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Pfizer e Biontech: al via un vaccino anti-Covid efficace al 90%

Vaccino anti coronavirus in fase 3 di sperimentazione allo studio della Pfizer in collaborazione con la Biontech. Si tratta di un vaccino a Rna.

 

 

Napoli, 13 Novembre – Un vaccino anti-COVID sviluppato congiuntamente dall’americana Pfizer e dalla tedesca BioNTech è risultato efficace nel prevenire il 90 per cento delle infezioni durante la fase tre di sperimentazione, tutt’ora in corso. Ad affermarlo ad inizio settimana il presidente della Pfizer Albert Bourla. L’Unione Europea ha prenotato alla Pfizer 300 milioni di dosi, di cui circa 40 milioni sono destinate all’Italia. Per il via libera alla commercializzazione del farmaco, però, si deve attendere l’autorizzazione da parte della FDA negli Stati Uniti e dalla sua controparte europea, l’EMA.

Una notizia accolta positivamente da tutti gli ambienti, in Europa e oltreoceano; la presidente della Commissione Europea accoglie così la notizia con un tweet: “Ottime notizie da Pfizer e BioNTech sui risultati positivi della loro sperimentazione clinica per un vaccino contro il COVID-19. La scienza europea funziona! La Commissione Europea pronta presto a firmare un contratto con loro per avere fino a 300 milioni di dosi. Nel frattempo, continuiamo a proteggerci a vicenda”.

Il ministro della Salute Roberto Speranza rincara così la dose: “Le notizie di oggi sul vaccino anticovid sono incoraggianti. Ma serve ancora tanta prudenza. La ricerca scientifica è la vera chiave per superare l’emergenza. Nel frattempo, non dobbiamo dimenticare che i comportamenti di ciascuno di noi sono indispensabili per piegare la curva”.

Si tratta di un vaccino a Rna. Vaccini di questo tipo utilizzano la sequenza del materiale genetico del virus, ossia l’acido ribonucleico (Rna), il messaggero molecolare che contiene le istruzioni per costruire le proteine del virus. Un vaccino basato sull’ Rna messaggero è più semplice da sviluppare e produrre se comparato ad altri tipi di vaccino; la scelta di orientarsi in questa direzione è dettata dall’esigenza di riuscire a produrre vaccini in breve termine, ottenendo una risposta immunitaria ottimale. Il processo è il seguente: si somministra l’mRna che controlla la produzione di una proteina contro la quale si vuole scatenare la reazione del sistema immunitario. Nel caso del virus Sars-CoV2, la proteina è la Spike, che attacca le cellule sane e le invade. La proteina Spike, è stato osservato, è in grado di essere riconosciuta dal sistema immunitario umano. Non appena questo avviene, le difese dell’organismo stimolano la produzione di cellule B, che producono anticorpi, e di cellule T, specializzate nel distruggere le cellule infette.

Il commissario per l’emergenza Coronavirus in Italia, Domenico Arcuri, in una conferenza stampa del 12 novembre 2020, fa sapere che si conta di poter vaccinare i primi italiani alla fine del mese di gennaio, oltre al fatto che gli italiani verranno vaccinati in funzione della loro fragilità e potenziale esposizione al virus, ciò vuol dire che il personale sanitario risulterà tra i primi cui verrà somministrato il vaccino, allo stesso modo le persone più anziane e fragili avranno priorità su quelle più giovani.

Sembra quindi intravedersi una via d’uscita da una situazione che ha messo a dura prova le vite di tutti e si è portata via tante vite nel cammino (in Italia si contano 43.589 morti). Dubbi, ansie e preoccupazioni sul funzionamento del vaccino stesso restano; la Johns Hopkins University ha ben pensato di rispondere alle domande più frequenti sul virus e sulla vaccinazione.

 

Come funziona un vaccino?

I vaccini stimolano risposte immunitarie protettive del corpo umano in modo che, qualora una persona venga infettata da un agente patogeno, il sistema immunitario può velocemente impedire che l’infezione si propaghi nel corpo e causi la malattia. In questo modo i vaccini imitano un’infezione senza lasciare che la persona che la contragga si ammali.

Nel caso del virus SARS-CoV-2, anticorpi che bloccano la proteina Spike, presente sulla superficie del virus, sono i più validi per prevenire la malattia, in quanto è proprio la proteina spike che attacca le cellule umane, consentendo al virus di entrare nelle nostre cellule. Bloccando l’entrata si previene l’infezione.

