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Dopo la magica befana resta l’ambiente locale e globale aperto a nuovi equilibri con la consapevolezza da percepire

Napoli, 12 Gennaio – A teatro ci andavo nell’ambiente di Napoli del 1971 ed apprezzavo il globale Nabucco di Giuseppe Verdi al teatro San Carlo che il locale, più piccolo e modesto teatro di via Foria, di Eduardo De Filippo che recitava, per noi studenti universitari  con biglietto scontato, “Il Monumento”. Gli italiani non sono secondi a nessuno nell’arte teatrale imitata anche dall’imperatore romano Nerone. Alla scuola di Nerone pare siano andati non pochi che recitano nel  teatro politico italiano attuale e la recita, visto il maestro non può che essere di poco valore per non dire di alcun valore e disvalore. Ma torniamo alle feste che ancora profumano di magico e di passato ambientale umano. Nella civiltà pastorale del piccolo ambiente del mio Natale, paesetto di Letino, ma non solo, le calze della befana (una per ciascun bambino della famiglia letinese) erano appese sotto il camino del focolare, per la magica notte. Molti le agganciavano direttamente alla catena del focolare ed attendevano l’indomani per vederle piene di doni graditi come caramelle, biscottini. Oppure, ma solo per i cattivi bambini, sgraditi pezzetti di carbone. Spesso la saggezza dei miei pastori anziani assegnava ai bambini buoni e meno buoni sia gli uni che gli altri doni in proporzione al segno premiante e punitivo da lasciare nell’educazione generazionale. Questi aspetti dell’ambiente locale letinesi non li ho inseriti nel mio nuovo, forse ultimo saggio data l’età, dedicato più al globale ambiente che locale. Anche il lavoro ha per titolo Canale di Pace in ricordo del toponimo letinese dove i miei nonni possedevano una masseria con lo stazzo per gli ovini transumanti lungo il tratturo Pescasseroli-Candela. Ma torniamo a parlare ancora un po’ d’ambiente di magica befana. Nell’ambiente letinese il mito, i riti e il magico (come pure Alife, Bojano, Caserta, Napoli, Padova, Scisciano,  Teano, ecc.) si sono molto ridotti dopo il boom economico italiano del ventennio 1953-73, ma non poco è rimasto, più o meno come altrove, nell’ambiente culturale precristiano e cristiano. La spiegazione dei doni fatti dalla befana, secondo una leggenda risalente intorno al XII secolo, sarebbe collegata ai Re Magi che non riuscendo a trovare la strada per Betlemme chiesero informazioni ad una vecchietta che sgarbatamente si rifiutò di ascoltarli. In seguito, la donna pentitasi di tale azione preparò un sacco pieno di dolci e si mise a cercarli, fermandosi ad ogni casa a donare dolciumi ai bambini nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora questa vecchietta nella notte tra il 5 e il 6 gennaio girerebbe per il mondo, facendo regali ai bambini, per farsi perdonare. La Befana nel tempo si è configurata come una strega benevola, generosa dispensatrice di frutti della terra. I suoi doni alimentari quali frutta secca, mele, arance, vanno letti come offerte primiziali, che, richiamando i semi della terra, vengono ad esercitare una funzione propiziatoria. Il carbone, antico simbolo rituale dei falò, inizialmente veniva inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci, in ricordo del rinnovamento stagionale. Poi la cultura cattolica trasformò il carbone in simbolo di punizione per i bambini che si erano comportati male durante l’anno. In realtà è soprattutto la sintesi cristiana delle numerose divinità pagane di inizio anno. Come la ninfa Egeria, divina consigliera di Numa Pompilio, il secondo dei 7 re di Roma, che alle calende di gennaio appendeva una calza nella grotta della dea per ritrovarla l’indomani piena di regali, ma anche di ammonimenti e profezie. E come la dea Strenia, da cui deriva il nostro termine strenna. Che in origine era il dono a base di fave, frutta secca e dolci a forma di bamboline e animaletti che i