Roma, 13 Maggio – Le nascenti associazioni sindacali delle forze armate assistono, in questi giorni, ad un dibattito interno alla Commissione Difesa della Camere. In seno all’organo istituzionale, infatti, si stanno votando gli emendamenti che modificano il testo base 875, a prima firma della Parlamentare On. Emanuela Corda (M5S), per la regolamentazione dei sindacati militari. Uno dei principali nodi da sciogliere, a quanto si apprende, sembrerebbe essere quello sulla competenza del giudice, in bilico tra amministrativo (la competenza al TAR del Lazio candeggiata dagli Stati Maggiori e Comandi Generali) e del giudice del lavoro (chiesta a gran voce dai sindacati già riconosciuti).
“Questa situazione – afferma il segretario generale di Libera Rappresentanza dei Militari, Dr. Marco Votano – sembra aver spaccato la maggioranza in commissione. Da una parte è stato presentato un emendamento a firma del M5S che assegna alle competenze del giudice del Lavoro il comportamento anti sindacale, come avviene per tutti i lavoratori sindacalizzati compresi i dipendenti pubblici e le polizie; dall’altra, si sta valutando l’emendamento presentato dalla Lega tramite il quale si assegnano le competenze del predetto comportamento anti sindacale alla censura da parte del giudice amministrativo”.
Votano spiega le ragione della diatriba: “Se da una parte, chi sostiene la bontà della competenza al giudice amministrativo, lo fa con una singola argomentazione vertente sulla necessità di avere sentenze uniformi che valgono per tutto il territorio nazionale; chi sostiene il contrario rivendica diversi aspetti di criticità. In primis, l’uniformità con tutto il resto delle realtà sindacalizzate, compresi i docenti universitari, in quanto anche quest’ultimi dotati di contratto di diritto pubblico e presenti in tutto il territorio nazionale, seppur assoggettati alla competenza del giudice del lavoro in caso di comportamento anti sindacale. Ulteriore motivazione scaturisce dal fatto che non sempre i giudici amministrativi hanno ammesso quali parti in causa i sindacati, costituitisi parte civile nelle controversie attenenti al rapporto d’impiego e non solo. Se dovesse essere approvata la citata impostazione, che demanda alla competenza del giudice amministrativo la censura del comportamento anti sindacale, non solo ci si ritroverebbe in contrasto con l’articolo 28 dello statuto dei lavoratori, ma le strutture periferiche delle associazioni sindacali rappresentative verrebbero costrette, ove si verifichi illecito, a recarsi presso il tribunale amministrativo del Lazio in Roma per chiedere la sospensione di tale comportamento, con chiaro e non trascurabile aggravio delle spese”.
“Sia la dislocazione territoriale dei tribunali del lavoro, sia gli oltre cinquant’anni di esperienza nel settore che attiene alle controversie e vertenze sindacali – afferma il segretario generale LRM –, non lasciano dubbi sull’inopportunità, da noi ravvisata, di creare un precedente unico in Italia, mortificante, oltremodo, un diritto sindacale. Non si considererebbe il cittadino in divisa alla stregua di un lavoratore, anche quando la materia non andrebbe ad intaccare i preminenti compiti d’istituto. Il dibattito sulla sindacalizzazione riguarda circa 300.000 uomini e donne in divisa e l’attenzione per tutte le sue fasi è altissima. Il Sindacato Libera Rappresentanza dei Militari – conclude – chiede a tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, che si facciano le giuste scelte, dato che verranno condizionate, in modo concreto, le tutele sindacali dei militari per i prossimi decenni”.
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