Napoli, 18 Dicembre – Prima di Natale 2021 è stato pubblicato il libro “Canale di Pace…” di Giuseppe Pace, nostro collaboratore, che ha pubblicato già 14 libri e oltre 930 articoli in Italia ed estero. Giuseppe Pace è scrittore, naturalista e insegnante in Italia ed estero con spiccate capacità di “lasciare il segno”, testimoniate pure dal diploma di Eccellenza di Servizio. Ha pubblicato molti articoli e vari saggi: con leolibri.it (Ecologia Umana e Sviluppo Ambientale; A Dubai la scoperta del futuro; La Germania tra Cultura e Natura; La Cina e i cinesi in Italia; L’India dalla dinamica del capitalismo all’etica dell’induismo; Sguardo sull’Africa orientale; Daci e Romeni; Sguardo su Deva; Vampiri e Romania; Benessere e salute), con Energie Culturali Contemporanee Editrice (Letino tra mito, storia e ricordi; Piedimonte M. tra Campania e Sannio) e con Sapere Edizioni “Italia e Romania. Analogie Regionali e di Ecologia Umana”. La presentazione del saggio è dell’Avv. Ranieri Gaetani, uno dei discendenti del Papa Bonifacio VIII, che Dante Alighieri rivide, purtroppo, all’Inferno.
L’Autore ha pubblicato il saggio Canale di Pace…con Amazon che lo vende in formato cartaceo e digitale e lo spedisce rapidamente a casa, com’è nel suo stile rapido. Basta cliccare: Giuseppe Pace: Amazon-libri.it e i potenziali clienti di Amazon possono acquistare il saggio perché viene venduto anche per i lettori degli Stati Uniti d’America, Canada, Argentina, Italia, Germania, Romania, Egitto, Tunisia, Kenya, ecc. Ci fa piacere presentare il suo saggio, di 288 pag. e con molte fotografie a colori di castelli ed altro dell’Europa, compresa l’America del Nord e del Sud, dell’Africa (Egitto, Kenya,Tanzania, Tunisia, parte di Istanbul), della Romania e dell’Asia. Canale di Pace…, è un saggio ambientale, che si tinge di note autobiografiche mentre evidenzia l’evoluzione culturale del cittadino. L’Autore conduce il lettore nell’Ambiente locale e globale con le recenti paure causate dalla pandemia. Lo studio è d’Ecologia Umana: rappresenta in un triangolo l’ambiente sociale e in un piano cartesiano quello economico. Auspica un solo stato globale, federato e liberale, senza nuove guerre mondiali e con notevole risparmio di spese militari, che documenta. Nei borghi dei castelli indica la nascita del cittadino, delle arti liberali, ad iniziare dal castello di Letino, che si affaccia sul Canale di Pace, toponimo della casa di campagna dei nonni di cui ravviva i ricordi da 4 a 14 anni. Nelle acque del fiume Lete rispecchia i miti dell’età dell’oro di Esiodo, Virgilio, Dante e H. Weinrich. Sostiene che tra scienza e creatività c’è relazione e che con il primato della cultura sulla natura, l’Homo sapiens, possa chiarire l’intelligenza artificiale, la consapevolezza di chi siamo nell’universo e la memoria ancestrale nell’acqua: in primis del fiume Lete. Leggiamo, un po’ cosa scrive il nobile Gaetani nel presentare l’utile e prestigioso libro:” Con l’Autore siamo stati compagni di classe e quando mi ha chiesto la presentazione di questo saggio ambientale, sono rimasto piacevolmente sorpreso. Dopo 53 anni non ho ancora rivisto Giuseppe Pace, il mio compagno di classe delle medie superiori 1966/68, ma digitalmente l’ho spesso letto, ristabilendo un meno sbiadito ricordo. Sembra un ricordare quasi analogo a quello che Giuseppe rincorre nel presente saggio ambientale, con barlumi autobiografici: “Canale di Pace”. La sua richiesta di presentazione del saggio ambientale era motivata anche dalla mia discendenza storica accertata dal XIII sec. con il mio avo, papa Bonifacio VIII, ma più incerta da 4 secoli prima. La ripercorro sinteticamente non tanto per vana gloria, piuttosto per far contento, spero, l’Autore che vede il mio casato non come un totem sacrale, ma in sintonia con la storia e il mito che ricorre in questo lavoro, che tratta di ambiente locale e globale con maestria.