Romani regalavano ai bambini nei primi giorni dell’anno durante la festa delle statuette, la cosiddetta Sigillaria. Mi riferisce l’ex collega e prete ortodosso romeno che anche là la Befana è magica. Terminata l’Epifania 2021, con la calza della Befana che già il secondo dei 7 re di Roma usava, eccoci a vivere i problemi e finchè ci sono si vive! Ma come si vive? In che ambiente viviamo e vivremo? Nell’ambiente politico italiano il  Partito Democratico invita ad evitare “crisi al buio” e invoca “un vero patto di legislatura che rilanci l’azione di governo”. Dalle file dell’ opposizione Tajani torna a ribadire che il centrodestra è compatto e non arriveranno “soccorsi azzurri” in aiuto del premier Conte. “Questi non hanno ancora scritto il testo del Recovery Plan. Ma che cosa stiamo aspettando?”. Lo scrive su Twitter il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, postando uno spezzone di una sua intervista tv di ieri a Stasera Italia, su Retequattro. Mentre nell’ambiente politico italiano l’ex premier, M. Renzi avverte, gli altri attori politici italiani, che non si può continuare a fingere ma bisogna agire per usare i soldi nella sanità, scuola nonché delegare il controllo dei servizi segreti (che Conte conserva monocraticamente) qualche notizia speranzosa giunge da fuori. Questa è una notizia più positiva per l’ambiente naturale e giunge dall’OMM: il buco dell’ozonosfera si è chiuso. Finalmente una notizia che dà speranza per continuare a confidare ancora negli organismi internazionali che ci informano  e spesso governano, con qualche ombra non illuminata e illuminante, le informazioni, come ad esempio per l’OMS che ci informa sulla pandemia in corso, stessa OMS che la Cina oggi comincia a non fidarsi più. Ecco dunque un’informazione, quella dell’ozonosfera non più minacciata dai gas freon prodotti dall’ambiente culturale-economico sull’ambiente naturale non dettata dalla moda dell’ecocatastrofismo. Per Ambiente, non mi stancherò mai di ribadire al lettore, bisogna intendere anche quello culturale e non solo naturale. L’uomo è artefice del proprio ambiente che può sia migliorare che peggiorare a seconda se si comporta da suddito accondiscendente delle malefatte o da cittadino consapevole ed attivo nella democrazia, come recita l’art. 4 della Costituzione.

Il mondo procede spedito verso nuovi equilibri ambientali locali e globali, mentre l’Italia assiste impotente al teatrino politico e con commedianti miseri che emanano continui messaggi confusionari. I primi nuovi equilibri hanno come esempio emblematico l’Unione Europea. In tempo di pandemia, e di difficoltoso arrivo dei vaccini anticovid19 (che non lasciano ben sperare per un nuovo anno migliore per il lentissimo statalismo distributivo dei vaccini), un pezzo rilevante dell’Unione Europea, la Gran Bretagna, se ne esce, frenando l’evoluzione sovranazionale dei popoli europei. Perché la brexit se quasi metà degli inglesi non la voleva ad iniziare dai londinesi?  Per rispondere all’interrogativo dell’uomo comune bisogna ricorrere, tra l’altro, alla luce sottilelumina lina in romeno- dell’Ecologia Umana, che studia l’ambiente sia locale che globale. Tale scienza appresa all’Università di Padova consorziata con altre università francesi, svizzere, belghe, portoghesi e spagnole, procede con un’analisi ambientale- ambiente inteso come sistema di natura e cultura- multi, inter e transdisciplinare. Ambiente è un insieme di Natura e Cultura, che in matematica si esprime: A=N+C. Ne consegue che C=A-N. Eccoci all’innovazione, che vede la cultura che plasma e rende l’Uomo o Cittadino è artefice ambientale. In questi anni il Fisico, d’origine vicentina, Federico Faggin, superdecorato scienziato in Usa, tenta di rivoluzionare non poco del pensiero filosofico e scientifico su che cos’è la consapevolezza-coscienza. Egli sostiene che la coscienza è una faccia interna della realtà esterna e tenta di trovare risposte