Cultura

La Maturità ai tempi del Coronavirus: la sfida degli studenti tra ansie, preoccupazioni e il fardello delle restrizioni

Palma Campania, 28 Giugno –  Svolgere la maturità in tempo di coronavirus non è un’esperienza facile. Molti studenti hanno dovuto fare i conti con una realtà insolita e anche molto complicata: dopo tre mesi di didattica a distanza e, viste le tante novità dall’emergenza coronavirus, questa maturità è senza dubbio diversa da quella di tutti gli altri anni.

La professoressa Anna D’Ursi dell’I.S.I.S. A. Rosmini, docente di italiano e latino nel corso scientifico si esprime sulle novità dell’esame di stato di quest’anno.

La prima e più importante novità è stato lo svolgimento di un elaborato scritto, la cui traccia, consegnata il 30 aprile con scadenza il 30 maggio, presentava una frase di un fisico o di un matematico, la quale costituiva il punto di partenza non solo dello svolgimento dei quesiti delle materie caratterizzanti, ma si doveva collegare anche alle altre discipline oggetto d’esame.

 Altre importanti novità hanno riguardato la presentazione di una unità didattica d’educazione civica in relazione ad alcuni articoli della nostra Costituzione, inoltre gli alunni hanno arricchito il loro percorso scolastico con la presentazione del curriculo dello studente, in cui sono confluite sia esperienze formative scolastiche che extrascolastiche.  Un altro momento importante del colloquio d’esame è stato la presentazione del percorso P.C.T.O., ex alternanza scuola lavoro, in power point, che ha attestato l’acquisizione di competenze digitali richieste dall’agenda 2030 e collegate ai percorsi formativi sulla sostenibilità.”

 

Considerata la didattica a distanza e l’isolamento a cui i ragazzi sono stati sottoposti in un lungo periodo di difficoltà pandemica, come ha cercato di venire loro incontro?

“Il mio sostegno ai ragazzi credo sia stato costante ed efficace, non ha riguardato solo l’aspetto prettamente didattico, ma ha avuto soprattutto cura dell’attenzione e dell’ascolto, sostenendoli ogni volta che c’è stata necessità, rispondendo alle loro richieste, anche oltre l’orario scolastico”. 

Protagonisti della maturità dell’anno 2021 sono stati i giovani studenti segnati dal virus, che in quest’anno storico hanno dovuto affrontare ansie, preoccupazioni, e superare una prova durissima: le difficoltà causate dalle restrizioni.  Non vogliono essere considerati una generazione di serie B.

A dimostrarcelo Natale Peluso, Melania Sepe e Adriana Trinchese, tre maturandi della classe V^ B scientifico, che con mascherine abbassate e a distanza di due metri dalla commissione esaminatrice, hanno appena concluso gli esami, sessanta minuti spesi a dare il meglio di sé. I tre, legati da profonda amicizia e collaborazione, si sono supportati a vicenda in un percorso di studi che li avrebbe portati alla maturità più forti.

Ecco le storie, le speranze, le ambizioni raccolte. 

Natale Peluso, soddisfatto del suo colloquio, si presta con entusiasmo a rispondere alla mia domanda:

L’esame ti ha dato la possibilità di trattare qualche argomento specifico a cui tenevi particolarmente?

 “Durante il colloquio orale della mia maturità ho avuto la possibilità, nell’ambito dello studio di educazione civica, di trattare del DdL Zan, un argomento, a mio parere, molto importante e quindi quale luogo migliore per parlarne? Fin da subito ho avuto pieno sostegno da parte dei miei docenti e in fase d’esame si è creato un clima favorevole per un dialogo critico su quanto sta succedendo in Italia, con i pro e i contro. È arrivato il momento di portare queste tematiche anche nell’ambiente scolastico, un ambiente libero (come lo è stato per me), un ambiente formativo. Bisogna educare i ragazzi all’affettività, al rispetto e alla preservazione delle proprie libertà individuali garantite dalla Costituzione. Il tema delle discriminazioni di genere come quello dell’omosessualità ha intessuto tutta la letteratura latina e italiana. Ripercorrendo alcuni degli autori più importanti, ho avuto la possibilità di riflettere sui diversi punti di vista riguardo il tema trattato. Il cammino da percorrere è ancora lungo e troverà, come in ogni evento della vita, degli ostacoli. Ecco perché spetta proprio alla scuola far maturare un’apertura mentale che contempli il rispetto per tutti. Fin dal primo giorno di scuola mi è stato detto “Voi sarete la generazione futura”, quindi dobbiamo impegnarci per costruire il nostro futuro. – Convinto delle sue idee, il giovane afferma – Il  DdL Zan non limita le libertà ma le estende, eppure sta suscitando molte polemiche. Le discriminazioni esistono ancora oggi e questo mi rammarica, -chiosa Peluso – perché nonostante l’istruzione e la cultura non tutti riescono a fare quel passo avanti per rendere il mondo un posto migliore e vivibile per tutti, indipendentemente dal colore della pelle, dal sesso, dall’identità di genere, dall’orientamento sessuale e dalle proprie disabilità.”

Credete nella valenza dell’esame?

