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Stragi nelle case di riposo per anziani in Italia: in vista del dopo Covid-19 la res publica non è governata bene

Napoli, 17 Aprile – Il Veneto, è risaputo, ha un eccellente sistema sanitario, ma non penso che sia tutto merito dei partiti attuali (Lega in primis) se proprio in questa laboriosa Regione amministrativa, la D.C. dorotea, fece realizzare, circa 60 anni fa, quell’eccellenza ospedaliera, di qualità nordeuropea ancora oggi. Eppure allora, l’opposizione dell’ex Pd la definiva “la palude ospedaliera veneta”, ma forse non conosceva bene altre realtà italiane. Nonostante l’eccellenza sanitaria veneta (in calo vistoso a detta di molti, ma basta vedere come è stata colta impreparata con la mancanza di mascherine e insufficienza compressori d’aria per i malati), si muore eccome, di covid19 nelle sue case di cura per anziani in particolar modo. Il Corriere del Veneto riporta «Il dato sulla mortalità sta crescendo perché è l’effetto dell’ingresso del virus nelle case di riposo», ha spiegato ieri il governatore Luca Zaia. Insomma, in una società che ormai procede a distanza di sicurezza, è nelle strutture per anziani che il Covid 19 sta trovando l’ambiente ottimale continuare a diffondersi. I numeri fanno impressione. Al Centro Servizi di Monselice i morti sono quattordici. Nella provincia di Verona un terzo delle vittime del coronavirus era ospite di una struttura per anziani. E il bilancio si aggrava di ora in ora: ventisei decessi alla «Gasparini» di Villa Bartolomea, otto a Legnago e cinque al «Campostrini» di Sommacampagna. C’è una struttura per religiose, a Lazise, dove il virus ha già ucciso otto suore. «Una tragedia – spiega il primo cittadino di Villa Bartolomea, Andrea Tuzza – cerchiamo di arginarla ma ogni giorno scoppia una nuova emergenza». in una società che ormai procede a distanza di sicurezza, è nelle strutture per anziani che il Covid 19 sta trovando l’ambiente ottimale continuare a diffondersi. I numeri fanno impressione. Al Centro Servizi di Monselice i morti sono quattordici. Nella provincia di Verona un terzo delle vittime del coronavirus era ospite di una struttura per anziani. E il bilancio si aggrava di ora in ora: ventisei decessi alla «Gasparini» di Villa Bartolomea, otto a Legnago e cinque al «Campostrini» di Sommacampagna.