nella meccanica quantistica, che dovrebbe sostituire l’interesse filosofico tradizionale verso la spiritualità, che pone sotto l’osservazione e la dissezione col bisturi e lanterna della scienza dei quanti o fotoni d’energia non solo informazione, dice a differenza di altri di quel sapere. Nel mio caso, invece, trovo nello studio dell’ambiente più risposte ai problemi ambientali: naturali, economici, politici. Spesso la scienza resta ferma in vicoli ciechi della ridondanza accademica, poi qualcuno, fuori dal coro rindondante, apre nuove strade come è accaduto non poche volte: solo che all’inizio il pioniere della scienza resta nemo profeta in patria e addirittura ostacolato e deriso da luminari acclarati ed autorità precostituite. Queste ultime sono soprattutto in ambiti universitari dove i curricula sono precuciti, quasi come una tonaca monacale, su misura per far carriera con pubblicazioni frequenti di neofiti e con modalità fisse. Agli innovatori la strada resta in salita, mentre gli altri ”dalla magiatoia bassa” dicevano a Letino i padri come il mio,  vengono riservati posti per non sudare. Nel Mezzogiorno d’Italia si chiama ”il posto per sedere” perché se c’è da lavorare e da sudare che posto è? E questi negli Enti Locali regionali, provinciali, comunali, comunità montane, consorzi sovra comunali, ecc. abbondano eccome e a dirlo è vox populi-vox dei!

Invece l’innovatore studia l’aspetto sia della percezione che della comprensione o clic che il fisico e inventore, Federico Faggin, vede necessarie per studiare la Consapevolezza- Coscienza nella sua IV vita descritta nel saggio Silicio. “Pisa, l’intervista a Federico Faggin, l’inventore del microprocessore, da Cultura Scienza del 22 ottobre 2020: Dal microprocessore alla consapevolezza. Federico Faggin è da sempre un pioniere. Anche se si schermisce («al massimo l’invenzione del microprocessore ha accelerato i tempi di 2-3 anni») la sua creazione nel 1971, ha impresso un’accelerazione impressionante alla scienza. Un’accelerazione che tanti, anche tra i suoi colleghi, non hanno ancora compreso. Ora per Faggin la frontiera si sposta ancora una volta. Non all’esterno dell’uomo, ma al suo interno. E per studiarlo (in modo scientifico) bisogna rovesciare dogmi e annullare convinzioni largamente diffuse anche all’interno della comunità scientifica. Per farlo Faggin ha dato vita a una fondazione, la Federico and Elvia Faggin Foundation. «Il cui primo scopo è dimostrare che la consapevolezza non è un epifenomeno del cervello. Siamo stati abituati a pensarci come macchine – spiega Faggin –  ma questo non è vero. E ciò che ci rende superiori è la consapevolezza. La maschera che guarda il globo terracqueo potrebbe essere malefica o benefica come l’uso delle scoperte scientifiche e le applicazioni tecnologiche. La prima potrebbe essere la possibile dittatura in corso della tecnologia digitale manipolata da potenti centri d’interesse finanziario e politico di conseguenza, come dice pure il cittadino maturo, F. Faggin, ma non solo come ad esempio un prete e direttore di Radio Maria, padre Fanzaga, appartenente all’ordine religioso degli scolopi e alle scuole pie, che parla di ”Covid come progetto progetto criminale dell’elite…”. La seconda è la scienza in buone mani del cittadino non suddito dipendente dalle opinioni seminate maliziosamente da altri meno istruiti al bene. Nel mio saggio ”Canale di Pace…” tratto dell’evoluzione del suddito a cittadino e preconizzo un futuro stato federato globale degli attuali oltre 200. L’ambiente economico, sociale e politico dei Pesi dell’Unione Europea, a fatica, aveva trovato un equilibro pacifico d’unità sovranazionale, quando la Gran Bretagna decide, sia pure a stretta maggioranza popolare, di remare contro ed uscirne con la brexit, ratificata definitivamente in questi giorni. L’equilibro raggiunto non era dei migliori e molte cose bisognava ancora fare per giungere all’obiettivo dell’Unione Europea Federale con una sola voce in politica estera, interna, scolastica, culturale, agricola, energetica, ecc. e non solo, purtroppo, ad una unione bancaria raffinata per speculare sugli uni e premiare altri come la Germania. Ero ad insegnare in Romania il primo gennaio 2007, quando quel Paese entrò a far parte dell’Unione Europea pur restando con la propria moneta, il leo.  