Tra i più illustri dei miei ascendenti grande rilievo va a Benedetto Caetani, eletto al soglio pontificio con il nome di Bonifacio VIII, colui che, tra le altre cose, istituì il Giubileo. Bonifacio è considerato il “vero” fondatore delle fortune familiari, in quanto sotto il suo regno i suoi nipoti acquistarono feudi e territori e divennero una stirpe capace di imporre la sua forte presenza sia nello Stato Pontificio (i Caetani laziali) che nel Regno di Napoli (da Fondi verso il Sud). Sotto di loro andò, in buona sostanza, formandosi quel territorio unitario che nel 1934 sarebbe divenuto la Provincia di Littoria (oggi Latina). In effetti, tracce vistose della loro presenza si osservano tuttora da Roma (Palazzo Caetani di via delle Botteghe Oscure) agli attuali confini con la Campania (Fondi, Itri, Gaeta, Formia, Castelforte, Suio Alto). La Famiglia, però, ebbe un grave momento di crisi interna a causa di incomprensioni e contrapposizioni tra i Caetani “papalini” e quelli “regnicoli”, cosa che indusse Giacomo I Caetani a dividere il territorio di appartenenza tra i due rami: uno che aveva la propria base feudale a Sermoneta (da cui la successione dei duchi di Sermoneta, giunta fino al n. XVI, con Caetani, morto nel 1961), mentre l’altro aveva come proprio caposaldo Fondi, dove si consumò lo Scisma d’Occidente (1378-1417) e dove governarono con grande dispiegamento di potenza militare ed economica i successori di Onorato I, che conseguirono l’acme della loro potenza nel cinquantennio di potere esercitato da Onorato II, che sostituì (non sono note, però, le circostanze) la iniziale Caetani in Gaetani, ripristinando, l’antico lemma, al quale si aggiunse l’appellativo “d’Aragona”, grazie ad una concessione fatta dal re aragonese Alfonso. Esemplare di tale potenza è lo Inventarium Honorati Gaietani, ossia l’inventario dei beni, possedimenti e feudi che lo stesso re di Napoli fece compilare alla morte di Onorato II, affidandolo a tre pubblici notai. Il saggio ambientale che presento è d’Ecologia Umana, di cui il Prof. G. Pace è uno specialista internazionale. L’Autore è dell’idea che gli attuali Stati debbano federarsi in un unico Stato globale nella forma democratica liberale. Essa non è la democrazia dell’epoca di Pericle, di Platone, ecc., ma quella migliore oggi esistente. Nel presente saggio si parte dal piccolo ambiente delle valli alte del mitico fiume Lete e della contigua valle del Canale di Pace e si giunge al molto più esteso ambiente planetario. Il libro perciò è utile a tutti i cittadini, anche per la fiducia riposta dall’Autore nel Lettore, che verrà indotto a sperare nelle sue potenzialità di individuo pensante e creativo, perché espressione della specie d’appartenenza, destinata a spaziare in futuro nell’Universo.
L’Uomo, o meglio il Cittadino per l’Autore, è dunque una piccola canna al vento, dotata di una sorprendente memoria, che può vincere l’oblio del tempo, come un buon libro vincere la morte. Tale libro appare “eterno” per le generazioni che seguiranno e che hanno un destino innato nel codice del DNA della specie Homo sapiens, con miliardi di individui, tutti con 46 cromosomi. La cultura dell’uomo attuale è troppo influenzata da tante lingue in oltre 200 Paesi, diversi per risorse, estensione territoriale, tradizioni, innovazioni, organizzazione della res publica, governata da monarchie, democrazie presidenziali o parlamentari. L’Autore auspica un unico Stato globale che distribuisca meglio le risorse, adotti una lingua unica, un sistema democratico e trasparente e una seria amministrazione delle cose e del governo delle persone. Tale Stato lo vede negli USA poiché altri, pur grandi e dotati di molte risorse, hanno sistemi di governo meno democratici e sono più poveri, come dimostra il loro Pil pro capite, in usd, del 2018: USA (62.796), Russia (11.289), Cina (9.770), India (7.680). l’Autore conduce il lettore al destino dell’unico Stato globale, perché, egli dice, è un’aspirazione della nostra specie che ha nel genoma umano l’informazione biochimica universale e non del più ristretto ed angusto habitat ”provinciale”. Negli Usa la riduzione delle imposte serve a far crescere il ceto medio, che in Italia, invece, stiamo distruggendo. Nelle mitiche acque del fiume Lete, l’Autore registra che entrarono i grandi della letteratura classica (Esiodo, Virgilio, Ovidio, Dante, ecc.) e non trascura Agostino d’Ippona. Il suo excursus negli ambienti locali e globali delle ville, castelli e palazzi, non solo medievali, dà risalto anche a castelli lontani e non solo ai castelli longobardo-normanni di Letino, Bojano, Prata Sannita, Venafro e a quello ducale