Cultura

“Non è di maggio”, il nuovo romanzo dello scrittore Luigi Romolo Carrino

Napoli, 18 Febbraio – Luigi Romolo Carrino è autore di fama, conquistata con la scrittura di romanzi, racconti, poesie e testi teatrali, con un successo in crescendo, amato o avversato per la sua scrittura carnale, talvolta scomoda, ma sempre vibrante.

Scrittore consapevole del proprio valore, è diretto nell’esprimere le proprie emozioni e si rapporta con sentimenti forti e veri con il mondo che lo circonda, con uno sguardo penetrante, cogliendolo in tutte le profondità del suo manifestarsi. Dice il vero, Carrino, fino a farsi male. I suoi personaggi si muovono in situazioni difficili, fragili e forti, con una carica di umanità che coinvolge il lettore fino allo spasimo. E nella scrittura, si affacciano, tra luci e ombre, stralci del suo vissuto tormentato, ora diretto, ora romanzato. Dalla lettura dei suoi libri non si esce indenni, l’anima resta travolta da un turbinio di emozioni che non si dimenticano.

Fra le sue opere ricordiamo i romanzi Acqua Storta (Meridiano Zero, 2008), Pozzoromolo (Meridiano Zero 2009, selezionato nel 2011 per il Premio Strega), Esercizi sulla madre (Perdisa Pop 2012, selezionato nel 2013 per il Premio Strega), i romanzi La buona legge di Mariasole (edizioni E/O, 2015), Alcuni avranno il mio perdono (edizioni E/O, 2017), giunto in semifinale al premio Nebbia Gialla.

Oggi Luigi Romolo Carrino si presenta a noi con un nuovo romanzo, Non è di maggio, Arkadia Editore, disponibile dal 25 febbraio nelle librerie.

 

Perché ci ha fatto aspettare tanto dal suo ultimo romanzo?

“Beh, non è dipeso soltanto da me. Ci ho messo del tempo a scriverlo, ma volevo che ogni parola fosse esattamente dove io desideravo che fosse. E poi c’era bisogno di trovare l’editore giusto per questo testo fuori da ogni linea editoriale e che si confronta con il romanzo novecentesco. La maggior parte degli autori italiani non lo fa da decenni. Ci ho provato io, speriamo bene!”

Il romanzo si ispira a qualche autore o testo in particolare?

“Il romanzo è dedicato a due grandi scrittrici del Novecento: Elsa Morante e Anna Maria Ortese. L’ho ambientato a Procida non a caso. La Morante è straordinaria, anche se il romanzo che preferisco è La Storia. Non direi, quindi, ‘ispirato’. Ma di certo il mio testo ha molti debiti con L’isola di Arturo.”

Chi è il protagonista? Com’è nata l’idea del protagonista?

“Non è di maggio racconta l’inadeguatezza di un ragazzo nel mondo (siamo all’inizio degli anni Sessanta). È stato rifiutato dal bene più grande che l’Universo abbia mai conosciuto, quello di una madre, e nei suoi primi anni di vita Salvo imparerà tutto il potere di cui è in possesso: dalla telecinesi alla telepatia, all’abilità di curvare e guardare lo spazio-tempo. Nato davanti al mare di Procida, il bottone più bello del Mediterraneo, eserciterà questi poteri con la mammana-janara Rosina in una terra fatta di donne del popolo e di nobiltà partenopea che non intende essere archiviata dal progresso.

Salvo pensava di essere nato per questo cambiamento. Lui, figlio del cielo, il parto di una stella, il bambino indaco, pensava di essere arrivato sulla Terra per insegnare un nuovo alfabeto dell’amore agli uomini.

Potrebbe essere Salvo il protagonista, ma in realtà non ci sono dei veri protagonisti, almeno non in senso stretto. C’è Rosina la janara, Angela che non riconosce del tutto suo figlio Salvo, Ciccio l’ebreo, Anna la madre di Angela, la commarella di Rosina, la zarellara… E poi c’è Nuccio.

