Perna (Assessore ai Beni Culturali) : “Lo spot è stato girato negli ambienti meravigliosi del Complesso Monumentale di Santa Maria del Pozzo. Pochi giorni fa la ABC americana, in versione spagnola, aveva promosso la Villa Augustea tra i siti da visitare in occasione di Procida 2022. Stiamo anche organizzando itinerari gastronomici, culturali e naturalistici da proporre a multinazionali per l’inserimento nel circuito turistico internazionale”.
Coppola (Direttore Beni Culturali del Complesso di Santa Maria del Pozzo): “Chi viene a visitare il nostro sito, compie un viaggio nella storia d’Europa tra l’XI ed il XVIII secolo, tra Angioini e Aragonesi, affreschi del trecento e seicento ed un patrimonio letterario di quasi 700 testi risalenti tra il ‘400 e l’800”.
Somma Vesuviana, 4 Febbraio – “La Throwback marchio internazionale di moda ha scelto Somma Vesuviana ed esattamente il sito culturale di Santa Maria del Pozzo per le riprese dello spot video che andrà in tutte le sale cinematografiche del Mondo in uscita con il film 007 James Bond. E’ la prima volta che la nostra città ha questa grande opportunità. Il nostro paese ha siti culturali davvero unici che si prestano benissimo a set televisivi. Le riprese sono state già girate in queste settimane presso il Complesso Monumentale di Santa Maria del Pozzo e a tale riguardo ringrazio i Padri Francescani e il Direttore de Beni Culturali del Complesso, Emanuele Coppola. Un grande lavoro promozionale derivante dalla tenacia dell’Assessore ai Beni Culturali, Rosalinda Perna“. Lo ha annunciato Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana.
“Non ci fermiamo. Lo spot della durata di 60” è stato girato interamente nei meravigliosi ambienti del Complesso di Santa Maria del Pozzo. La scelta di Santa Maria del Pozzo è stata presa dalla Throwback casa di moda napoletana affermata a livello internazionale e approvata dal brand James Bond
Una grande vetrina per il paese – ha dichiarato Rosalinda Perna, Assessore ai Beni Culturali di Somma Vesuviana – un modo innovativo di promuovere il territorio. Già nei giorni scorsi Somma è uscita sull’americana ABC in versione spagnola che indicava la Villa Augustea, sito archeologico romano che vede gli scavi a cura dell’Università di Tokyo e dell’Università Suor Orsola Benincasa, tra i siti da visitare in occasione di Procida 2022. Ringraziamo la Throwback che ha girato uno spot davvero coinvolgente, bello. Il solo fatto di legare l’immagine di Somma Vesuviana alla promozione internazionale di grande film, una serie storica nel panorama del Cinema Mondiale, quale è 007 James Bond è un qualcosa di grande per l’intero territorio vesuviano. Come Amministrazione stiamo lavorando alla realizzazione di itinerari culturali, enogastronomici e naturalistici da proporre alle Multinazionali impegnate nella promozione turistica su scala internazionale”.
Il Complesso Monumentale di Santa Maria del Pozzo location dello spot girato dalla Thorowback
“Il complesso monumentale Santa Maria del Pozzo è un gioiello architettonico della Città di Somma Vesuviana, provincia di Napoli, che testimonia ben duemila anni di storia. Oggi, grazie all’ultimo intervento di restauro, è stato restituito alla collettività in tutto il suo splendore. Il “viaggio” esplorativo parte dal “pozzo” di epoca romano, passando per la sotterranea chiesa angioina, per poi concludersi nel luminoso chiostro del convento cinquecentesco. L’origine di tale appellativo alla Madonna è da attribuirsi: all’antica raffigurazione emblematica della Madonna; al pozzo di una vicina villa Paradiso, da non confondere con quello della poca distante Masseria Paradiso – ha dichiarato Emanuele Coppola, Direttore dei Beni Culturali del Complesso Monumentale di Santa Maria del Pozzo – che riforniva tutta la zona d’acqua sorgiva e salubre, subito battezzata acqua della Madonna, pozzo della Madonna, Madonna del Pozzo ed infine cambiato in Santa Maria del Pozzo; all’affresco della Madonna nel cosiddetto pozzo dell’antica villa rustica romana; all’interramento a mo’ di pozzo dell’antica cappella per sfuggire agli iconoclasti; al ritrovamento dell’antica chiesetta mediante una buca dalla quale si ammiravano gli affreschi della Vergine come se fossero in un pozzo”.
