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Missionari nel mondo: video-intervista a Padre Antonio Perretta

Essere Missionari nel mondo. Diversi gli spunti proposti nella video-intervista a sittiusnews24 da Padre Antonio Perretta, fresco di nomina a direttore nazionale della Pastorale Penitenziaria del Mozambico: il dono della gratuità, il progetto della Casa della Misericordia, l’esperienza con i giovani detenuti, la situazione delle carceri in Mozambico.

Napoli, 25 Agosto – Essere missionari a tempo pieno e scegliere di esserlo per tutta la vita, significa portare il vangelo agli altri, aiutarli davvero a cambiare la loro vita e a capirne lo scopo. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Le parole di Gesù ai suoi, riportate nel Vangelo di Matteo, suggeriscono il segreto di tutto il dinamismo missionario che fa muovere la Chiesa. Per annunciare il Vangelo, suggerisce Papa Francesco “si esce da se stessi e dalle proprie auto-referenzialità, ma poi occorre anche “stare”, rimanere nei luoghi e nelle situazioni in cui il Signore ci fa arrivare”.

Un continuo dinamismo di amore gratuito, proteso verso l’altro e dunque “fare animazione missionaria – sottolinea Bergoglio – non come se fosse un mestiere, ma vivere insieme agli altri, stare ai loro ritmi, chiedere di accompagnarli imparando a camminare con il loro passo”.

Ed è esattamente questo il tratto distintivo di Padre Antonio Perretta, missionario della Comunità Missionaria di Villaregia, attualmente immerso nella realtà del Mozambico, paese dell’Africa meridionale, e in particolare nella capitale Maputo, promotore e responsabile del progetto “la Casa della Misericordia”, una interessante iniziativa che ha in se una funzione sociale e riabilitativa per tanti giovani che vengono aiutati a rielaborare i delitti commessi, a riconoscere e potenziare le loro capacità.

“Credo che la parola gratuità – osserva Padre Antonio nella video-intervista concessa a sittiusnews24 – sia una parola estremamente bella che fa sintesi proprio dell’esperienza missionaria e direi anche dell’esperienza ecclesiale. Dio ci ha dato la vita gratuitamente, la Chiesa ci da la vita spirituale e accompagna con questo spirito di gratuità i suoi figli e noi come figli della Chiesa dobbiamo continuare questo mistero di gratuità verso i nostri fratelli.

 Esserci non come un mestiere a causa di un ritorno di interessi, ma esserci per esserci, amare per amare come diceva san Bernardo di Chiaravalle. La parola gratuità, una parola oggi che a volte è un po’ usata e abusata, vogliamo metterla al centro del dinamismo missionario della Chiesa.

 Non si va ad insegnare, – precisa Padre Antonio –  non si va a dare qualcosa perché siamo superiori, ma si va a condividere ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto: l’amore di Dio, il vangelo, la speranza, e in tutto questo anche la promozione fraterna. E dunque, permettere anche ai nostri fratelli che sono meno fortunati di noi, per tanti motivi, si sentire concretamente l’amore di Dio a partire dalla nostra gratuità, dal nostro voler loro bene come Dio ci vuole bene”.

 

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