C’è una struttura per religiose, a Lazise, dove il virus ha già ucciso otto suore. «Una tragedia – spiega il primo cittadino di Villa Bartolomea, Andrea Tuzza – cerchiamo di arginarla ma ogni giorno scoppia una nuova emergenza». Disperati, i sindaci di 98 comuni della provincia hanno scritto al prefetto chiedendogli di inviare personale medico e infermieristico dell’Esercito e della Croce Rossa. In area vicentina, invece, La «mattanza» prosegue nel Vicentino: due morti ad Altavilla, tre alla «Madonnina» di Bassano. «Mandateci qualcuno ad aiutarci, qui finora non s’è visto nessuno», implora il sindaco di Pedemonte, dopo che alla «San Giuseppe» già si contano sette morti (l’ultimo giovedì mattina). Per avere un’idea della facilità con cui si propaga il Covid 19 in strutture come queste, basti pensare che sono arrivati i risultati dei tamponi eseguiti sugli ospiti della casa di riposo di Asiago: 46 positivi su 55 ricoverati. Nel Trevigiano sono stati analizzati i campioni di saliva prelevati agli ospiti di dodici centri per anziani e la positività è stata del 52%. Si rischia l’ennesima bomba a orologeria. E i numeri regionali possono farne intravedere la portata: sono oltre 30 mila i nostri nonni (l’età media è di 85 anni, spesso afflitti da più patologie) ospitati nelle 378 strutture sparse per il Veneto, 136 pubbliche e 242 private.«La situazione è fuori controllo e ora, al di là delle promesse, la Regione deve intervenire subito. Altrimenti rischiamo una ecatombe», spiegano i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil. Chiedono di istituire delle task force provinciali coordinate dai prefetti, per mettere in sicurezza le case di riposo. Anche perché, oramai, il problema non risparmia nessuna zona della regione. Sembra a sentire l’immunologo invitato da B. Vespa a Porta a porta, ieri sera 16 c.m. , che il Covid-19 ad agosto scompaia come fu per il similare coronavirus della Sars. Nei media stanno emergendo due giovani scrittori e giornalisti di notevole valore: Francesco Omodeo e Diego Fusari. A sentirli sembra scoprire o riscoprire verità nascoste, ma quello che entrambi pare che non dicano è la strada del futuro da seguire e si limitano a “dissacrare” il presente ed il recentissimo passato. Comunque ad oggi gli italiani  abbisognano di 1 miliardo di mascherine, a dirlo è il politecnico di Milano, prima Università per qualità d’istruzione italiana secondo l’Ocse, seguono poi Pisa, Padova e Roma molto dopo le altre, sempre tutte fanalino di coda europee insieme a pochi altri Paesi di cultura latina. L’Italia, con il covid19, è l’ultima del G7 e ha un calo del Pil previsto del 9% nel prossimo anno, mentre Germania e Francia il 7%. Insomma è evidente a tutti gli stranieri, non a noi, che la res publica italiana non è ben governata. In epoca di covid-19, a me pare, ma credo di far parte della maggioranza e non minoranza degli elettori attivi italiani a pensare che la res publica non sia govenata nel migliore dei modi possibili per un’inesperienza reale diffusa, ma ottima nell’improvvisazione e nella commedia italiana dei nostri leader politici al Governo repubblicano.