Da visitare c’è sicuramente la Chiesa sotterranea.
“Completamente affrescato, l’ambiente conserva, del notevole patrimonio artistico, solo alcuni dipinti d’apprezzata epoca aragonese. Di particolare importanza sono quelli dislocati lungo il lato sinistro della navata, subito sopra le nicchie arcuate cieche, in piccoli riquadri del motivo perimetrale – ha continuato Coppola – raffiguranti scene dell’Antico e Nuovo Testamento. Si tratta di opere che paiono vicine alla personalità di Agostino Tesauro più che a quella di ogni altro pittore locale conosciuto. In alto, invece, si possono osservare, lungo tutta la volta, agresti decorazioni lineari che confluiscono al centro nelle armi aragonesi, nello stemma francescano ed in un altro scudo dove sono inferte le cinque piaghe del Signore Crocifisso, già meditate da San Francesco per nutrire l’anima d’amore. Merita particolare attenzione il pavimento quattrocentesco attribuito al famoso Joan Almursì che venne a lavorare a Napoli per conto di Alfonso I .
Qest’ultimo, già re di Sicilia, fu designato erede del trono di Napoli da Giovannella II d’Angiò e poi sollevato a favore di Renato, figlio del consanguineo Luigi II, scatenando l’ira dell’aragonese. Alfonso, nonostante tutto, si considerò sempre il legittimo destinatario del regno napoletano fino a conquistarlo, segnando, così, il tramonto della dinastia angioina. Somma cadde aragonese alcuni anni prima di Napoli ed è proprio in questo periodo, forse, che Alfonso d’Aragona dotò la chiesa di un pavimento di “rajoletes pintades”, preziose mattonelle maiolicate a forma di losanga esagonale recante al centro un tozzetto quadrato riportante lo scudo d’Aragona inquartato di Durazzo – d’Angiò, per sottintendere l’unione delle due reali casate. Anche se si dimostrasse che le armi non sono di Alfonso I, ma di suo Figlio Ferrante I, rimarrebbe pur certo il dato che il pavimento fu posto in epoca aragonese, come la maggior parte degli affreschi. Poi c’è la Cripta. Là dove oggi vi è una cripta, da anni ormai non più luogo d’inumazione dei frati, sono visibili i segni di quello che era l’antico pronao della chiesa dedicata alla Madonna del Pozzo, con portico colonnato e volta a crociera. Uno spazio cimiteriale, con ossario al centro del pavimento, custodisce notevoli opere d’arte, per lo più riproposte iconografiche della già nota Madonna allattante. Quella molto bella, nella camera a sinistra insieme al Santo genuflesso, è probabilmente d’epoca aragonese. L’altra, invece, nota come “Madonna delle Grazie”, mediatrice nel Mistero del Suffragio, rivela una natura indubbiamente votiva, sottolineata anche dalla raffigurazione in basso del committente e della scritta dedicatoria , poco leggibile. La Vergine è in piedi con ai lati due Angeli ed in basso le anime del purgatorio imploranti. Nello stesso spazio, su maioliche settecentesche e sormontando un altare in muratura, vi era una preziosa immagine dell’Immacolata Concezione con le Sue molteplici ed emblematiche raffigurazioni. L’impianto iconografico dei dodici attributi laterali è da ricercarsi nel Cantico dei Cantici, mentre, quello centrale dell’Immacolata, è fedele alla descrizione dell’Apostolo Giovanni. Oggi, è possibile ammirarla sul ballatoio della scala che porta al piano superiore del convento”.
C’è il Pozzo della Villa rustica romana.