Dopo millenni di progressi non sono bastati per allentare le tensioni nazionalistiche e religiose nell’ambiente globale ed europeo. L’Europa poi era da 75 anni che non conosceva guerre fratricide, fatta eccezione per quelle nella ex Iugoslavia. Per alcuni aspetti le tensioni globali, più che europee, subiscono periodici incrementi come nell’ultimo lustro per le discriminazioni, i maltrattamenti e le privazioni dei diritti fondamentali sulla base del culto o variante del sacro che è in tutti gli individui della specie Homo sapiens, quasi 8 miliardi. L’Unione Europea si estende su di un territorio di oltre 4 milioni di kmq con una popolazione di 447 milioni di persone, con un Pil pro capite di 14 mila e. e con una moneta unica, l’euro, in 19 Paesi, restano monete tradizionali: corona ceca, danese e svedese, fiorino ungherese, Kruna croata, lev bulgaro e leu romeno. Con la sua tecnologia e cultura l’Unione E. rappresenta, potenzialmente, la punta di diamante delle democrazie avanzate sia pure con non pochi problemi ancora da risolvere ad iniziare dalla potenza finanziaria dell’euro pesante tedesco a scapito di altre aree o ambienti meno forti economicamente. Tra le superpotenze solo gli Usa rappresentano un modello avanzato economico e civile per il pluripartitismo, la libera stampa, ecc. nonostante il recente episodio raccapricciante del passaggio dei poteri presidenziali, che si spera sia una tantum. Gli altri tre sono ancora molto più poveri con un Pil pro capite molto basso e soprattutto mancanza di garanzie democratiche on prevalenza del monopartito dominante le istanze sociali e la cultura avanzata anche umanistica e non solo tecnologica. Nell’ambiente globale, alcuni dei 196 Paesi hanno visto un lustro bagnato dal sangue delle minoranze etniche e religiose fino a due genocidi, tra cui il massacro della comunità islamica dei Rohingya perpetrato dalle armate del Myanmar nel 2016. Nemmeno l’ondata pandemica di quest’anno, che pure ha congelato gran parte delle attività economiche, è riuscita ad arginare le repressioni: in alcuni casi, la crisi sanitaria è stata persino sfruttata per aumentare la stretta, con la Cina che la scorsa primavera ha raso al suolo diverse chiese cristiane e accelerato la deportazione degli Uiguri, etnia turcofona, verso i campi di rieducazione. Non è più tempo di tacere: Money.it ha deciso di sostenere Aiuto alla Chiesa che Soffre ONLUS, fondazione pontificia che realizza oltre 5.300 progetti umanitari e pastorali l’anno in 148 paesi nel mondo. Il recentissimo accordo segreto tra Stato Vaticano e Cina comunista forse sta ad indicare un aspetto del problema. In Kenya ho osservato alcuni di questi progetti onlus disseminati in un ampio territorio laddove c’erano le missioni cattoliche. Lo Stato del Vaticano non rema sempre a favore dell’Unione Europea né del mondo cosiddetto occidentale e fa accordi con la dittatura cinese attuale. Ma per chi conosce la Storia un po’, nulla di nuovo realmente! Sempre la Chiesa dal tempo di Costantino il Grande ha praticato l’arte della politica creando i Guelfi in tutta l’Europa ed anche fuori di essa. Anche Dante, quest’anno ricorre il 700esimo anno dalla morte- che era un guelfo bianco fu punito da Bonifacio VIII mentre era ambasciatore di Firenze a Roma e costretto poi a peregrinare per 20 anni fino a morire a Ravenna, dove scrisse il monito per Firenze: “ingrata patria non avrai le mie ossa”. Negli equilibri ambientali politici le 4 grandi potenze globali attuali (Usa, Russia, Cina e India) fanno la corte al Papa: Re di una monarchia assoluta, senza partiti, né sindacati e stampa libera ma solo asservita alla catena di comando gerarchica. Nel mio saggio ”Canale di Pace…” in c. di s., tratto dell’evoluzione del suddito a cittadino senza escludere le nuove forme di vassallaggio politico, mediatico, ecc.. Mi spiace vedere la brexit che prende corpo, ma speriamo ci sia un ravvedimento del popolo inglese che sperimentò la prima forma moderna di Democrazia oltre ad iniziare la rivoluzione industriale con la formazione dei primi sindacati.  