Ma l’autonomia regionale si 23 materie chieste dal Veneto ora dorma ma la cronaca dell’8/02 c.a., registrava: “Padova che si conferma non solo punta di diamante del volontariato italiano, ma di fatto, da Capitale europea, rappresenterà l’idea italiana di volontariato”. Inizia con un “doveroso grazie da parte del governo” l’intervento del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia che questa mattina ha partecipato all’incontro “Autonomia e prospettive per il terzo settore e la società civile” organizzato dal Forum del terzo settore Veneto nella sala conferenze della Fondazione Cariparo, a Padova. Un incontro aperto con il confronto tra il costituzionalista Mario Bertolissi e il giornalista Marco Esposito e proseguito con gli interventi del ministro Boccia, della portavoce del Forum nazionale del terzo settore, Claudia Fiaschi, il presidente di Anci Veneto Mario Conte e l’assessore ai Servizi Sociali per la Regione Veneto Manuela Lanzarin. “Oggi abbiamo provato ad aprire questo cantiere in modo da approfittare del fatto che Padova in questo 2020 è la Capitale europea del volontariato per lanciare un laboratorio di confronto che possa aiutare nel confronto istituzionale a raggiungere gli obiettivi dell’autonomia che è un valore costituzionale per tutta la Repubblica italiana – ha spiegato Marco Ferrero, portavoce del Forum terzo settore Veneto. Per Lanzarin, inoltre, il Veneto “può diventare un laboratorio nazionale sulla questione dell’autonomia”. Sul tema è intervenuto anche il presidente di Fondazione Cariparo. “Il terzo settore, che deriva dalla società civile, vive a contatto con la popolazione e con le istituzioni locali – ha spiegato Muraro -. Più autonomia riusciamo a dare e secondo me più può fiorire il terzo settore, naturalmente in un quadro di regole generali che lo stato deve assicurare. In politica e per il postcovid19,  il premier G. Conte, non dovrebbe continuare ad elemosinare miliardi all’Unione Europea. Egli sembra ignorare che in quella sede è prevalente un ceto politico anglosassone, che pone la cultura commerciale al primo posto dei valori sociali. Invece non è così per i popoli di derivazione culturale latina come gli italiani, romeni, spagnoli, portoghesi e francesi per restare solo tra i 27 membri della sconclusionata “Casa Comune Europea”, che stenta sempre più ad evolvere da Unione Europea a Stati Uniti d’Europa. In quella sede, Bruxelles, oggi appare sempre più evidente come “sfruttare” le debolezze altrui, covid19 compreso. Successe tempo fa, e senza covid19, per la Grecia. Nel piccolo, a me pare, che analogamente succede a qualunque cittadino italiano quando va a firmare un mutuo in banca. Succede soprattutto se l’istituto bancario è anglosassone e ben decentrata nel territorio italiano. La pubblicità è più sibillina e l’effettivo interesse è molto maggiorato fino a oltrepassare i valori usurabili (che il recente decreto giallo-verde, ha ampliato a favore delle banche anche per il farraginoso sistema di calcolo che il cittadino non sa fare ma le banche si). E l’eccesso di precauzioni e garanzie previste dalle banche? Troppi per chiunque è in realtà costretto a firmare, senza che la Banca d’Italia intervenga più spesso.  Il 9 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarò che le autorità sanitarie cinesi avevano individuato un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo, provvisoriamente chiamato 2019-nCoV e classificato in seguito ufficialmente con il nome di SARS-CoV-2. Il virus, sappiamo tutti, è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella Cina centrale. L’11 febbraio, l’OMS ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal nuovo coronavirus è stata chiamata COVID-19. Il 30 gennaio, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha confermato i primi due casi di infezione da COVID-19 in Italia e il 21 febbraio ha confermato il primo caso autoctono in Italia. L’ISS dal 28 febbraio coordina un sistema di sorveglianza che integra a livello individuale i dati microbiologici ed epidemiologici forniti dalle Regioni e Provincie Autonome e dal Laboratorio nazionale di riferimento per SARS-CoV-2 dell’ISS. Ogni giorno un’infografica dedicata riporta – con grafici, mappe e tabelle – una descrizione della diffusione nel tempo e nello spazio dell’epidemia di COVID-19 in Italia e una descrizione delle caratteristiche delle persone affette. La res publica va guidata da persone capaci di governare persone ed amministrare cose, non va messa in mano a inesperti: gonfi spesso di non aver mai lavorato né studiato a sufficienza per guidare la complessità del nostro tempo.

