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QUESTO È DISUMANO!

Napoli, 16 Ottobre – Ha preferito morire, il maestro Yuriy Kerpatenko, direttore dell’Opera di Kherson, pur di non tramutarsi in un fantoccio, in una marionetta nelle mani dell’occupante Russo.

Una volta propostogli di tenere un concerto finalizzato a deliziare i timpani dei lacchè di Putin, il direttore si è categoricamente rifiutato: egli non ha dimenticato, infatti, che la proposta proveniva da chi si ostina a sganciare bombe e missili su una repubblica autonoma ed indipendente, sterminando esseri umani soltanto perché figli di un popolo che ha sempre lottato strenuamente per la libertà.

Anche negli anni Quaranta, nel vivo della persecuzione nazi-fascista, si tendeva a rivalersi su chi, come i Polacchi, difendeva con ammirabile risolutezza la cultura e la dignità del proprio paese o dell’etnia cui apparteneva: quando si è animati da desideri pazzoidi e/o da un’inesauribile brama di dominio, finanche il sapere – che è per sua natura internazionale -viene manipolato.

Il linguaggio della musica, egregi Lettori, ha dei caratteri comuni a tutte le nazionalità ed etnie: questi grafemi, posizionati con criterio sul pentagramma, si chiamano figure, e sono ben comprensibili da parte di chiunque abbia studiato almeno i rudimenti dell’arte musicale, di quell’arte che ha come caratteristica principale l’armonia; non sempre è così, purtroppo, perché c’è chi, convinto di possedere un grado di conoscenza superiore, si avvale della musica interpretandone a proprio piacimento i testi e le note di un singolo brano, col proposito di formare una prova tangibile del sottosviluppo della civitas cui appartiene il nemico.

Queste abili tecniche di sofisticazione, messe in atto tanto dai seguaci di Hitler quanto da coloro che Vladimir Putin ha tramutato in bestie, inducono la collettività a formarsi un’idea distorta di quello che il capo carismatico mira a combattere, dunque a considerarlo “razza inferiore”, “senza cultura”, “sottosviluppato”, e via discorrendo: in altri termini, la conoscenza, che dovrebbe costituire un veicolo di pace, si muta di colpo in arma letale.

Sette anni fa, durante la mia permanenza a Dublino per motivi di studio, venni informato che un ensamble di strumentisti, di base nella città Tedesca di Colonia (ove mi son recato l’anno dopo), si sarebbe esibito nella Chiesa di Sant’Anna, non lontano da Saint Stephen’s Green: non indugiai ad acquistare, in rete, il biglietto, considerata la passione che nutro per i capolavori di Mozart, Vivaldi e Bach. Il violinista principale era un talentuoso musicista Ucraino, tale Sergey Didorenko, il quale interpretò con enorme maestria “Le Quattro Stagioni” di Antonio Vivaldi: ad applaudirlo non c’ero soltanto io, ma anche una coppia di Russi che sedeva accanto a me.

Quanto è accaduto a Kherson è senz’altro disumano; anzi, la definirei un’autentica boiata! È mai possibile che non siamo stati in grado di comprendere la portata degli errori di chi ci ha preceduto e, dunque, che non abbiamo evitato (od impedito ad altri) di commetterli?

Auspico che la musica torni quanto prima a trasmettere armonia, pace e rispetto tra le nazioni: non dimentichiamo che la quasi totalità degli organici orchestrali (così come il pubblico di ogni teatro d’opera) si compone di musicisti provenienti da vari Paesi del mondo, amanti del proprio lavoro e, soprattutto, riguardosi l’uno verso l’altro.

Gli spartiti non sono bombe: giù le zampe dalla musica, maledetti carnefici!

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