dei Gaetani di Piedimonte Matese. L’Italia, ribadisce l’Autore, possiede il circa il 70% del patrimonio artistico mondiale e dovrebbe valorizzarlo meglio con una governance più efficiente. Interessante trovo in questo lavoro il delineare il cittadino e il suddito nonchè la rappresentazione dell’ambiente sociale in un triangolo rettangolo e in un piano cartesiano l’evoluzione economico- sociale. L’Autore, inoltre, illustra il Rinascimento sciogliendo nodi storici interessanti, come l’incremento demografico dell’XI sec. e le città che tornavano ad essere i centri propulsori della società civile. All’interno delle mura vennero a convivere uomini di estrazione sociale diversa: feudatari minori, artisti, giudici, medici, notai, artigiani e mercanti, cioè i “borghesi” o cittadini, che vivevano dell’esercizio professionale, come attesta l’esempio del catasto onciario di Piedimonte d’Alife del XVIII sec., riportato in questo raro, singolare e interessante saggio ambientale”. Nella
Introduzione dell’Autore, invece, leggiamo: ”Canale di Pace? Gli antichi Latini ci ricordano che “si vis pacem para bellum”, “Se vuoi la pace, prepara la guerra” ed io voglio la mia e altrui pace in un ambiente globale planetario con più cittadini di oltre 200 stati federati in modo liberale. Vorrei più cittadini colti e meno sudditi di uno stato singolo e globale che governi quasi 8 miliardi di persone… Il senso della vita l’ho cercato spesso e quasi ovunque, con e senza la costante religiosa, che dà certezze perché non fa uso dei dubbi dei saperi scientifici. Un’infanzia nell’Italia degli anni Cinquanta a Letino, un piccolo ambiente di paese agrosilvopastorale, ai confini del mondo, nel Sannio Pentro. Un palcoscenico con dentro il Canale di Pace! Le luci si spengono, il brusio del pubblico si acquieta, si alza il sipario su due ragazzini impegnati a scoprire la vita illuminata dalla saggezza popolare della nonna Maria Giuseppa Orsi e in età non più verde uno di quei due ragazzini la racconta. Tutto attorno un mondo arcaico del toponimo Canale di Pace, dove alti monti fanno da sfondo e il castello da sentinella della storia passata e dell’aldilà per il cimitero che racchiude. Questo ben collaudato microcosmo viene sconvolto dalla migrazione ed emigrazione dei numerosi membri della famiglia Pace-Orsi del Canale di Pace. “Se gioventù sapesse e se vecchiaia potesse”, recita un proverbio francese. Cosa succede al mondo d’oggi e come sarà il futuro globale viene raccontato con la base di quell’infanzia che vive in fondo al cuore di tutti noi. Scrivo perché “Scripta manent verba volant”, in omaggio sia al valore ancora attuale del monito latino che per ravvivare la memoria e frenare meglio l’oblio. Vado a ricercare “l’impeccabile ritratto di un mondo scomparso”, come scrive il media “The Indipendent” nel commentare il saggio “Grandi illusioni” di Graham Swift, uno degli scrittori più raffinati della Gran Bretagna. In ciò mi è d’aiuto il mito del piccolo fiume, il Lete, nell’habitat naturale e culturale del paesetto appenninico di Letino dove nacqui nel 1948. Scrivere può anche scaturire dall’angoscia dell’uomo, che non si sente mai felice ed appagato. Gli manca sempre qualcosa, che potrebbe essere spirituale, non necessariamente religioso? Su questo tasto suona pure il fisico e inventore Federico Faggin, che studia la consapevolezza o coscienza, non tralasciando riferimenti ai Veda di quasi 5 mila anni fa. Il 21 ottobre 2019, F. Faggin, fu invitato a parlare al Politecnico di Torino nell’ambito di iniziative denominate “Top Exsperiences”. Per questa mia introduzione penso sia utile scrivere che a 8 mesi da quella data, trovo pubblicato, al primo posto, un mio commento, nel sito digitale preposto, che riporto:”Trovo le parole di Faggin benefiche per l’evoluzione del pensiero scientifico soprattutto perchè non deriva dal mondo accademico italiano. In quel mondo- a me pare, ma non credo di essere solo- vale essere ridondante, accademico ottocentesco e si fa carriera con abiti precuciti. Faggin, invece, deriva da se stesso e forse un pò dal padre filosofo di Plotino. L’idea dell’energia, achitrave della costruzione concettuale di Faggin, mi trova attento ed aperto anche se ho una visione naturalistica, non solo fisica, e, ultimamente, studio l’ambiente come insieme di natura e cultura, dove la seconda vede e controlla la prima. Auguri Faggin e vai pure avanti snobbando chi sorride di te dal mondo accademico nostrano”. Tra gli organizzatori del politecnico, Maria Grazia Graziano,