L’Italia non è messa bene, anche prima del covid-19, figuriamoci dopo, ma siamo tutti ottimisti di farcela e balliamo e festeggiamo con Pulcinella ed Arlecchino per scongiurare i tempi bui che necessariamente verranno? L’’Italia è ancora fanalino di coda per la qualità del suo sistema d’istruzione che l’OCSE, di anno in anno, registra com’è scarso e sempre molto dietro alle scuole anglosassoni, più anglo che sassoni (dove lo statalismo del sistema sociale e scolastico non impera e ha meno burocrazia e scaricabarile di responsabilità). L’Italia appare agli occhi degli stranieri sia bella che male organizzata per investirvi, per lavorarvi, per viverci stabilmente e non solo da vacanze romane. Gli italiani all’estero conoscono tali aspetti più di quelli rimasti a casa. Soprattutto li conoscono i moltissimi giovani emigrati per sfuggire alla cappa burocratica che nasconde bene il nepotismo istituzionale che di tanto in tanto riaffiora con inchieste, isolate ed eclatanti, su concorsi truccati ed assunzioni di amici e parenti anche nelle università per non parlare dei piccoli comuni che sono otre 8 mila. Si è creato un sistema di feudi elettorali che rende quasi asfittica non poco della società italiana e la democrazia non sempre corrisponde alla fisiologia più avanzata dei sistemi democratici di promozione della res publica. Il giovane Filosofo  Diego Fusaro, vero e proprio leader opinionista, ha detto, in un video pubblico, dal titolo chiaro ”Non ci crederete!!Il governo Conte  e alcuni consiglieri economici di Conte al vertice di Bildelberg”. Egli ha criticato la partecipazione della consigliera economica, Mariana Mazzuccato, a tale vertice del 16/06/2018 perché autore di vari saggi tra cui:”Lo stato innovatore”, Ripensare il capitalismo prospettando uno stato impresa che finanzia le aziende. Fusaro ha accusato il governo Conte di non occuparsi del popolo sovrano ma di altro e addirittura di capitalismo di stato. Se questo è vero c’è da pensare che Fusaro abbia, tutto sommato, ragione perché uno stato deve rispettare la libertà d’impresa e non interferire con capitali turbandola gravemente. Sembra quasi un comunismo-capitalista, forse modello cinese? Non siamo messi bene con la res publica non più in mano al popolo sovrano, che elegge i suoi rappresentanti istituzionali, ma a improvvisati tecnocrati. Ricordiamoci del governo tecnico di Monti che bloccò la contingenza ai pensionati, atto antisociale solo per fare cassa, bastava tagliare le partecipate. I pensionati non devono essere tartassati da alcun governo perché sono, in periodo di crisi, il salvadanaio anche per figli e nipoti sottoccupati, precari e disoccupati. Ma un’inquietudine si manifesta in noi pensionati quando siamo ”parcheggiati” nelle case di cura per anziani. Il covid19 e le stragi e le conseguenti inchieste delle procure si contano a iosa in Italia al nord come al sud, salentino almeno, dover forse come nel casertano le case per anziani hanno gestioni a dir poco troppo opache o non trasparenti. Sono saliti a 9 gli anziani, positivi al coronavirus, morti dal 21 marzo nella Rsa La Fontanella di Soleto che fino a pochi giorni fa ospitava 90 persone, ora scese a 33. Di queste 30 sono positive al Covid-19. Gli ospiti negativi sono stati collocati a distanza in stanze singole. Tutti gli altri sono stati trasferiti in questi giorni in altre strutture di lungodegenza, anche private. L’ultimo decesso si è verificato ieri. Complessivamente sono 88 i casi di contagio registrati tra pazienti e sanitari. I dati sono forniti dall’Asl di Lecce, che da alcuni giorni gestisce la Rsa. Su quanto accaduto la Procura di Lecce ha aperto un’inchiesta delegata al Nas.

Per l’area a nordest della Provincia di Padova si riporta la cronaca recente Alla «Francescon» di Portogruaro due decessi e diciotto positivi alla «Salute» di Fiesso d’Artico. A Belluno tre vittime nella casa per anziani di Puos d’Alpago e un’altra a Santa Croce del Lago. Almeno venti i contagiati (compresi sei lavoratori) alla «Sacra Famiglia» di Fratta Polesine. Si cerca di tamponare la situazione, prima che esploda. «Stiamo valutando la possibilità di creare delle case di riposo destinate ai casi Covid, trasferendo le persone negative in luoghi sicuri», ha spiegato il dg dell’Usl di Treviso, Francesco Benazzi. Più o meno quello che è stato fatto alla «Sereni Orizzonti» di Cinto Caomaggiore, diventata una struttura per contagiati in via di guarigione. Come negli ospedali, anche nelle case di riposo a rischiare la vita ci sono medici, infermieri e operatori. Sono già decine quelli contagiati, con il risultato che il poco personale che non è in quarantena deve affrontare turni massacranti per assistere i ricoverati. Senza contare le tremende ferite psicologiche che l’emergenza sta lasciando sul personale. «Gli ospiti muoiono davanti ai loro occhi, uno dopo l’altro», racconta la presidente della struttura di Merlara. «Con il divieto di accesso ai parenti, sono gli infermieri a tenere loro la mano mentre mettono di respirare. Non erano pronti ad affrontare tutto questo. Nessuno poteva esserlo». Disperati, i sindaci di 98 comuni della provincia hanno scritto al prefetto chiedendogli di inviare personale medico e infermieristico dell’Esercito e della Croce Rossa. La «mattanza» prosegue nel Vicentino: due morti ad Altavilla, tre alla «Madonnina» di Bassano. «Mandateci qualcuno ad aiutarci, qui finora non s’è visto nessuno», implora il sindaco di Pedemonte, Roberto Carotta, dopo che alla «San Giuseppe» già si contano sette morti (l’ultimo giovedì mattina). Per avere un’idea della facilità con cui si propaga il Covid 19 in strutture come queste, basti pensare che sono arrivati i risultati dei tamponi eseguiti sugli ospiti della casa di riposo di Asiago: 46 positivi su 55 ricoverati. Nel Trevigiano sono stati analizzati i campioni di saliva prelevati agli ospiti di dodici. centri per anziani e la positività è stata del 52 per cento. Si rischia l’ennesima bomba a orologeria. E i numeri regionali possono farne intravedere la portata: sono oltre 30 mila i nostri nonni (l’età media è di 85 anni, spesso afflitti da più patologie) ospitati nelle 378 strutture sparse per il Veneto, 136 pubbliche e 242 private.«La situazione è fuori controllo e ora, al di là delle promesse, la Regione deve intervenire subito. Altrimenti rischiamo una ecatombe», spiegano i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil. Chiedono di istituire delle task force provinciali coordinate dai prefetti, per mettere in sicurezza le case di riposo. Anche perché, oramai, il problema non risparmia nessuna zona della regione. Coronavirus in Veneto, più di 70 anziani morti nelle case di riposo. Da Merlara al Veneziano, centinaia di contagi. I sindaci: «Serve l’Esercito, rischiamo un’ecatombe».

