
Fortuna che qualche buona stella, aveva fatto sì che non uscisse sulla strada. Ebbene, non volendo diventare vittima di questa ulteriore complessità, non ho eliminato quel pezzo di passeggiata, vedere le casette coloratissime delle api mi porta tanta gioia, sentire quella sorta di ronzio con il loro volo quasi sul posto, mi dà adrenalina. Mi inoltro nella stradina asfaltata, guardo quella bella villa purtroppo abbandonata da anni e mi auguro che presto venga riportata a nuova vita. I cinque labrador della mega-villa poco distante, iniziano ad abbaiare, ma loro non mi fanno paura, la recinzione è alta e poi sono talmente in sovrappeso che non potrebbero mai scavalcarla. Mi accorgo che la più anzianotta non è con loro e mentre dispiaciuta inizio a pensare male, la vedo in lontananza che faticosamente cerca di raggiungere gli altri. In tutto questo baccano il pastore tedesco non poteva che portarsi avanti e senza neanche vedermi inizia ad abbaiare e correre senza sosta avanti e indietro sul lato del giardino che costeggia la strada.
Mi accerto che il cancello sia chiuso e senza degnarlo neanche di uno sguardo, mentre lui continua ad abbaiare, passo oltre e calpesto finalmente il suolo sacro delle api. Baciata dal sole faccio più volte il giro del campo, passo poi dalle caprette che sono poco distanti sentendomi tanto Heidi e mi inoltro in un altro sentiero per ritornare a casa. La stradina è paludosa, la terra umida mi imbratta le suole delle scarpe, presto attenzione a dove metto i piedi perché non voglio correre il rischio di ritrovarmi con le gambe all’aria, cosa che tra l’altro mi era già accaduta in occasione di una nevicata. Finalmente raggiungo la strada asfaltata, scuoto le scarpe per cercare di liberarle dalle zolle di terra e imbocco la via principale. All’improvviso odo una bellissima musica e resto molto sorpresa, qui a Brescia puoi sentire il rumore delle auto e quello pesantissimo del silenzio, ma la musica proprio no.
Mi avvicino ad una rotonda e con mia grande sorpresa vedo un ragazzo che poi a guardarlo bene, tanto ragazzo non è, che all’interno del suo cortile sta lavando l’auto con lo stereo acceso. Lui mi guarda, io lo guardo, forse senza quasi rendercene conto, accenniamo un saluto col capo. Lui non lo sa ma in quell’istante la mia mente è volata a tempi lontani, quando i miei giovanissimi fratelli, di domenica subito dopo pranzo, nel cortile della nostra casa, pulivano l’auto con lo stereo acceso, il motivo era sempre legato all’uscita che avrebbero fatto da lì a qualche ora con una nuova ragazza. Per un attimo ho respirato aria di casa, avvertito il sole sulla pelle, rivissuto la giovinezza e la felicità della conquista.
Voglio ringraziarti ragazzo che mi hai vista passare perché tu non lo sai, ma oggi mi hai fatto un meraviglioso dono: mi hai regalato un ricordo!
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