Attualita'

Chiudere gli ombrelloni!

Napoli, 24 Luglio – Concedersi qualche giorno di vacanza è uno stralusso per liberi professionisti ed impiegati del settore privato, dacché la mole di lavoro gravante su di essi (in particolar modo sui secondi) impedisce finanche di raggiungere la spiaggia più vicina per far due bracciate, oppure di infilarsi un paio di sneakers e fare attività sportiva.

Agli antipodi – e questo è un dato che caratterizza prevalentemente (se non esclusivamente) la realtà del Bel Paese – vi sono i dipendenti pubblici, i quali riescono ad ottenere qualche giorno di ferie (o di lavoro agile) in più mediante un semplicissimo schiocco di dita: tanto…la strumentazione gliela fornisce lo Stato, o l’Ente in seno al quale costoro prestano servizio. Recita, infatti, un proverbio Messicano, «hombre que trabaja pierde tiempo precioso» (It: «uomo che lavora perde tempo prezioso»)!

Alla maniera di Keynes e Wittgenstein, intellettuali d’altri tempi i cui livelli sono ben lungi dall’esser raggiunti in epoca attuale, il sottoscritto ama particolarmente dialogare con le persone incontrate a bordo treno, oppure in stazione, durante le interminabili attese dell’Intercity che, da Roma, raggiunge la punta dello Stivale: un paio di settimane fa, durante il viaggio da Napoli a Praja a Mare, ho conferito con una giovane di Messina, la quale s’è detta concorde con me in ordine all’eccessiva durata…delle vacanze di cui godono, de facto, le signore ed i signori docenti delle scuole statali. Udite, udite…un periodo pari a due mesi consecutivi, belli pieni pieni (eccezion fatta per chi assolve alle funzioni di presidente e commissario agli Esami di Stato)!

La pacchia, però, è ormai terminata, atteso che il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara (per chi non lo sapesse, autorevole studioso di diritto romano), ha avuto la brillante idea di anticipare a fine agosto gli esami di riparazione per gli alunni che, all’esito dello scrutinio di giugno, risultino carenti in talune materie. Come la prenderanno, i nostri prof?

Lungi da me il voler fare di tutta l’erba un fascio: nella mia trentennale esistenza ho incontrato, per Grazia di Dio, insegnanti che amano incondizionatamente il proprio lavoro, considerandolo una missione; ma oggi…le cose sono decisamente cambiate, complice una serie di fattori che appare superfluo elencare in questa sede.

La cosa che più m’infastidisce, carissimi Lettori, è che molte persone fanno ricadere la propria scelta sul mondo della scuola pur essendo totalmente prive di quella sensibilità che, a mio modestissimo parere, deve caratterizzare l’indole di tutti gli insegnanti; e – fatto ben più grave -, taluni, una volta ottenuto il tanto anelato «ruolo», si esaltano, come soleva fare Napoleone durante i suoi Cento Giorni: ciò non è affatto d’aiuto per i Cittadini del futuro, ai quali, come noto, tengo particolarmente!

Ben comprendo, com’è ovvio, che l’insegnamento è foriero di stanchezza, e che qualche giorno di ferie in meno potrebbe significativamente influenzare la performance del singolo docente; ma, nel caso in esame, non è poi la fine del mondo: si tratta, alfine, di capire se gli allievi abbiano o meno raggiunto gli obiettivi formativi previsti per il completamento di uno step; e, da persona ormai cresciutella, sono dell’avviso che anche i nostri ragazzi comprendano l’importanza che lo studio riveste nel loro cammino di vita: esiste, infatti, un momento per il sollazzo ed uno per i còmpiti, altrimenti giammai si imparerà ad esser responsabili.

Faccio nuovamente mia la frase pronunziata da Carlo III del Regno Unito durante la cerimonia della sua incoronazione (che trae spunto da un insegnamento del Buon Gesù): «non son venuto per essere servito, ma per servire!»: mi è spuntato, ormai, qualche capello grigio, ma credo di avere abbastanza sale in zucca sin dalla pre-adolescenza, quindi esorto insegnanti ed alunni a non esagerare con gli svaghi e a…chiudere gli ombrelloni un po’ prima del solito. Vogliamo essere cittadinanza attiva? Iniziamo dalla scuola!

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