Il sospetto è che alcuni degli anziani deceduti, tutti affetti da gravi patologie invalidanti, possano essere morti in seguito all’allontanamento del personale dipendente dopo i primi casi di positività. All’attenzione degli investigatori quanto accaduto dal 21 al 26 marzo, prima che l’Asl subentrasse nella gestione della struttura. Più di 600 vittime nelle Rsa del Milanese: 140 al Don Gnocchi, 110 al Trivulzio, 64 a Mediglia, questo è quanto pubblica il “Corriere della Sera”. Sono dati impressionanti che colpiscono la libertà, che fanno parte di una “ rivoluzione” che attenta alla vita, vita che ci è stata concessa da un Essere Sopra Naturale per essere vissuta e non maltrattata . Ma “ la verità vi farà liberi “( Gv8, 32) dice il Santo Vangelo e noi diciamo se la Carità è il motore della solidarietà, la persona è la destinazione dell’amore e Centro della D0ttrina Sociale che noi invochiamo . Papa Francesco ha affermato “no alla cultura dello scarto per anziani, malati, disabili, emarginati” . Stamane 16 aprile 2020, il papa nel celebrare la messa a Santa Marta, esortava alla gioia come San Paolo nella lettera ai Romani e citava il vangelo che la gioia discende dallo spirito santo. Nella “cultura dello scarto”, come chiama Papa Francesco “ le persone malate ed anziane sono considerati, gli esclusi come “rifiuti”, “avanzi” della convivenza sociale, ma se la salute è “un valore importante”, spiega il Papa, perché il “valore di una persona”, continua “non è di per sé garanzia di felicità”, che può esservi invece “in presenza di una salute precaria”. Se non hanno più famiglia “maestra di accoglienza e solidarietà” dove s’impara “a non cadere nell’individualismo ed equilibrare il nostro animo, s’impara “che la perdita di salute non è una ragione per discriminare alcune vite umane”.

