Economia - Finanza

Superbonus, Confapi: “Ok riduzione, ma ora sbloccare crediti”

Il presidente, Di Santis: «Con boom inflazione, cantieri a rischio a Napoli»

Napoli, 16 Novembre – «Se il Superbonus 110% non è più sostenibile per le casse dello Stato, è giusto che vada cambiato. Ma forse è frettoloso farlo stravolgendo, per l’ennesima volta in corso, regole e procedure. Scadenze così repentine, come quella fissata al 25 novembre per la presentazione della Cilas, non aiutano certo le imprese e rischiano di rendere più caotico e pesante il lavoro dell’Amministrazione finanziaria». A dirlo è Massimo Di Santis, presidente del gruppo Giovani Confapi di Napoli.

«Sono assolutamente favorevole a una rivisitazione, in chiave di tollerabilità per l’Erario, del Superbonus considerato che anche al 90% i committenti potranno beneficiare di sgravi importanti – sottolinea –. E non escludo nemmeno che, in quest’ottica, gli stessi committenti eserciteranno un maggiore controllo su qualità e tempistica dei lavori. D’altronde, il bonus facciate prevedeva sgravi esattamente del 90% e non mi pare che sia andato male: tutt’altro. Forse, sarebbe stato più giusto lasciare la misura del 110% per le fasce deboli e rimodularla al ribasso per le categorie con redditi maggiori – prosegue Di Santis –; ma si tratta di scelte politiche che riguardano la sfera di autonomia e di discrezionalità dell’Esecutivo».

«Di un aspetto, però, il Governo deve prendere atto: serve un provvedimento per smobilizzare i crediti nella pancia delle aziende rimettendo in moto il meccanismo delle cessioni o con i grandi player economici, come Poste ed Enel, o con il sistema creditizio. Ipotesi al vaglio ce ne sono: si potrebbe consentire alle imprese di poter scontare i crediti di più annualità in un numero inferiore di anni, arrivando così a una compensazione con le proprie tasse o, ancora, autorizzare gli istituti di credito a compensare gli F24 pagati dagli contribuenti».

«In un caso o nell’altro, è fondamentale a questo punto rendere più rapida ed efficace la circolazione dei crediti maturati dalle aziende, soprattutto in considerazione dell’aumento indiscriminato dei prezzi che sta rallentando o bloccando moltissimi cantieri col rischio, da qui a qualche mese, – conclude Di Santis – di non poter più reggere il ritmo senza una iniezione di liquidità».

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