La giovane studentessa Melania Sepe risponde. “Penso che tutto un po’ dipenda dall’idea di ‘maturità’ che ‘costruiamo’ per noi in base a ciò che vorremmo essere e diventare. L’esame è solo un pretesto per festeggiare la fine del liceo; la fine di una realtà a cui ci siamo abituati per molto tempo. La nostalgia forse è dovuta a questo, la consapevolezza che le cose inizino a diventare ‘serie’ e che il ‘tanto sono ragazzi’ diventi un’espressione lontana. La paura di quello che verrà dopo, l’università, il lavoro, l’indipendenza, la responsabilità, supera di gran lunga la paura dell’esame di Stato. Quando arriva il tuo turno, ti siedi, firmi e iniziano i sessanta minuti, pensi solo a quando ritornerai a casa e potrai dire di aver fatto qualcosa che tutti hanno fatto prima di te. La frenesia termina prima ancora che i voti finali vengano pubblicati. Quindi l’esame diventa solo il trampolino per poter saltare alla fase successiva, – afferma la giovanissima e continua ponderata nelle sue espressioni – Penso che in questo consista la valenza dell’esame di Stato: limitarsi a certificare i cinque anni precedenti perché la maturità sta lì, e a mio modesto parere, non la si acquista in sessanta minuti di colloquio. Quindi per rispondere alla domanda, sì, credo nella valenza dell’esame di Stato, ma solo sotto forma di attestato, non di voto finale. Quando sei davanti alla commissione devi avere la mente completamente libera, accettare l’idea che tutto possa prendere una piega diversa da quella sperata e devo ammettere di aver dovuto mettere da parte l’orgoglio, ignorare i borbottii e le chiacchiere fuori luogo, perché accade che, mentre si è occupati nell’esposizione di una materia, qualche docente che non è di quella disciplina cronometra il tempo, un altro si alza per rispondere a qualche messaggio, e alla fine ti senti chiedere di ripetere perché non stavano prestando attenzione. Non posso non comprenderli, come loro comprenderanno il motivo per il quale pensavo che l’esame fosse un importante momento, l’assaggio di un’eventuale carriera universitaria e sancisse il passaggio nel mondo degli adulti. – Sepe continua a parlare con compostezza di idee- Devo ammettere di non essermi sentita molto gratificata e felice. Non ho conquistato ed affrontato nulla che non avessi già ottenuto e vissuto in precedenza. Per questo motivo penso che l’esame abbia un’importanza solo formale e che la qualità della mia esperienza scolastica non vada calcolata nei cinque minuti tra un candidato e un altro. Forse la mia risposta è dettata dal fatto che noi alunni abbiamo smesso di vivere fisicamente la scuola con l’inizio della pandemia e il rapporto con l’istituito si è irrigidito a causa dell’impossibilità di conoscere da vicino, di vedere, di toccare. È mancato il momento in cui abbiamo potuto realmente capire che tutto stava per terminare. È terminato e basta. Abbiamo affrontato l’abbandono prima del dovuto e a piccole dosi.

Adriana Trinchese prende subito la parola, esternando le sue idee sulle difficoltà incontrate quest’anno relativamente alla preparazione dell’esame di stato in situazioni Dad.

 “È stata un’esperienza assolutamente inedita. L’accettazione emozionale di un atipico percorso didattico-formativo, connotato dalla solitudine, dettato dal ricorso forzato a modalità comunicative tecnologiche (cellulari, PC), ha messo a dura prova tutti noi.

Sicuramente l’impegno, maggiormente concentrato nella preparazione conclusiva all’esame di maturità, ed i compiti specifici sono aumentati, rispetto alle lezioni tradizionali, anche perché è stato arduo abituarsi ad un percorso di crescita privo di rapporti personali con compagni e docenti (con i quali un diretto contatto costituisce guida essenziale).

Anche gli stessi docenti, per garantire assistenza continuativa e soddisfacimento alla richiesta di approfondimento didattico, hanno dovuto riversare particolare impegno per soddisfare le esigenze dei singoli allievi.

La Dad ha comportato una continuità nel lavoro e si è caratterizzata per la mancanza di orari ben scanditi e di pause, coinvolgendo alunni e professori in un loop infinito di spiegazioni, interrogazioni, verifiche.

Il tutto è stato amplificato poi, nel mio caso e sicuramente in quello di altri ragazzi, dalla preparazione per i test universitari, che è stata impegnativa e sacrificata. Il messaggio più importante che mi sento di dare dopo questi due difficili anni è che bisogna sapersi adattare dinanzi ai cambiamenti, anche radicali, senza però mai piegarsi.’

Quali progetti per il futuro?

“Spesso il pensiero che mi permetteva di continuare a lavorare arduamente era la consapevolezza che lo stessi facendo per il mio futuro e per la mia realizzazione personale, per poter affrontare il percorso di studi in medicina e chirurgia, che tanto mi appassiona”.

Natale Peluso Mi iscriverò alla facoltà di Lettere. Credo fermamente nel valore formativo della scuola non solo sotto il punto di vista di contenuti didattici, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano”.

E tu Melania?

“Al momento, per quanto riguarda il futuro, ho solo una sensazione che mi sta spingendo a prendere in considerazione giurisprudenza. Non so bene dove voglio arrivare e cosa effettivamente voglia fare, ma l’istinto mi dice così e per il momento mi è concesso seguirlo.

Un augurio splendido per il loro futuro. Questi giovani la maturità se la sono meritata ampiamente a pieni voti e il lungo periodo vissuto in mancanza di socialità e di libertà li ha visti crescere arricchiti da un valore inestimabile che è l’amicizia sana, senza perdersi di coraggio e credendo nella vita alimentando i loro ideali. 

 

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