Napoli, 16 Novembre – Sebbene il tempo materiale non sia sempre sufficiente a dedicarsi a letture di piacere – specie allorquando si scelgano professioni come quella dell’avvocato che richiedono una continua concentrazione -, provo sempre a trovare qualche attimo di tregua per prendere in mano un romanzo, pur senza smettere di tenere i neuroni in movimento: a molti forse sfugge che la letteratura, al pari della settima arte e della storia, è uno strumento senz’altro importante ai fini di quell’interminabile cammino di formazione che da sempre connota (o, per meglio dire, dovrebbe caratterizzare) la vita professionale di ogni giureconsulto.
Un avvocato, a prescindere dall’effettiva importanza delle singole questioni trattate e/o dal prestigio guadagnato, ha sempre tanto da raccontare: le norme del Codice Deontologico impediscono la divulgazione di un certo genere di dati, ma giammai potrà precludere la narrazione di una realtà tangibile. I nomi delle persone coinvolte e le norme da interpretare mutano caso per caso, ma la descrizione di una data realtà non potrà mai dirsi fedele se chi la fornisce non la vive da assoluto protagonista.
Margherita Savastano, professionista di uno spessore umano quasi incomparabile, ha speso ogni istante della sua vita a lavorare indefessamente non soltanto nel predisporre delle eccellenti strategie difensive a beneficio della propria clientela, ma anche in veste di narratrice: la sua missione, magistralmente riuscitale, è sempre stata quella di tramandare alle generazioni future la Napoli dei suoi giorni, quella che viveva tanto come cittadina quanto da raro esemplare di professionista forense poliedrico, di cui, molto umilmente, sto cercando di seguir le orme.
Raccontare Napoli è tutt’altro che facile: lo testimonia l’evidente diversità caratterizzante le varie zone, molte delle quali versanti in condizioni di totale abbandono da parte di Istituzioni e Cittadinanza.
È facilissimo, purtroppo, ragionare secondo luoghi comuni; facendolo, tuttavia, si corre il serio rischio di non comprendere quanto possa esserci di grandioso nelle zone apostrofate dai più come “malfamate” e, al tempo stesso, di non riuscire a vedere i parassiti che infestano i quartieri sovente definiti d’elite: carissimi Lettori, Vi rivolgo il caloroso invito ad un’attenta lettura delle opere prosastiche e poetiche della compianta conlega maior (una delle quali ho avuto l’onore di presentare l’estate scorsa, unitamente a Vittoria Caso, Presidente dell’Associazione Clarae Musae e mia cara amica), perché soltanto in tal modo è possibile cogliere il vero senso della napoletanità. Esemplificando, Margherita ha tracciato, non senza fatica, un quadro più che preciso della realtà Partenopea di ieri e di oggi, rivelandosi impeccabile nel coniugare passato e presente di una città teatro tanto di successi quanto di disastri.
Cara Margherita, intendo adesso farti una promessa: nonostante le evidenti difficoltà del momento, sarà mia premura sforzarmi di amare di più Napoli e di formular proposte alle Autorità competenti per renderla ancora migliore, onorando così la Tua memoria.
Resterai sempre nei nostri cuori!
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