L’idea mi è venuta perché una persona mi ha detto che io ero un indaco, e allora mi sono documentato. Ma tutto qui, niente di esoterico.”

Nuccio, l’amico di Salvo.                                 

“Più di un amico, quasi che se fossero due soli esseri viventi su un Pianeta. Salvo si sente solo sull’isola. L’unico essere umano a cui assomiglia è Nuccio, un ragazzo autistico con il quale abita una sorta di Universo parallelo della comunicazione. Tuttavia, se il luogo privilegiato di Salvo è il cielo, quello di Nuccio è il mare ed è al mare che Nuccio vuole tornare. Nel loro personale “Universo” hanno una comunicazione primigenia, senza l’interferenza di una transcodifica alfabetica fatta di parole che diminuiscono il significato del pensiero. Entrambi sono un regalo per l’umanità terrestre.”

È stato lungo il tempo di gestazione del romanzo?

“Nove anni. Ma nel frattempo, però, ho scritto altro…”

Quando uscirà nelle librerie?

“Esce a fine febbraio.”

Come verranno gestite le presentazioni in questo periodo di lockdown?

“Non ci saranno presentazioni, almeno per il momento. In presenza, intendo. Qualcosa on line farò. Ci saranno dei firmacopie, soprattutto in Campania e nel Lazio, ma tutto sarà gestito in sicurezza. In effetti, la mia salute attuale non mi permette di fare grandi tour come in passato.”

Quali sono le sue aspettative?

“Cosa mi aspetto? È stato complicato scrivere questo romanzo. In tutto il racconto si fa riferimento alla Teoria dei Quanti, alla Relatività, alle leggi dell’Elettromagnetismo, alla Termodinamica, alle leggi della Gravità, alle teorie di unificazione delle leggi principali che regolano il nostro Universo. Non ho inteso attenermi al rigore del pensiero scientifico pedissequamente e anche il rimando a comportamenti dello spettro autistico, come pure le teorie sui bambini indaco, sviluppate dalla parapsicologa Nancy Ann Tappe, sono state strumentali alla narrazione.

Mi piacerebbe che il lettore apprezzasse questo sforzo, che capisca tutto il sottotesto, che comprenda quanta matematica e fisica sia stata trasformata in narrativa semplice. Perché, come diceva Einstein, “la natura è sublime ma non maliziosa”.”

Ci parli del titolo, della copertina.

“Il titolo arriva da Pasolini (Le ceneri di Gramsci). La copertina è una intuizione dei direttori di collana di Arkadia, Ivana e Mariela Peritore, e Patrizio Zurru. Quando l’ho visto ho fatto un salto: era quella giusta.”

Perché la scelta del suo nome per intero rispetto agli altri romanzi?

“Ho attraversato, negli ultimi quattro anni, momenti difficili, sia dal punto di vista professionale sia dal punto di vista personale. Uscire a febbraio, il mese della vita, nella collana SideKar di Arkadia come numero 9 (un numero importante, il numero del miracolo, la Trinità al quadrato) ha per me il significato di una rinascita. A questo punto, ho deciso che anche il nome doveva essere per esteso, una sorta di discontinuità rispetto al passato che – ovviamente – non rinnego.”

Quanto c’è del suo vissuto?

“Tutta l’anima mia.”

La lingua del romanzo.

“La lingua del romanzo sacrifica la morfosintassi a favore dei significanti, è atemporale, italiana e dialettale, oracolante e seduttiva, è la sintesi tra il silenzio e i segni emanati dal corpo, è profezia antica divinata attraverso le leggi fisiche che governano il mondo e prende in prestito un po’ di realismo magico sudamericano e un po’ di magia realistica napoletana, con echi dell’isola morantiana in sottofondo, tutto sottomesso all’incantesimo dei colori di Procida.”

Non ci resta che aspettare l’uscita di Non è di maggio.

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