Non vorrei, come osservatore non del tutto distratto dell’evoluzione dell’ambiente globale in atto, che la paura degli Usa sia dietro la brexit e l’abbia causata. Forse gli Usa vedono il pericolo di una possibile futura fusione U. E.-Russia? Potrebbe essere! Da che mondo è mondo politico, l’espansionismo dello Stato più ricco genera dipendenze ed amplia la sfera d’influenza e forme di colonialismo non più tradizionale ma finanziario e digitale come la tecnologia 5G cinese? Fatto sta che l’Unione Europea, zoppa della Gran Bretagna, subirà una battuta d’arresto sull’evoluzione del suo cittadino con frenate potenti dei Paesi d’oltralpe verso quelli a sud che non hanno ancora un sistema ambientale evoluto verso la democrazia meno pasticciona, troppo spesso basata su feudi elettorali che impediscono la meritocrazia, i libero mercato e la riduzione della burocrazia. Sarà difficile all’Italia più degli altri partner meridionali dell’U.E. restituire gli interessi a buona parte del Recovery Fond perché non sarà capace di riforme contrarie ai feudi elettorali che neanche la Magistratura, il terzo potere democratico, riesce a non far lievitare sia pure agendo spesso in modo eroico tra interessi della malavita organizzata che rende collusi non pochi funzionari statali soprattutto per gli appalti di opere pubbliche. Forse è ancora poco definito il ruolo sovranazionale dell’UE.: organo legislativo eletto a suffragio universale con competenze di vigilanza e di bilancio. Membri: 705 deputati (membri del Parlamento europeo). Presidente: David-Maria Sassoli. Anno di istituzione: 1952 quale Assemblea comune della Comunità europea del carbone e dell’acciaio; 1962 quale Parlamento europeo, con le prime elezioni dirette nel 1979. Sede: Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo.

Sono lontani i tempi della speranza di unificare in un Organismo sovranazionale l’ambiente politico europeo. Il 25 marzo del 1957 con il Trattato di Roma, l’Unione Europea fa un primo e più significativo salto verso la sovranazionalità. I presidenti Charles Michel e Ursula von der Leyen firmano a Bruxelles l’accordo di recesso della Gran Bretagna dopo 47 anni di partner delll’UE. Il giorno stesso il documento viene poi firmato a Londra da Boris Johnson.  Ma vediamo il Recovery Fund cos’è? Prendo spunto da un servizio apparso su Econopoly. Il colossale contributo, apparentemente benefico dell’U.E. è’ relativo a transizione ecologica; modernizzazione. Istruzione; infrastrutture;  parità di genere e sanità. Cosa sono? I sei comparti economico-sociali in cui verrà ripartito il cosiddetto Recovery Fund o Plan, ovvero quell’iniezione di risorse provenienti dall’Europa pari a circa 200 miliardi che dovrebbero servire non solo per risollevare il Paese dalla crisi pandemica, bensì per traghettarlo nel futuro, vista la mole dell’intervento. I comparti sono in ordine ai fondi più e meno cospicui assegnati con la sanità fanalino di coda, purtroppo. La lettura di quei sei argomenti e della relativa ripartizione monetaria crea, a onor del vero, non pochi problemi e a volte di enormi preoccupazioni nell’ambiente politico dei membri dell’unione. Andiamo per ordine. La “Modernizzazione” del Paese che, ci spiega anche il potere Esecutivo (governo giallo-rosso) significa disporre di una Pubblica Amministrazione efficiente, digitalizzata e sburocratizzata, veramente al servizio del cittadino. Passando