Politica

Tempi nuovi: europeismo e federalismo a mezzo servizio

Napoli, 8 Gennaio – Bisogna ammettere, con un un certo rammarico, che troppe volte ci si riempie la bocca di europeismo senza sapere nulla. Ci si aggrappa ad esso come difesa ai propri valori, quelli che ogni Paese possiede. Ma l’europeismo non è nato per svendere la sovranità e i valori di un popolo, piuttosto è nato per accomunare le tradizioni, seppur diverse, dei Paesi europei. Il manifesto di Ventotene è anche questo. E la nostra Costituzione è chiarissima. “Se i Costituenti avessero inteso avallare in modo esplicito l’europeismo o il federalismo, e fu proposto in Costituente, avrebbero disposto la cessione e non la semplice limitazione della sovranità nazionale.” Antonio Socci, giornalista e scrittore.

Per non parlare della confusione sul federalismo. “Premesso che in materia di autonomie regionali e federalismo, con il passare degli anni e il maturare delle esperienze, sono tornato a essere un nemico giurato del disegno autonomista e sono tornato a essere fiero sostenitore di una sostanziale abolizione delle regioni nel nome del rilancio del decentramento amministrativo, organico o autarchico che sia, l’isterico agitarsi delle regioni meridionali e degli enti locali contro la riforma federalista e autonomista del governo mi disgusta. Questi due sentimenti, apparentemente contrapposti, in realtà nascono dalla medesima consapevolezza. Infatti, le regioni meridionali, con il loro codazzo di lacchè degli enti locali, non vogliono questa riforma per le stesse ragioni, uguali e contrarie, che mi hanno portato a detestare il federalismo e il regionalismo.

Le regioni meridionali, invero, sono quelle che peggio hanno interpretato il potere di governo regionale, che nasce e avrebbe dovuto essere vissuto e interpretato come potere di programmazione dello sviluppo territoriale in un contesto nazionale, distorcendolo, nei fatti, in uno, spesso miserabile, potere di gestione, grandissima, grande, media, piccola e anche piccolissima, finalizzato alla attivazione di una gigantesca leva di potere clientelare con obiettivi di acquisizione di consenso elettorale e vantaggi privati. Oggi le regioni meridionali, quindi, avversano la riforma nel nome di un aggravamento di un gap gigantesco con le regioni del centro nord che certamente si vericherebbe ma per ragioni imputabili esclusivamente al malgoverno pluridecennale delle regioni del sud. Ed esse oggi temono la riforma perché, da un lato, evidenzierebbe tale mala gestione e, dall’altro, costringerebbe i governi regionali meridionali a rinunciare, una volta per tutte, alla leva di potere clientelare e elettorale, oltre che economico, grazie alla quale hanno tenuto il loro potere per decenni sulla pelle dei loro cittadini.

Ovviamente, questi ultimi, da sempre, in larghi strati della popolazione, sudditi mendicanti e approfittatori più che cittadini, non sono esenti da responsabilità, visto che, pur di ottenere mance e mancette oltre che soddisfazioni per i loro avidi bisogni primordiali e talvolta irrazionali, hanno con il loro voto e con il non voto, avallato e sostenuto il potere dei loro governatori, nel senso spagnolesco e vicereale del termine. Un esempio? Ma la Sanità, su tutto, che diavolo!” Luigi Bobbio, magistrato e già senatore della Repubblica. Dunque, è proprio il caso di dire “europeismo e federalismo a mezzo servizio”.

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