Napoli, 25 Novembre – Aboubakar Soumahoro sta facendo parlare di sé benché l’indagato non sia lui. Molti politici di sinistra, area di appartenenza del neoparlamentare, ne stanno prendendo le distanze, in pieno stile giustizialista. Per me, Soumahoro avrebbe dovuto capire che quelle lacrime in diretta, ad esempio, sono state oltraggiose e il troppo “dolore”, riversato in piazza, un’assenza di dignitoso contegno. A maggior ragione, di lui cerco di pensare tutto il bene possibile nonostante le “menate” che ha raccontato in TV. È stato superficiale? E quanto gli è costata in termini pubblici e politici tutta la vicenda?
“Della vicenda di Aboubakar Soumahoro, che la magistratura dovrà accertare, a me interessa il profilo politico. La sua figura è evidente che era già discussa ma è stata ugualmente candidata perché di grande impatto sul piano della comunicazione. Quando ho visto Aboubakar Soumahoro davanti ala Parlamento con gli stivali sporchi di fango e con il pugno alzato ho pensato che Togliatti non lo avrebbe mai tollerato. A tanti proletari eletti nelle proprie liste nel dopoguerra il PCI raccomandava di vestirsi in modo appropriato e rispettoso verso le istituzioni rapprentative. Sono passati tanti anni, è vero, ma certi scivoloni, che si fanno a sinistra, sono anche frutto di un taglio delle proprie radici che è stato un gesto sciocco e suicida.” Enrico Rossi, ex Presidente della regione Toscana.
Quella sinistra che ti usa e, quando non servì più, ti molla. “Tutta quella comunità che gli voleva bene, che lo invitava ai talk più festosi e musicali, lo ha mollato, non una voce”. Paolo Mieli, saggista. E anche il Direttore di tg La 7, Enrico Mentana, “Il meccanismo è sempre uguale, nasce da uno stesso riflesso condizionato: si innalza una figura a simbolo della lotta su temi e battaglie che non ci piace né vedere né affrontare, quasi sempre nel sud non illuminato dalle fiction, la si gonfia esaltandola e lusingandola, finché invariabilmente non esplode per varie umane contraddizioni. A quel punto la si molla all’istante, e con lei – senza alcun rimorso – le sue battaglie e le piaghe che combatteva. Come fu per l’archetipo: morto Masaniello la sua gente mazziata torna nell’ombra, senza più voce. Li chiamiamo invisibili perché in fondo siamo i primi a non volerli guardare.” Voglio concludere ribadendo che Soumahoro non è indagato e la giustizia si aspetta e si rispetta. Ad accertare le responsabilità della sua famiglia tocca alla giustizia, e se ne ha anche lui ci penseranno i giudici.
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Giornalista pubblicista. Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale.
Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda.
Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.
