Cultura

L’occasione mancata, Vittoria e Vittorio: il legame del possibile cambiamento

Cenni sull’incontro due vedovi illustri

Napoli, 19 Febbraio – Venerdì pomeriggio, stazione di Roma Termini: mi accingo a prendere la TAV per fare rientro a Napoli dopo una trasferta intensa, ma proficua e, al contempo, ristoratrice. Il convoglio, come volevasi dimostrare, era strapieno, dato che non mi avvilisce affatto: approssimandosi il weekend, sapevo, infatti, che mi sarei trovato nel pieno dei ritorni, anche perché, malgrado le previsioni meteo tutt’altro che buone – ed il dilagare di molte infezioni, anche diverse dal Covid -, il Carnevale continuava ad impazzare.

Lungi da me il volermi estraniare, ma, dato il proposito di riflettere che mi animava, non ho indugiato a metter le cuffie nelle orecchie per ascoltare alcuni brani della classica che finanche gli esperti conoscono a malapena (anche perché non ferrati in storia), primo fra tutti il valzer che Johann Strauß padre (l’autore della “Radetzky Marsch”) compose in segno di gratitudine verso l’allora principessa Vittoria, dal cui carisma rimase – non a torto – profondamente ammirato.

Nel 1855, Camillo Benso, Conte di Cavour, organizzò un viaggio nella capitale Britannica per Vittorio Emanuele II, all’epoca Re di Sardegna, con l’intento di fargli instaurare un rapporto d’amicizia con Vittoria (nel frattempo ascesa al trono, essendo morto suo zio, re Guglielmo IV): il Pater Patriae era rimasto vedovo della consorte Maria Adelaide, defunta prematuramente nel pieno della Guerra di Crimea, che vedeva opposti l’Impero Russo e quello Ottomano (supportato da Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna).

La sovrana, esempio lampante di determinazione ed amore verso i propri sudditi, rimase profondamente colpita da Vittorio Emanuele: sebbene lo definisse un tantino strano, nonché sregolato nelle passioni, ne ammirò sin dal primo istante la generosità, l’onestà e la forza d’animo.

Poco dopo l’unificazione della Penisola Italiana sotto un’unica corona, Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, consorte della regina Inglese, morì prematuramente di cancro ai polmoni presso il Castello di Windsor, lasciandola sola con ben nove figli. Tale avvenimento ingenerò un dolore immenso in Vittoria, la quale si ritirò in Scozia per diversi anni, evitando di tornare a Londra e/o di presentarsi in pubblico; tuttavia, in Italia, diversamente da quanto avvenne presso la Corte d’Oltremanica, a nessuno balzò in mente l’idea di far incontrar di nuovo i due sovrani, né tantomeno si pensò ad un possibile matrimonio tra loro, la qual cosa avrebbe potuto costituire tanto sorgente di ristoro per i rispettivi stati d’animo quanto un’occasione di crescita significativa per le nazioni alla cui guida erano preposti.

Ho trascorso l’intero viaggio di rientro ad immaginare cosa sarebbe potuto accadere laddove Vittorio e Vittoria si fossero sposati, non nascondendo il mio ottimismo: un evento del genere avrebbe potuto, invero, anticipare la costituzione di un’unione tra gli stati d’Europa (non dimentichiamo che l’allora regina, trisavola di Elisabetta II, era imparentata con diverse teste coronate), dunque mantenere, almeno apparentemente, la pace tra le stesse per un ampio lasso temporale.

Inoltre, atteso che i soggetti in parola si rivelarono dei grandissimi statisti – contrariamente a quanto asserisce qualche ignorante che si definisce “neo-Borbonico” -, sarebbe sorto tra Italia e Regno Unito un gemellaggio proficuo, che di sicuro avrebbe evitato la ben nota situazione di dissesto in cui, allo stato attuale, versano entrambi i Paesi, a fronte di scelte politiche rivelatesi un fiasco (a titolo d’esempio, giova menzionare la Brexit e l’assistenzialismo, che hanno marcato d’infamia, rispettivamente, il prestigio della Gran Bretagna, stato cosmopolita da sempre, e la Costituzione più bella del mondo, che identifica nel lavoro il fondamento della Repubblica).

Queste mie parole saranno mai recepite ai piani alti dei prestigiosi palazzi di Roma (ed a Westminster), oppure, essendo Carnevale, si tenderà a ritenerle delle semplici chiacchiere? La popolazione come le giudicherà?

Non è dato saperlo, purtroppo, ma…io sono ottimista. Onore alla memoria di Vittorio e Vittoria!

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