“Dalla sala della chiesa sotterranea si accede, scendendo, ad un’ancora più piccola ed antica cappella comunemente detta “pozzo” dove impera l’affresco di Santa Maria del Pozzo, appunto, oppure del Latte, perché intenta ad allattare Gesù. Il “pozzo”, probabilmente, è ciò che resta di un’antica villa rustica romana adibita alla conservazione del vino, “cella vinaria”, ipotesi avallata dall’imboccatura, in alto, del pozzo stesso e dagli spigoli arrotondati – ha proseguito Coppola – in basso, tipico delle cisterne in muratura, per evitare accumuli nocivi e consentire una più facile pulizia. Stando alle dicerie popolari, sarebbe, invece, parte di un lungo cunicolo che la regina Giovanna, utilizzava come via di fuga o di incontri amorosi segreti, attraversandolo con una carrozza d’oro. E’ probabile che quando fu costruita o ampliata la chiesa nel 1333, si ebbe il fortuito ritrovamento archeologico e si pensò bene di far diventare questo spazio-pozzo parte integrante della struttura religiosa. Oltre all’immagine della Madonna seduta su una panca con Figlio al seno, impreziosita da una cornice in stucco a rilievo e da un altarino marmoreo, aggiunti in epoca barocca, nel pozzo vi sono altre quattro figure intere, l’una di seguito all’altra, purtroppo sbiadite dal tempo e dall’eccessiva umidità. Partendo da sinistra, l’uomo ritratto, reca nella mano destra un libro e nella sinistra una penna d’oca, con a fianco un’immagine della Madonna con Figlio in grembo. Meglio conservate sono le due Sante in ogive dove la prima, da destra, reca fra le mani un giglio mentre l’altra, regge con una mano un libro e con l’altra una palma ed il fatto che sia coronata ci fa pensare che trattasi, forse, di una delle Regine che hanno dimorato a Somma. Questi affreschi, sarebbero affiorati da posteriore pitture del seicento. Roberto d’Angiò, come già detto, dedicò la chiesa a “Nostra Donna”, originario titolo della Madonna Incoronata raffigurata nel catino absidale, ma il culto di Santa Maria del Pozzo era già presente e forte nella popolazione, tanto da condizionare tutte le successive titolazioni del complesso e della zona circostante.
Da vedere c’è il Palinsesto Absidale.
L’abside è la parte più antica e studiata della vecchia struttura di Santa Maria del Pozzo. Il motivo di tanta importanza è dovuto alle molteplici stratificazioni pittoriche risalenti ad un arco di tempo che va dall’XI al XVIII secolo. Possiamo notare un dipinto, dai caratteri bizantini, con il tema dell’ascensione, così come presentato dal Nuovo Testamento, con gli Apostoli posti in semicerchio e con lo sguardo rivolto verso il centro in alto indicando il Cristo ascendente al cielo, coperto dagli strati successivi, poi un altro risalente all’anno 1100 d.C. ed un altro ancora al 1330 d.C.
Questo affresco è il marchio di fabbrica della chiesa voluta da Roberto d’Angiò nel 1333 in quanto raffigura, in tutto il suo splendore, “Nostra Donna” seduta in trono con in braccio il Figlio Pantokrator, alla quale è dedicato l’edificio di culto. Ed ancora un altro del 1660 d.C”.
Attenzione in quanto da visitare sono : il Convento risalente al 1510 quando la regina Giovanna I d’Aragona, III di Napoli, rivolgendosi all’allora Vescovo di Nola Giovan Francesco Bruno acquistò, permutando altri beni, un vasto appezzamento di terreno in Somma Vesuviana con annessa una piccola chiesa dedicata alla Madonna del Pozzo, ma anche il Chiostro con i suoi numerosissimi affreschi in parte restaurati di recente.
“L’antica mensa è detta, impropriamente, “sala del Cenacolo”, a motivo dell’errata denominazione del grande affresco raffigurato che, però, non trattasi dell’Ultima Cena, bensì, delle Nozze di Cana. Quest’opera – ha concluso Coppola – recentemente restaurata, insieme all’altra, traente San Francesco stimmatizzato assistito dagli Angeli, sono di Ilarione Caristo, datate 1721.
Dunque venendo a Santa Maria del Pozzo si compie un viaggio nella storia dell’Europa, tra la dinastia D’Angiò che giunse a Somma Vesuviana nel 1325 e la dominazione spagnola degli Aragonesi iniziata nel 1435. Ed è a loro che è legata l’origine delle chiese sotterranee di Santa Maria del Pozzo. Eventi che hanno lasciato in eredità un grande patrimonio architettonico, artistico, culturale ed anche letterario.
Il fondo libraio è composto da 684 volumi editi tra il 1480 ed il 1779 e provenienti da ogni parte d’Europa. Sono in molti, però, a pensare che gli antichi volumi fossero molti di più e che, come altri cimeli del complesso, siano illecitamente tenuti altrove. Non bisogna dimenticare che Santa Maria del Pozzo, da qualche anno è Sito di Interesse Nazionale riconosciuto tale dal Ministero dei Beni Culturali”.
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