nell’introdurre F. Faggin, citò alcune frasi: 1) di A. Einstein: “La mente intuitiva è un dono, e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”; 2) di F. Faggin: ”Sono nato ad una nuova vita ogni volta che una mia sovrastruttura mentale fatta di pregiudizi, d’insegnamenti obsoleti, di credenze accettate acriticamente, si è spezzata e io ne sono uscito come liberato da una prigione. Sono nato ad una nuova vita ogni volta che osservando il mondo da insospettati punti di vista, la mia mente si è allargata a nuove comprensioni, sono nato a nuove vite quando ho smesso di razionalizzare, quando ho ascoltato la mia intuizione e mi sono aperto al mistero”. Per molti scrivere potrebbe derivare anche da un isolamento reale effettivo, ma comunicabile, nel quale, proprio per la lontananza da tutti, si rende possibile una scoperta di rapporti tra persone e cose. I miei avi e i miei discendenti Pace, potrebbero avere nel DNA una qualche briciola di memoria ancestrale che li porta in un mondo avulso dagli altri, pur vicini? Scrivere, dunque, diventa il contrario di parlare: si parla per soddisfare una necessità momentanea e parlando ci rendiamo prigionieri di ciò che abbiamo pronunciato; nello scrivere, invece, si trova liberazione soltanto quando approdiamo a qualcosa di durevole; salvare le parole dalla loro esistenza momentanea, transitoria, e condurle nella nostra conciliazione verso ciò che è durevole, è il compito di chi scrive. La solitudine che colpisce l’Essere e non l’Avere non deve divenire una sequenza di fantasmi che costellano i giorni grigi (come quelli della pandemia ancora in corso), ma un ripensare, un rafforzare un ricordo e un pensiero deboli, in modo da far rinascere una società di cittadini e non di sudditi di tanti media menzogneri e politici che sperperano denaro pubblico aumentando le tasse.
Si scrive perché si lascia memoria al lettore, che a sua volta la trasmette ad altri contemporanei, coetanei e più giovani. Ecco perché ho scritto di Ambiente come insieme di Natura e Cultura, locale e globale, anche con l’ausilio della lente d’ingrandimento di alcuni integrati saperi naturalistici e umanistici. Questo saggio ambientale si tinge di elementi autobiografici e nasce con l’aiuto dell’Ecologia Umana, scienza che studia anche l’ambiente umano. Scrivere un saggio ambientale, dal locale al globale e dal nobile al cittadino (con il capitolo più lungo dedicato a castelli, ville, regge e palazzi con le arti liberali che formarono i cittadini), significa avere la pretesa che possa essere universale e non legato soltanto a persone e cose di un territorio locale. Significa pure auspicare un lettore non troppo provinciale o indigeno, che sappia vedere oltre il proprio parentado, la propria piccola comunità civile di cui fa parte, oltre la nazione di cui è cittadino fino a comprendere il mondo intero. Prima della rivoluzione industriale e di quella postuma francese nonché del 1968 in occidente e a nord del mondo le università e le scuole in generale erano frequentate solo da nobili e clero anch’esso d’origine nobile. Poi i figli delle arti liberali hanno aperto le porte alla scuola di massa o popolare, che ha ridotto l’analfabetismo diffuso e che resta ancora al sud del mondo sia pure in corsa verso modelli occidentali… Scrivere di un luogo della magica infanzia e prima adolescenza non è molto difficile, perché i ricordi sono ricercabili con un minimo di concentrazione e in ciò il cervello con i suoi meccanismi biochimici fa la sua parte. Certo, quasi nessuno riesce a ricordare il periodo infantile che precede la scuola materna dai tre ai sei anni con il dominio del magico. Dopo quell’età diventa meno sbiadito ricordare il primo giorno di scuola con il maestro. Dunque, rincorro i ricordi dai 4 ai 14 anni. Quell’età, sempre meno magica, d’inverno l’ho trascorsa a casa dei nonni nel paesetto di montagna e d’estate alla masseria vicino al Canale di Pace. Nel 2004 iniziai ad insegnare per il Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale al Liceo “Transilvania” di Deva, in Romania, dove donai copia della pergamena della nascita della lingua italiana, che fu messa in bacheca d’ingresso e nel 2008 mi fu dato un gradito diploma di eccellenza del servizio svolto, che riporto in foto con la pergamena citata, il Console Italiano a Timisoara, in visita al Liceo “Transilvania” nel 2006, me, la Dirigente Scolastica, la Vicaria e la Docente di lettere italiane responsabile della sez. italiana del liceo da oltre un decennio. Al citato Liceo, insegnavo “Scienze naturali, chimica, geografia e microbiologia” e “Cultura e Civiltà Italiana”. In quel nuovo ambiente mi aggiornai su alcuni saperi delle scienze naturali, ma soprattutto di quelli artistici e storici che conoscevo meno.