alla parità di genere, poi, essa “richiede di intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione in essere nei confronti delle donne che riguardano prioritariamente la partecipazione al mondo del lavoro, la retribuzione e la qualità del lavoro”. E abbiamo già scavalcato ampiamente la soglia dei 100 miliardi, tra transizione, modernizzazione e parità, senza in verità capirci molto. La chiarezza, penso, sia la prima cosa dovuta agli italiani, visto che si tratta di spendere una grossa quantità di denaro che andrà anche restituito. Un secondo aspetto di evidenza macroscopica è di tipo quantitativo e riguarda la modalità di ripartizione delle spese. Pur ribadendo di essere ben conscio delle imposizioni dell’Europa su alcune specifiche voci, l’inaccettabilità della ripartizione si palesa, a mio modo di vedere, dall’analisi del testa-coda, ovvero dal paragone tra la voce più ricca e quella più povera: la prima è rappresentata dalla “transizione ecologica”, mentre il fanalino di coda è la bistrattata sanità. Ma come 9 miliardi? Parliamo di un settore sul quale si è abbattuto uno tsunami senza precedenti, che ha evidenziato l’enorme cifra umana delle persone che ne fanno parte, pur tuttavia non essendo stato ciò sufficiente a coprire i buchi derivanti dalla scarsità di risorse. È vero che non si era mai vista una cosa del genere, ma è altrettanto certo che va fatto tesoro di quest’esperienza, per migliorare la tenuta del sistema e far si che scene come quella delle bare di Bergamo non si debbano rivedere più, in nessun caso. E le bare di Bergamo non si evitano con la green economy, mi spiace. Perciò fa un po’ strano (per usare un eufemismo) vedere oltre 70 miliardi piazzati sulla transizione ecologica e circa un nono nella sanità, che di questa emergenza è stata  protagonista. Il terzo aspetto che mi lascia ulteriormente perplesso riguarda la carenza di contenuti. Dove sono le riforme? Dove sono gli aiuti per le imprese? Dov’è la concretezza dell’intervento, la sostanza? Facciamo un esempio, richiamando il capitolo dell’istruzione dedicato al “Potenziamento della didattica e diritto allo studio”, a cui si associano circa 10 miliardi di euro spiegati in una manciata di parole di una vaghezza incredibile. O, ancora, sulla Giustizia, al di là di propositi di riorganizzazione delle Procure e delle nomine del CSM, non c’è nulla di consistente. Nulla più rispetto alla bozza di legge delega parcheggiata in Parlamento. Oltre a non essere chiaro, il Recovery Plan redatto in questo modo sembra risultare, per i politici italiani di centrosinistra soprattutto, anche privo di contenuti. E a fronte di migliaia di aziende che rischiano di chiudere, non si lascia intravedere loro alcuna prospettiva concreta, fosse anche per un mero effetto “fiducia” che sia da sprono per tener duro e confidare nel futuro. Il via libera del potere esecutivo al nuovo bilancio e il Recovery potranno partire a gennaio 2021, come previsto. Le prime risorse dovrebbero arrivare in primavera. “Con l’intesa raggiunta – ha spiegato un eurodeputato nostrano – l’Unione Europea può finalmente dare inizio alla fase operativa e sbloccare le ingenti risorse destinate al rilancio economico dell’intera Europa. “Stiamo parlando di cifre a dir poco importanti: 1.800 miliardi di euro tra bilancio pluriennale e Recovery Plan, tra cui i 209 miliardi per l’Italia. Ora tocca a noi farci trovare pronti e dimostrare di saper gestire al meglio questi fondi. Le prossime settimane saranno decisive: mi auguro che il Governo italiano – ha concluso l’europarlametare – abbia le idee chiare sui progetti di rilancio per il nostro Paese, a cominciare dal Mezzogiorno”! C’è da sperare che l’accordo U.E.