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Intercettazioni e abuso d’ufficio, Consulenti lavoro: “Terrorizzano PA, valgono un punto di PIL”

Susini Group: “80% dipendenti PA ritiene intercettazioni e abuso d’ufficio un freno a svolgimento loro mansioni e a crescita economica del Paese”

Firenze, 21 Giugno – La riforma della giustizia elaborata dal ministro Nordio prevede, fra le altre, l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e il rafforzamento della privacy dei terzi nelle intercettazioni. Due temi di giustizia che fanno discutere tutti gli addetti ai lavori ormai da lungo tempo e che, soprattutto, si riflettono in modo diretto sulla produttività del mostro Paese.
Il timore di forme di controllo invasive da cui si possono estrapolare intercettazioni manipolabili da chiunque, così come il ricorso al reato di abuso d’ufficio, costa all’Italia quasi un punto di PIL. Questa è la stima di Susini Group S.t.P., studio di Firenze leader nella consulenza del lavoro.
La nuova misura verrebbe “letta” in modi totalmente contrapposti dal Governo e dalle opposizioni. Susini Group S.t.P., indipendentemente dalle posizioni espresse dai partiti politici, ha voluto studiare l’impatto di tali forme di controllo sulla produttività dei dipendenti della PA. I lavoratori impiegati nel settore pubblico in Italia sono circa 3,2 milioni. Intervistando a campione dei lavoratori della Pubblica Amministrazione, è emerso che circa l’80% di loro ritengono le intercettazioni e il reato di abuso d’ufficio un freno allo svolgimento delle loro mansioni e, quindi, alla crescita economica del Paese.
Molti hanno asserito di aver rifiutato di svolgere mansioni di responsabile di ufficio, o addirittura direttivi, per paura di porre la firma su atti e garantirsi l’impunità. D’altronde, asseriscono, sbagliare è umano ma un conto è essere puniti penalmente e un altro con una lettera di richiamo. Anche dare consigli agli utenti è diventato difficile poiché se malintesi sono passibili di reati penali. Il timore di forme di controllo così invasive da cui si possono estrapolare intercettazioni manipolabili da chiunque, così come il ricorso al reato di abuso d’ufficio, costa all’Italia quasi un punto di PIL.
«Se aggiungiamo a quanto appena detto che lo Stato Italiano spende oltre 200 milioni di euro l’anno per l’attività giudiziaria di intercettazione e che il 20% del costo, di oltre 6 miliardi, per il funzionamento dei tribunali è imputabile alla troppa burocrazia e lentezza dei processi, senza considerare il danno che viene provocato al cittadino, si comprende chiaramente che occorrono misure acceleratorie delle procedure e soluzioni più discrete per controllare l’operato dei lavoratori nella PA se non vogliamo continuare ad avere disservizi che comportano inevitabilmente minore produttività dell’apparato pubblico con conseguente aggravamento dei danni patrimoniali», commenta Sandro Susini, fondatore di Susini Group S.t.P.
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