Mariglianella, 8 Aprile – Due anni dalla morte del giovane Dennis Perobelli, 19 anni, morto suicida. Mariglianella non dimentica, gli amici non dimenticano quel ragazzino splendido e solare che a momenti vedi ancora correre sulla piazzetta “I ragazzi di oggi”, libero e spensierato dietro ad un pallone. Dennis decise di farla finita dopo essere stato messo per strada. Aveva vagato per giorni, ma poi provato, stanco e logorato nello spirito si impiccò sull’uscio di casa.
Qualche amicizia sbagliata, la perdita del lavoro che aveva al nord a causa del Covid che aveva spinto a razionalizzare le risorse umane. Qualche incomprensione, il dolore confidato a qualche amico e Dennis nel silenzio mise fine alla sua esistenza. Non si era confidato questa volta e nessuno riuscì a fermarlo. E ora che non si può tornare più indietro, abbiamo il dovere di ricordare chi aveva diritto a vivere, ad essere capito e a lavorare senza dovere elemosinare. Con Dennis se n’è andata una parte della gioventù dell’ormai agonizzante piazza “I ragazzi di oggi”. Una piazza nata sotto una cattiva stella tra problemi di ordine pubblico, spaccio e microcriminalità dove per i bravi ragazzi era facile perdersi o rimanere coinvolti in situazioni strane.
Dennis vive nel cuore di chi gli ha voluto bene. Gli amici straziati per rendere imperituro il ricordo lo fecero immortalare in un murales sul muretto dove era solito sostare solo con i suoi pensieri in attesa che arrivasse l’arcobaleno. Dennis voleva solo attenzione e lo fece in maniera sbagliata. Riporto qualche passaggio di ciò che scrissi all’epoca: ”Non viveva negli agi Dennis e non aveva un lavoro. Dopo aver terminato le scuole dell’obbligo aveva tentato di dare una svolta alla sua precarietà emigrando al nord dove aveva pure trovato un lavoro, ma poi il maledetto Covid 19 lo mise fuori. L’attività chiuse e Dennis fu costretto a ritornare in questa provincia che per i figli della povertà non ha mai niente.
Qui tutto è controllato e gestito e se non si ha un nome altisonante o le mani in pasto non si apre nessuna strada. Automaticamente si finisce in quella stragrande fetta invisibile della popolazione. Sono proprio i giovani trasparenti quelli che pagano sulla loro pelle il dramma dell’inquietudine dell’età difficile. Fuori la scuola, lavoro non ce n’è. A portata di mano c’è l’illegalità che assolda manovalanza proprio nei contesti disagiati. Ma come si può sentire un giovane quando non ha un soldo in tasca e quando i sogni via via sfioriscono sotto il peso dei problemi? Se il muretto dove ora campeggia l’immagine di Dennis potesse parlare, chissà quante cose ci direbbe.
E’ depositario di tutti i suoi segreti e di quei rari momenti di felicità. Quel lembo di muro è poesia del dolore. Gli amici non si rassegnano alla sua tragica morte. Dennis si è appeso all’uscio di casa nel cuore della notte e si è lasciato morire. Non vedeva più la luce Dennis, nella sua mente c’era il buio e nessuno ha saputo penetrare nella sua notte portando un poco di luce e calore”. Si è spento anche l’ultimo e flebile raggio di sole. E’ calato il sipario su una giovane vita, una vita che non va dimenticata, ma che deve essere da monito per tutti: i giovani non vanno giudicati ma capiti ed aiutati, tenendoli stretti mano nella mano, lungo questo cammino della vita, complesso e tortuoso. I fragili vanno accompagnati e non isolati, dietro alla spavalderia, a volte si consumano i peggiori drammi.
Anita Capasso
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