In questo Francesco, da vescovo di Roma, “colpisce” e mette in rilievo saggiamente il centro della inquietudine che regna nell’animo della vecchia generazione, oggi 2020, senza famiglia la quale è “maltratta e disprezzata”. Se “una società è veramente accogliente”, conclude Francesco, quando riconosce che la vita “è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo”, insegna che la perdita di salute non è una ragione per discriminare alcune vite umane”. Il mondo degli anziani oggi è divenuto vasto, discusso, ignorato in quanto i dati statistici affermano che la popolazione anziana oggi è del 15% e nel 2025 sarà del 25%, eppure avvengono fatti come avvengono e citati all’inizio di queste povere parole, ma molto reali . E con le sagge parole del Santo G. Paolo II: Andiamo avanti con speranza.Il nostro governo pare si adatti nell’uso del linguaggio forbito, ma inconcludente di non pochi esponenti, alla critica manzoniana nei Promessi Sposi. Manzoni si concentra sull’arte della politica e del potere del XVII secolo, in cui grande spazio aveva il concetto di simulazione e veniva teorizzato l’ideale della “ragion di Stato”, ma è evidente che l’autore condanna l’uso distorto del potere e del suo linguaggio indipendentemente dall’epoca della narrazione e, dunque, rende il discorso per certi versi “universale”: non si dimentichi che la stessa critica emerge anche nelle tragedie, ambientate entrambe in epoche ben diverse dal romanzo, e che lo stesso anonimo nel manoscritto accenna ai “Labirinti de’ Politici maneggj”, lasciando intendere che parte della narrazione sarà proprio dedicata ai raggiri e ai sotterfugi che sono naturalmente propri di chi esercita il potere (Ferrer e il conte zio ne sono due importanti esempi, per cui è giustificato considerare i Promessi sposi una sorta di “romanzo del potere” in cui le strategie degli uomini di Stato vengono svelate e mostrate al lettore nella loro essenza, specie quando il fine è quello di ingannare il popolo con un uso distorto del linguaggio). Intanto il governo si circonda di esperti a pagamento mentre il parlamento non viene attivato! Ma là apre il cappello del gran elemosiniere per chiedere all’U.e. miliardi e miliardi, senza badare al dopo e gli fa, stranamente, eco il cav. S. Berlusconi, forse già in marcia verso il patto con il dissidente del Pd, Renzi. Intanto perquisizioni della Finanza e dei Nas dei carabinieri nelle strutture di Milano, Cesano Boscone, Settimo Milanese e nelle province Monza, Como e Varese. Sotto inchiesta i responsabili legali, accusati di epidemia colposa ed omicidio colposo plurimo per i decessi da inizio epidemia. Si indaga su eventuali carenze e omissioni nella gestione degli ospiti e sulla delibera regionale dell’8 marzo che dava la possibilità alla strutture, su base volontaria, di ospitare i dimessi dagli ospedali. Ma la procura sta iscrivendo nel registro degli indagati anche i vertici di altre strutture. A Bergamo il sindacato denuncia: “Qui 1.500 morti”.

