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Lo scam delle cryptovalute che prendono il nome da Squid Games

Napoli, 3 Novembre – Da giorni gli appassionati di criptovalute erano in eccitati dalla notizia dell’uscita di una nuova moneta digitale, ispirata a Squid Games, la serie di Netflix più vista nella storia.

Il prezzo dello Squid, così si chiama la moneta, è salito in pochissimo tempo aumentando il suo valore di migliaia di punti percentuali, alimentando le speranze degli investitori. 

Ma non è tutto oro quel che luccica, soprattutto in un mercato volatile come quello delle crypto valute. Come viene riportato da testate autorevoli come la BBC, agli investitori non è permesso ritirare i token comprati dalle piattaforme di trading.

Si tratterebbe infatti di una truffa abbastanza nota nel mondo degli investitori conosciuta comunemente come “rug pull”.

Il meccanismo è semplice. Chi promuove le nuove monete digitali sul mercato, una volta ritenutosi soddisfatto del guadagno che arriva dagli investimenti, blocca l’attività di trading rendendo impossibile la ridistribuzione dei raccolti delle vendite.

È stato calcolato che gli sviluppatori della moneta digitale Squid hanno guadagnato circa 3,38 milioni di dollari (11,5344 milioni di euro), secondo il sito specializzato Gizmodo.

La criptovaluta “Play-to-earn” viene utilizzata dalle persone per acquistare token da spendere nei giochi online e si possono guadagnare più token che possono essere successivamente scambiati con altre criptovalute o valute nazionali.

Per capire l’entità della truffa abbiamo due dati: quanto Squid è uscito sul mercato veniva scambiato a solo 1 centesimi di dollari. In meno di una settimana il suo prezzo è balzato a oltre 2.856 dollari.

Il suo valore è ora crollato del 99,99%, come si legge su CoinMarketCap, sito specializzato in trading e cryptovalute.

Squid è stato annunciato come un token da utilizzare per un nuovo gioco online ispirato alla stessa serie Netflix. Il gioco si attendeva entro un mese dalla data di uscita della moneta.

C’è da dire che gli esperti del mercato avevano già lanciato l’allarme contro questo tipo di trading, cercando di mettere all’erta sprovveduti investitori.

La truffa, come previsto, si è vista alla fine cioè quando le persone che hanno acquistato i token Squid non sono state più in grado di venderli.

Agli occhi più attenti è subito saltato all’occhio come il sito che pubblicizzava i token fosse pieno di errori grammaticali e di ortografia, come se appunto fosse stato messo sù in fretta e furia. Al momento il sito non è più online e anche gli account di social media che promuovevano i token sono scomparsi.

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