-Gran Bretagna per la brexit non sia un altro cedere dell’U.E. verso chi ha già un suo ambiente commerciale planetario (a fine 1800 la Regina Vittoria, sottomise anche il Sud Africa e il suo regno aveva già 350 milioni di sudditi) ma non ha più interlocutori europei, ma solo d’oltreoceano! L’Ambiente europeo con la brexit si impoverisce, ma soprattutto rischia di porre i sempre più poveri verso i meno poveri con lo Stato che sta a guardare e se lava le mani come il Sannita Ponzio Pilato! In un interessante articolo di E. Anziano in Lucidamente3000, n.181 gennaio 2021: ”Con la motivazione dell’emergenza sanitaria il governo aveva sospeso l’accesso civico agli atti. E la richiesta di dati più accessibili sul contagio rimane per ora inascoltata” vi sono critiche condivisibili per il cittadino, non più suddito di sua maestà la burocrazia o il politichese linguaggio nel misero teatrino di non pochi commedianti politici italiani. Ma leggiamo che scrive” Il 17 marzo 2020, quando ancora il totale di positivi al Covid-19 supera di poco le 31.000 unità, il governo emana il D. L. “Cura Italia”, contenente «misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese». Fra le norme introdotte per il contrasto alla pandemia, una solleva molti dubbi, soprattutto fra giornalisti e Organizzazioni non governative: si decide, infatti, di sospendere fino al 31 maggio 2020 i «termini di risposta alle istanze di accesso civico semplice e civico generalizzato». L’accesso civico è uno strumento, tanto fondamentale quanto ancora poco utilizzato (in Italia) dalla cittadinanza. Esso consente a chiunque di richiedere documenti e informazioni in possesso delle Pubbliche Amministrazioni (Pa). Si distingue in: semplice, riguardante documenti soggetti a obbligo di pubblicazione; e generalizzato (o Foia acronimo di Freedom of Information Act). Quest’ultimo consente l’accesso a documenti ulteriori rispetto a quelli che le Pa devono obbligatoriamente rendere disponibili nella sezione Amministrazione trasparente”. E ancora: ”Senza dilungarsi ulteriormente sulle procedure necessarie per fare richiesta di accesso civico agli atti, è facile intuire quanto sia importante tale strumento per un efficace controllo dal basso dell’operato statale. A maggior ragione in un periodo convulso come quello degli inizi dell’epidemia di coronavirus, quando si è fatto spesso ricorso a procedure emergenziali per l’affidamento di forniture sanitarie. Viene pertanto da chiedersi quale sia stato l’effettivo contributo della sospensione del Foia nella lotta all’epidemia, se non di ridurre la trasparenza dell’operato degli enti pubblici, Istituto superiore di Sanità e Comitato tecnico scientifico (Cts) inclusi, nella gestione dell’emergenza. Emblematico è stato, in questo senso, il caso della richiesta d’accesso ai verbali del Cts, riunitosi fra fine marzo e inizio aprile, da parte della Fondazione Luigi Einaudi: sulle trascrizioni delle riunioni, decisive nell’orientare le misure contenute nei vari Dpcm che dovevano arginare la diffusione del coronavirus, il governo aveva inizialmente posto il segreto di Stato, impedendone di fatto la pubblica consultazione. Salvo poi ritrattare, anche a causa della pressione mediatica, e avallare, a inizio agosto, la richiesta della Fondazione Einaudi. La sospensione dell’accesso civico, benché la pandemia continui a imperversare, è fortunatamente finita con la prima ondata del virus. Questo a maggior ragione fa dubitare della reale intenzione di salvaguardia della pubblica salute della norma inserita nel decreto Cura Italia”. Ricordo che quando ero sindacalista della scuola a Padova (dove di tanto in tanto la transumanza ovina si fa vedere e mi ricorda le origini letinesi pastorali) citavo spesso sia la legge dell’autocertificazione che quella sulla trasparenza nella Pa. Necessaria per aiutare il personale a non essere suddito eventuale dei capricci di qualche autoritarismo che confondeva la sua autorità, normata comunque. La Legge è promulgata sempre dal parlamento ed applicata dai Magistrati in nome del popolo sovrano cioè non più del re, come nel caso di Democrazie come quella italiana e molte altre.

