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Pomigliano d’Arco, funerali di Marcello Colasurdo: il dolore straziante della città

Pomigliano d’Arco, 6 Luglio – Se n’è andato tra migliaia di persone e il suono delle tammorre il cantore delle sofferenze popolari e della contestazione operaia: Marcello Colasurdo, Marcellone, il re della tammorra e dei suoni dei diritti e della dignità per i “femminielli” e per tutti. E’ emersa la Colasurdita, l’impegno di Marcello, vivo più che mai in morte. Proprio oggi che è scoppiata una fabbrica di fuochi d’ artificio a Roccarainola, si sono celebrati i suoi funerali.

Una nuova Flobert come quella di Sant’ Anastasia, quella Flobert, che per non dimenticare, Marcello insieme a Enzo Gragnaniello e a Dario Fo, su progettualità di Enzo La Gatta portarono a teatro: è morto un operaio di 51 anni. Oggi più che mai Marcello dall’ alto dei cieli canta e batte le mani sul tamburello: “Basta morti bianche”. Intanto il dolore di Pomigliano per la perdita di Marcello è tutto in strada. La chiesa di San Felice in pincis non riesce a contenere la folla di persone. Dentro tanti artisti che lo amavano veramente e che con discrezione e dolore sono rimasti in disparte e in punta dei piedi. Ci sono tra gli altri Eugenio Bennato, Almamegretta, Carlo Faiello, Daniele Sepe, 99 Posse, Enzo Gragnaniello affranti e inermi di fronte ad una perdita così grande.

Ci sono i sindaci di Mercogliano, Summonte…la provincia di Avellino amava Marcello e la sua cantata a fronna: “Meglio una tammuriata che una guerra”. Il dolore è muto, fa male con discrezione. Fuori la folla delle migliaia di persone, tra associazioni, militanti politici, comunisti, Rifondazione, grida: “Marcello, Marcello, Marcello”. Scroscianti applausi. Si leva alto il suono delle tammorre proprio come voleva lui. Tra i paranzari c’è anche un bambino. Prende la parola il giornalista de ‘ Il Mattino, critico musicale e fondatore del Premio Carosone, Federico Vacalepre che lancia un messaggio di unità a tutti i musicisti di naccherre, tammorre, puti puti. Tanti anche i politici e gli ex sindaci di Pomigliano, Michele Caiazzo e Antonio Della Ratta, l’ex presidente della provincia di Napoli, Dino Di Palma, il deputato dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, Oreste Scalzone. Per il comune di Pomigliano c’è il vicesindaco Domenico Leone. E poi il «professore» Angelo De Falco, Fausta Vetere della Nccp, Enzo La Gatta e tanti altri.

L’appello va soprattutto alle Nacchere rosse, agli Zezi e a tutti i collettivi operai. Vacalepre lancia un appello accorato nella commozione; del popolo di Marcello: “Marcello aveva messo le ali alla tammorra, abbiamo bisogno delle tammorre unite. Marcello ha cantato contro sfruttatori e padroni, poi, scendeva dal palco col sorriso disarmante e nessuno era più in grado di reagire alle sue denunce in musica. Eugenio Bennato, Marcello e gli Zezi avevano capito che la musica dovesse avere una valenza sociale già negli anni ‘ 60. Noi non abbiamo capito niente .Abbiamo sbagliato tutto. John Turturro e’ venuto da fuori e ha raccontato il Vesuvio,, aveva una visione che noi abbiamo smarrito. Dobbiamo riprendere la cultura del cortile, Marcello voleva questo. La Colasurdita di cui parlavamo nelle nostre lunghe chiacchierate per Marcello è stato impegno per il sociale, militanza, ma soprattutto coerenza. Riprendiamo il percorso”. L’appello di Vacalepre è andato, soprattutto, a Eugenio Bennato in partenza per la notte della Taranta: “Facciamo, fate una notte della tammorra dedicata a Marcello”. Tra la gente a perdita d’occhio ci sono Oreste Scalzone, il fotografo Luciano Ferrara, l’artista Sasa’ Mendoza, la regista teatrale Laura Angiulli e il sindaco di Ospedaletto D’Alpinolo. La città di Montevergine dove Marcello accompagnava tutte le paranze alla salita verso il santuario è con il gonfalone. Assente lo stendardo di Pomigliano d’ Arco.

Dentro è stato uno strazio, tra i tammorrari c’è un giovane cresciuto insieme a Marcello, che gli ha insegnato a suonare la tammorra. Era piccolo e a piazza Primavera era insieme a Marcello a rivendicare diritti per gli studenti e per gli operai: Marcello era il contestatore in musica di tutte le classi sociali. Era un cantore buono e umile. Si canta e con le mani si battono le percussioni sulla bara. Dentro c’è il corpo di Marcello, l’anima è già tra gli angeli a suonare con loro per un mondo migliore, un mondo equo e giusto.

Marcello era nato a Campobasso, ma oramai era un pomiglianese: trasformava la sofferenza in impegno. Marcello era il cuore buono e solidale degli ultimi che si faceva in mille per gli altri. Il cuore rosso: l’amore per gli ultimi e per la vita oltre la vita. Gli artisti quelli degli anni  ’60 che hanno condiviso il suo percorso con i collettivi operai lo rendano immortale.

Anita Capasso

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