Ercolano, 19 Novembre – Una nuova Flobert come quella di Sant’ Anastasia: venerdì 11 aprile 1975, 13 morti. A 49 anni da quella terribile esplosione la tragedia si ripropone ad Ercolano. Nel tragico scoppio sono morte anche due ragazze di Marigliano, le sorelle Sara e Aurora Esposito, 26 anni. Lavoravano in quell’appartamento maledetto. Pare che aiutassero la madre per sbarcare il lunario. Con loro a lavorare al confezionamento dei petardi che dovevano poi essere commercializzati in vista dei festeggiamenti di fine anno anche un neo papà 18 enne che lascia una bambina di 4 mesi e la giovanissima compagna di 17 anni.
Sono passati dalla pausa pranzo alla morte in un baleno. Lo scoppio è stato tremendo e devastante. Ancora oggi si muore così: morti bianche sul lavoro. Quante domande … Lavoro sommerso in un settore così delicato come quello dei fuochi d’artificio che richiede elevato standard di sicurezza? Si lavoro sommerso, emerge questo. Quanta leggerezza. Quanta sottovalutazione dei pericoli.
Cosa non si rischia per vivere: il lavoro è dignità. Ma care autorità non si può morire di lavoro. Di lavoro si deve vivere, non morire. Un salario serve per vivere decentemente. “Alle 15 siamo stati avvertiti che la fabbrichetta era scoppiata. Mio genero lascia mia figlia di 17 anni e una bambina di quattro mesi”. A parlare, con la voce rotta dal dolore, è la mamma della compagna di Samuel Tafciu, una delle vittime dell’esplosione nella fabbrica di fuochi d’artificio illegale ad Ercolano, in provincia di Napoli Con lui c’erano Aurora e Sara Esposito, due sorelle. Per i tre era il primo giorno di lavoro: “Mio genero era a nero – continua la donna – era il primo giorno. Le due ragazze lavoravano lì per aiutare la madre. Non sappiamo cosa è successo”. Le tre vittime della tragedia di via Patacca ad Ercolano sono Samuele Tacifù, 18 anni, di origini albanesi e due gemelle di Marigliano, Sara e Aurora Esposito, 26 anni.
Anita Capasso
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