Alla porta del Pio Albergo Trivulzio sono tornati a bussare uomini della polizia giudiziaria. 28 anni dopo il blitz che segnò l’inizio di Tangentopoli, la casa di cura per anziani di Milano finisce di nuovo al centro della cronaca nazionale. E questa volta rischia di essere il primo atto di una storia molto più tragica rispetto a quella del 1992. È dopo l’apertura delle indagini sulle morti degli anziani per coronavirus in alcune Rsa nella provincia del capoluogo lombardo, infatti, che la Guardia di finanza si è presentata nelle sedi del Trivulzio. Le iscrizioni servono per procedere, eventualmente, ad altre perquisizioni. Mediglia nel milanese con i suoi 60 morti covid in casa di riposo e Villafrati a Palermo con oltre 70 positivi tra ospiti e operatori, condividono il triste primato di avere il focolaio di Coronavirus concentrato nelle rispettive case di riposo per anziani. Tra la Sicilia e la Lombardia e anche oltre in Trentino, a Pergine Valsugana (119 i positivi nella cittadina dove il contagio è partito in una casa di riposo), i casi di Rsa focolaio sono tantissimi. Vedi per esempio Bogliasco, località sul mare alle porte di Genova dove i primi casi Covid sono stati in una residenza per anziani, ma a parte 1 caso, non è ancora chiaro quanti degli ultimi decessi avvenuti nella struttura siano attribuibili al virus. Anche se in paese si è scatenato il panico. Per tacere delle zone calde lombarde dove, in parallelo a quelle in ospedale, nelle Rsa si sono consumate delle vere e proprie stragi silenziose, come le chiamano, perché quando sono venute a galla era troppo tardi. Nel Veneto il fenomeno è più ridotto, ma la moria di anziani nelle case di riposo esiste e sussiste. Ieri 15 c.m. Il Gazzettino riferiva.”  Il virus fa strage di anziani ma frena la sua corsa: ieri sono stati segnalati 69 nuovi casi in provincia. Rimane drammatica però la conta dei decessi, altre dodici persone se ne sono andate a causa delle complicanze del Coronavirus. All’ospedale di Schiavonia è morta Romilda Bertollo, 92 anni, di Montegrotto. Sempre al Madre Teresa di Calcutta non ce l’ha fatta un 72enne di Schiavonia. Secondo gli ultimi dati forniti dalla Regione Veneto nelle strutture residenziali presenti sul territorio dell’Ulss 6 Euganea gli ospiti positivi sono 418. I decessi sono 79, il tasso di letalità in provincia di Padova si ferma al 15,9% contro una media nazionale del 31,3%. La percentuale mette in relazione i deceduti a causa del Coronavirus con la platea di ospiti ammalati. Le strutture residenziali per anziani presenti a Padova e provincia sono 39 e il numero di ospiti arriva a 4.910. Il test rapido sulla goccia di sangue finora è stato eseguito a 2.191 anziani, il tampone orofaringeo a 2.338. Risultano positivi al Coronavirus 418 ospiti, di questi 39 sono ricoverati in ospedale perché in condizioni più gravi. Sul totale degli ospiti, il 9% risulta positivo. Spostando l’attenzione sugli operatori delle case di riposo, risulta che in provincia di Padova lavorino 4.152 soggetti. A 287 è stato effettuato il test rapido, mentre a 3.598 il tampone orofaringeo. Sono risultati positivi in 172, ovvero il 4% del totale. Intanto la situazione sembra essere tornata alla normalità nella residenza Parco del Sole a Padova. Nella struttura di via Boccaccio nei giorni scorsi era scattato l’allarme perché 13 anziani avevano mostrato tracce di anticorpi in seguito al test rapido. «I tamponi orofaringei dei 13 ospiti Parco del Sole, risultati positivi al sierologico, si sono dimostrati tutti negativi –spiega il direttore – Anche i 120 tamponi dei dipendenti ad oggi non hanno dato casi positivi».  I casi di Coronavirus nel territorio padovano sono 3.439. E’ quanto emerge dagli ultimi report di Azienda Zero emessi ieri e lunedì sera. I padovani che risultano positivi al tampone sono 2.474 mentre i “negativizzati” guariti sono 791. Ancora invariato il dato sulle persone in isolamento domiciliare: 4.882 in tutta la provincia. Intanto il cluster di Vo’ mostra più guariti che ammalati: ad oggi si sono negativizzati in 75, solo nove persone sono ancora positive al tampone. Nessun cittadino è ricoverato in ospedale.  I ricoveri si confermano in calo. In Azienda ospedaliera in area non critica sono assistiti 93 pazienti, quattro in meno rispetto l’altra sera. In terapia intensiva sono occupati 17 letti, due i pazienti in meno. All’ospedale di Schiavonia in area non critica sono assistiti 120 pazienti (+3). Si abbassa a 9 il numero di letti occupati in rianimazione (-5). Adesso si comincia a passare alla fase 2 in Veneto come nelle altre 19 regioni italiane, anche se con la dovuta prudenza che deve servire anche e soprattutto per la gestione delle case di riposo per anziani per le quali il nostro partito solidarizza.

 

 

 

 

Giuseppe Pace (Partito Pensionati Padova, con delega decentramento reg. veneto)

 

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