Napoli, 1 Gennaio – Ci si interroga del perché dell’esistenza di luoghi che attirano le menti, paradisi mistici dove la presenza di una Entità Superiore alletta le nostre attenzioni e ci trasforma in natanti in balìa di oceani di sensazioni positive. Per i credenti queste mete rappresentano indubbiamente motivo di riflessione, di approfondimento, di incontro con se stessi, di profondo studio, diretto alla ricerca di una spiegazione plausibile che non può scaturire da una semplice visione storica bensì dalla immedesimazione e dall’empatia.
La Città Serafica rappresenta quella risposta agli interrogativi dei tanti pellegrini, credenti e non credenti, che l’affollano ogni giorno dell’anno. Ebbene, mi sono imbattuto per le vie di Assisi in questo fine Dicembre alla scoperta di nuove emozioni che mi portassero ad osservare la città in modo diverso dal turista comune, per capire meglio l’inizio della trasformazione di Francesco, la sua conversione, il suo abbandono delle cose materiali per abbracciare completamente quelle spirituali. Nel mio peregrinare, finalmente giungo nel luogo dove ebbe inizio, cioè il Palazzo Vescovile di Assisi e Santa Maria Maggiore. Il Vescovado doveva essere molto differente al tempo di Francesco. Oggi il palazzo è composto da due fabbricati che si appoggiano alla parete meridionale della Chiesa di Santa Maria Maggiore, separati da un cortile, e da un fabbricato verso occidente diviso dagli altri da un secondo cortile; tutti e tre i fabbricati terminano a sud contro un’ala trasversale, la meglio conservata. Si accede da un cortile, oggi “Giardino dei Giusti”, che ha al centro la Statua di San Francesco. Ad est si apre la Sala della Spogliazione, precedentemente chiamata Sala del Trono, sistemata al tempo del vescovo Marcello Crescenzi (1591-1630); ad ovest l’ingresso della Galleria dei Vescovi decorata da Giacomo Giorgetti.
Con i lavori di restauro del 1997 venne alla luce un antico ingresso al vescovado dove probabilmente Francesco venne accompagnato dal padre Pietro di Bernardone dinanzi al vescovo per essere giudicato. Questo ingresso portava a un chiostro all’interno del vescovado e fu proprio in questo luogo che il giovane Francesco rinunciò ai suoi beni. Nel famoso libro “La Leggenda dei tre compagni” del XIII secolo, così viene descritto l’incontro tra Francesco e il Vescovo: << Entrando nella camera del vescovo cavossi tutti li suoi vestimenti, e ponendo sopra essi la pecunia dinanzi al vescovo e al padre e a tutti gli altri circostanti, nudo andò fuora e disse: “Udite tutti e intendete, fino a ora ho chiamato mio padre Pietro di Bernardone; ma perché ho fatto proposito di servire a Dio, gli rendo pecunia, per la quale ero turbato, e inoltre tutti i vestimenti che ebbi del suo, volendo da qui innanzi dire Padre Nostro che sei nei cieli, e non padre Pietro di Bernardone”>>.
Questo, è indubbiamente il momento più importante dell’ascesa di Francesco verso il Signore: l’abbandono dei suoi cari, delle sue ricchezze, dei suoi vestiti, mi porta a paragonare questo gesto con quello operato dagli Apostoli, nell’abbandonare le loro famiglie per seguire Gesù. L’allontanamento dalle cose terrene e materiali per avvicinarsi al Creato e alla spiritualità da parte di Francesco, è senza dubbio un fattore importantissimo per seguire integralmente l’insegnamento del Vangelo. Di seguito, una parte della lettera di frate Francesco Patton Custode di Terra Santa, indirizzata all’Arcivescovo di Assisi Mons. Domenico Sorrentino: “il gesto della spogliazione ci riporta agli anni 1206-1208, agli inizi della sua conversione e vocazione, dopo che aveva già vissuto l’incontro decisivo con il lebbroso e quello col Crocifisso di San Damiano. E’ un momento che appartiene a quella progressiva scoperta della volontà di Dio che caratterizza la giovinezza del “principe delle feste” Francesco e che si chiarirà progressivamente attraverso l’incontro col Vangelo, poi attraverso il dono dei fratelli e la stesura di una prima bozza di Regola ed infine attraverso l’incontro col “Signor Papa” Innocenzo III che nel 1209 approverà oralmente la Regola di vita evangelica…”.
Anche l’Arcivescovo Sorrentino, nel libro “Il Santuario della Spogliazione”, ha fatto emergere con una sua dichiarazione l’importanza del Vescovo Guido quale <<complice di Francesco dello Spirito>>: “Comprese chiaramente di essere testimone di un atto ispirato da Dio al suo servo, carico di un significato misterioso. Così scrive San Bonaventura del Vescovo Guido, che otto secoli fa ebbe la ventura di accogliere tra le sue braccia, avvolgere col suo mantello, e benedire con speciale affetto il giovane Francesco, nell’atto in cui lasciava tutto – fino alla nudità completa – per essere tutto di Dio e dei fratelli. Una icona, quella della spogliazione di Francesco, che meritava di essere riscoperta ed offerta alla meditazione dei pellegrini che vengono alla Città Serafica. Dentro questa icona si delinea non soltanto il cammino del Santo di Assisi, ma il cammino della Chiesa. Non a caso Papa Francesco, il primo Papa che ha voluto darsi il nome del nostro Santo, è anche il primo che ha voluto, in qualche modo, rivivere il suo gesto visitando la Sala della Spogliazione nel Vescovado di Assisi, il 4 ottobre 2013…”.
Oggi la Chiesa di Santa Maria Maggiore è visitata da tantissimi fedeli ed è diventata meta indispensabile per rivivere quei momenti che hanno conferito a Francesco il segno di una vocazione indissolubile. Il 25 dicembre 2016 l’Arcivescovo Sorrentino l’ha decretata Santuario Diocesano con la funzione di “Santuario della Spogliazione”, tenendo conto dei significati di questa “icona” della vita di S. Francesco.
Andrea Montanino
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