In Democrazia sempre è necessario il controllo che le regole e le norme siano rispettate altrimenti essa potrebbe deviare verso forme non democratiche di equilibrio dei poteri per evitarne quello di un uomo solo come il potere monocratico (Hitler, Stalin, ecc. ne furono esempi). Quando scrivevo (e continuo a “limare” perché uno scritto finche non è pubblicato cioè reso pubblico resta vivo e perfettibile) il saggio “Canale di Pace…” ponevo e pongo in vista vicino al computer di lavoro il mappamondo per ricordarmi che sto esaminando l’ambiente globale e non limitarmi spesso o troppo a quello locale come per altri saggio pubblicati con leolibri.it oppure a mie spese con altre case editrici, sempre non accettando sponsor di parte. Lo studio dell’ambiente globale non è la sommatoria di quelli locali come l’organismo umano non è la semplice sommatoria cellulare, ma è qualcosa di più. Lo stesso utilizzo di più discipline e la loro interconnessione ha bisogno di una competenza transdisciplinare per scrivere, che deve poter contare sulla saggezza di chi scrive. Ma torniamo al citato articolo di Lucidamente3000 per condividere con altri cittadini che il cittadino deve controllare il Palazzo del potere sempre perché in esso potrebbero nascondersi bene malfattori: ”Nonostante la possibilità di accedere agli atti sia stata introdotta nel nostro Paese con grande ritardo (esattamente 50 anni dopo il Freedom of Information Act, promulgato negli Usa nel 1966), i dati resi noti da Fondazione Openpolis certificano quasi il 90% di richieste accolte su sei Comuni campione. Segno che, comunque, la strada è quella giusta. Eppure, le modalità di accesso civico in Italia sono ancora problematiche: come riporta l’Osservatorio Foia di Openpolis, «quasi tutte le regioni pubblicano il registro degli accessi. Ma con modalità e contenuti molto difformi, che spesso vanificano la possibilità di monitoraggio e confronto sull’utilizzo del Foia». Anche per le richieste ai ministeri ci sono «tanti registri diversi e poca uniformità». Un quadro che viene confermato dalla recente richiesta di IrpiMedia sulle mascherine prodotte in Cina da lavoratori uiguri «costretti ai lavori forzati» e vendute anche in Italia. Degli 11 soggetti pubblici ai quali sono state inoltrate richieste di accesso civico generalizzato, per sapere se le aziende incriminate fossero presenti negli elenchi delle stazioni appaltanti, solo tre «hanno risposto pienamente». Gli altri si sono limitati a quelle che gli autori dell’inchiesta definiscono «risposte evasive e insufficienti». Proprio per chiedere più trasparenza sul Covid-19, 162 associazioni e quasi 40.000 cittadini hanno firmato una lettera aperta al presidente del Consiglio, chiedendo «dati pubblici, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili». Oggi c’è la moda delle democrazie presidenziali, che se da una parte garantiscono più compattezza decisionale dall’altra offrono maggiormente il fianco a populismi incontrollati oppure a brogli tecnologici elettorali e l’ambiente locale e globale ne risente. In conclusione l’ambiente locale, Alife, Hong Kong, Buenos Aires, Letino, Mosca, Milano, Napoli, New York, Padova, Parigi, Pechino, Roma, ecc. e globale (composto di oltre 196 stati) chi lo controlla? O meglio chi controlla il controllore? Il cittadino se non è più suddito di antichi bisogni essenziali oppure di nuove dipendenze tecnologiche come il digitale!

 

 

 

 

Giuseppe Pace (Già prof. perfezionato in Ecologia Umana Internazionale)

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