Dall’inizio della sua evoluzione l’Homo sapiens si è posto il problema del governo della res publica, delle radici dell’esistenza, della fine della vita e del senso della vita. Il problema di governare bene la res publica lo deve ancora risolvere, sebbene abbia sperimentato le monarchie, le repubbliche, l’impero, le signorie e le attuali democrazie. In questo lavoro ho usato il mio linguaggio che vorrei che riflettesse quanto F. S. Shinn, scrisse: ”Il potere della parola”. L’autrice, scrive l’editore, usa la forza del linguaggio per rivoluzionare la tua vita e descrive principi di saggezza, regole di comportamento, parole di potere in grado di trasformare la nostra esistenza, grigia e spenta, appiattita nell’abitudine e rattristata dallo smarrimento e dall’incertezza, in un’esaltante esperienza…Accedere a un livello di energia superiore, per attingere alle tue risorse interiori. Trasformare il tuo dialogo interiore in uno strumento di successo. Acquisire la padronanza dei tuoi poteri interiori le parole che usi hanno la capacità di intervenire nel tuo DNA, modellando il carattere e la tua percezione della realtà. L’autrice nacque nel 1871 nel New Jersey, è tra gli esponenti più importanti della corrente del Nuovo Pensiero e le sue opere, come “Il Gioco della Vita”, hanno influenzato studiosi come Louise Hay, che ne ha più volte citato l’opera come punto di partenza del proprio pensiero. Ella scrive che: “L’’uomo non sapeva che pensieri e parole fossero una sorta di dinamite, da trattare con cura, saggezza e intelligenza.” Non so bene se i miei pensieri e parole, abbiano tanto effetto sui miei lettori, né se ho un linguaggio buono o meno. Direi che dall’ambiente magico infantile, l’Homo sapiens, da 36 millenni almeno, trae non poco dei suoi miti del passato, da quelli egiziani, assiro, babilonesi, indiani, cinesi, greco-romani, incas, atzechi. L’uomo vi trae anche ispirazione per la ricerca scientifica e le conseguenti scoperte utili.
Egli non si allontana così dalla Natura, come certa moda culturale sembra seguire, ma ne penetra di più i misteri come la stessa consapevolezza o coscienza, che alcuni cercano nei quanti d’energia ed altri nella materia cerebrale o nel mito della memoria ancestrale dell’acqua ad esempio, come quella del fiume Lete, che mi ricorda l’infanzia magica insieme al più piccolo Sava del Canale di Pace! In questo lavoro ho applicato il linguaggio anche della matematica per dire che se l’Ambiente (A) è un insieme di Natura (N) e Cultura (C) cioè A= N + C, C=A-N. Dunque tra cultura è natura non c’è dipendenza. Questa si che è una scoperta perchè ribadisce il primato della cultura e della matematica, che non è affatto un’opinione di parte. Dedico questo saggio a mia nipote, Gaia, di 7,6 anni, che già parla 4 lingue e vive all’estero con i genitori. Sui nipoti più che sui figli, i nonni si proiettano nel futuro. Essere nonni è più facile che essere genitori e i discendenti e gli ascendenti sono parte della tua anima e della memoria della nostra specie nel futuro dell’universo che è “finito, illimitato e curvilineo”, secondo il sapere della Fisica. Il citato carattere finito dell’universo stupisce quanti lo pensavano o lo pensano ancora solo infinito, mentre ne conosciamo la composizione, ecc. Esso è composto di materia e ne conosciamo parte considerevole dei componenti atomici e subatomici compresi i fotoni e l’energia, che con la materia si scambia secondo la nota equazione della teoria della relatività.
Il libro del nostro collaboratore scardina molti luoghi comuni del pensiero, molte idee ripetute ma lontane dall’ambiente reale e dai codici dell’anima. Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo (Canale di Pace, Transumanza, Castelli, Sudditi, Cittadini, Stato globale futuro) il libro ci avvicina al nostro Sé profondo, ci sentiamo più cittadini dell’Universo e più liberi, di prima della lettura, perché con più responsablità di specie e individuale.
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