Non tutte le persone colpite dal virus hanno sviluppato sintomi, ci sono anche persone asintomatiche che possono però tramettere il virus ad altri. Allo stesso modo funzionano i vaccini: ci sono alcuni vaccini che non prevengono l’infezione ma prevengono che l’infezione si diffonda nel corpo e causi la malattia; altri possono anche prevenire la trasmissione, in questo modo proteggono anche le persone non vaccinate in quanto hanno minori possibilità di esposizione al virus.

 

Come fare per sapere se un vaccino è sicuro ed efficace?

La sicurezza e l’efficacia di un vaccino è determinata attraverso prove cliniche, ovvero studi condotti in tre fasi per assicurare sicurezza ed efficacia di un vaccino in un numero sempre più grande di volontari.

La fase 1 valuta la sicurezza e il dosaggio di un vaccino in un piccolo numero di persone, generalmente una dozzina di volontari sani. La fase 2 serve a meglio valutare se il vaccino in questione generi o meno una risposta immunitaria. La fase 2 coinvolge centinaia di persone, inclusi gruppi come bambini, persone con particolari condizioni preesistenti, come ad esempio malattie al cuore e persone anziane. In questa fase si valuta anche la sicurezza di un vaccino in quanto eventi avversi e non rintracciati nella prima fase, possono essere identificati grazie a un numero più alto e diversificato di persone coinvolte. Ad ogni modo solamente una successiva fase 3, che coinvolge un numero di test molto più ampio (si parla di migliaia di volontari), può effettivamente dimostrare se il vaccino può proteggere contro la malattia.

 

Quanto tempo ci vorrà prima che si possa distribuire il vaccino dopo che è stato approvato?

Il tempo stimato è dai sei mesi a un anno dopo l’approvazione. Le tempistiche dipendono da quanto rapidamente si possono produrre e distribuire le dosi di vaccino. Viene da sé l’importanza che le persone si fidino del vaccino e siano ben disposte ad essere vaccinate. Solo così si potrà avere un impatto sulla salute pubblica.

 

Anche i bambini verranno vaccinati?

I bambini non riceveranno priorità nei primi tempi di diffusione del vaccino. La maggior parte dei test clinici effettuati si stanno infatti concentrando sulle persone adulte ma andando avanti i bambini verranno inclusi nei test e verranno prodotti dati su sicurezza ed efficacia che il vaccino sia applicabile anche ai bambini. I bambini, infatti, sono meno soggetti a sviluppare malattie in seguito ad aver contratto il virus o a morire di esse, sebbene ciò non sia da escludere. Anche i bambini talvolta hanno sviluppato una grave sindrome infiammatoria, chiamata sindrome infiammatoria multisistema nei bambini. Inoltre, tale categoria può fungere da diffusore del virus, così che garantendo un’adeguata vaccinazione, si può ridurre la trasmissione e tenere sotto controllo la pandemia.

 

Per quanto tempo durerà la protezione del vaccino dopo averlo fatto?

I tempi ancora non si conoscono; le stime sono di poter misurare una protezione a lungo termine- almeno due anni- nei test clinici della fase 3 nonché nei gruppi che per primi riceveranno la vaccinazione. Ma è ancora presto per dirlo con precisione. Ci sono già stati dei casi in cui alcuni individui sono risultati infetti per ben due volte, sebbene la seconda volta in maniera più moderata o senza sviluppare sintomi. E ciò è quello che possiamo aspettarci con una risposta immunitaria che protegge contro i sintomi e la malattia e non contro l’infezione.

 

Se una persona ha già preso il COVID-19, deve comunque vaccinarsi?

Quando le persone si riprendono da alcune infezioni virali, come il morbillo o la parotite, sono protette contro la reinfezione e non dovrebbero essere vaccinate. Tuttavia, per altre malattie, come la polmonite da pneumococco o l’influenza, è importante essere vaccinati nonostante la malattia già avuta perché il vaccino protegge da diversi ceppi o tipi di agente patogeno e quindi può ancora essere prezioso. Non ci sono prove che ci siano differenze significative nella SARS-CoV-2 per giustificare la vaccinazione per questo motivo, ma non si sa ancora per quanto tempo le persone sono protette dopo aver contratto il Covid-19 e quindi se queste persone dovrebbero essere vaccinate. Se la protezione dura solo per diversi mesi, la vaccinazione potrebbe essere di beneficio.

 

Per ulteriori informazioni è sempre bene rimanere informati facendo affidamento a canali ufficiali quali il sito del ministero della Salute (Salute.gov.it) per comunicazioni in merito. Nel frattempo, riprendendo le parole della presidente della commissione europea, continuiamo ad essere cauti e a proteggerci a vicenda.

 

 

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