Avella, 10 Ottobre – In occasione della XX edizione delle giornate Nazionali di Archeologia Ritrovata, dedicate alla promozione e valutazione dei siti archeologici poco conosciuti, domenica 8 ottobre una delegazione del Gruppo archeologico Terra di Palma di via Cimitero, Palma Campania, di cui è direttore l’ing. Luigi Sorrentino, si è recata in visita guidata ad Avella, alla riscoperta della grotta di San Michele Arcangelo.
La mattinata di visite guidate a turnazione oraria è stata organizzata dal Gruppo archeologico avellano “Amedeo Maiuri” con a capo il presidente Pietro Luciano, in collaborazione con il Comitato grotte di San Michele e l’ufficio SIAT del Comune di Avella con il patrocinio del Comune di Avella.
I visitatori sono stati accolti dalla preziosa guida del prof. Pietro Luciano, che esaurientemente li ha condotto attraverso la storia del luogo, il cui contributo è pervenuto dallo studioso Carlo Ebanista nella sua monografia “La chiesa rupestre di S. Michele ad Avella”. Ed è grazie al suo lavoro se sono pervenute le fonti delle pitture rupestri e delle testimonianze della cultura materiale.
La grotta di San Michele Arcangelo, chiesa rupestre, inquadrata da Carlo Ebanista nell’ambito della civiltà delle grotte della Campania, è stata riaperta al pubblico il 29 settembre dell’anno in corso, giorno in cui si festeggia il santo. La grotta è stata chiusa al pubblico dal 1996, per il crollo di un’ennesima caduta di massi, che rendeva pericoloso l’accesso ai visitatori. Finalmente, i lavori di messa in sicurezza del sito, luogo di appartenenza per la comunità avellana legato a tradizione, religione e storia hanno dato l’esito tanto atteso, anche troppo desiderato.
Naturalmente il sito nel tempo ha subito vari interventi strutturali. Tanto c’è ancora da fare. L’entrata alla grotta fin dal primo giorno di apertura ha fatto accorrere numerosi visitatori. Indubbiamente si resta estasiati dai resti degli affreschi sacri che presentano le tre cappelle nella roccia dedicate a S. Michele, al Salvatore e all’Immacolata. Visibili altre grotte minori nei fianchi. C’è tanta storia in quelle mura rattoppate rimaste.
La grotta di San Michele, chiesa e monumento patrimonio dell’umanità, si trova ad Avella, provincia di Avellino, regione della Campania. In località Capo di Ciesco, a circa 2 km dal centro abitato della cittadina, in un vallone attraversato dal fiume Clanio. Un luogo ameno, fresco d’estate e frequentato dagli amanti della camminata. Una volta frequentatissimo, lo sanno bene gli avellani, proprio per l’accesso alla grotta, dove la notte di Natale famiglie con al seguito bambini e ragazzi, si recavano per la santa messa e si visitava il presepe in allestimento.
Un luogo di fede venerato per il santo che incarna le forze del bene per proteggere dal male. Infatti l’Arcangelo Michele simboleggia il potere delle forze del bene contro il male. La statua presente nella grotta, risalente al ‘700 viene comunemente raffigurata mentre il santo brandisce una spada o una lancia, con un drago sconfitto ai suoi piedi. Il luogo è rinomato, sebbene resti poco della bellezza antica, ma è forte il significato spirituale che i credenti gli attribuiscono per ottenere protezione e guarigione con la preghiera rivolta al santo, capo degli eserciti celesti e difensore della cristianità.
Il Remondini ci dice che la chiesa rupestre del Medioevo “anticamente era una delle più belle chiese della nostra vetusta e storica cittadina” All’ingresso della grotta sui due lati visibili si possono osservare i resti di costruzioni e di un campanile. Si accede nella cavità scendendo scalini e subito nella prima cavità si notano i resti di una tomba di eremita e un marmo sepolcrale spezzato con scritta, che secondo gli studi del Remondini è importante testimonianza che Avella fosse stata sede vescovile. La visita ha destato grande interesse e apprezzamento per le notizie, informazioni e conoscenze del professore Luciano che ha tenuto ininterrottamente alto l’interesse per la storia dell’area, ignota a molti.
La prima cavità della Grotta, la più antica, a forma semicircolare presenta resti di un antico altare con base rettangolare. Un vano rettangolare immette in una vasca che dovette fungere da fonte battesimale e in seguito da ossario, come testimonia la scoperta delle ossa umane. Le pareti di tutte e tre le cavità presentano interessanti affreschi risalenti dall’epoca paleocristiana all’età moderna. Le pitture rupestri sono state oggetto di studi per storia, i restauri e periodizzazioni, da diversi studiosi come Angelo Bolzelli, Raffaele Pescione, Luigi Napolitano e tanti altri.
La Grotta che era stata utilizzata come riparo per le greggi, abitazione degli eremiti, ricovero per il bestiame, finì poi per essere devastata negli anni ‘60 da ignoti, nella speranza di trovare un tesoro scavando buche profonde. Naturalmente le pitture nei secoli sono andate deteriorandosi anche per la presenza della forte umidità che presentava la Grotta. È da sottolineare che negli anni 1974-75 avvenne la costruzione della scala d’accesso alla grotta e con l’allestimento del presepe in una cavità laterale della cappella di S. Michele avvenne la sparizione di alcuni dipinti.
Il terremoto del 1980 che aveva compromesso la pittura con infiltrazioni di acqua con il restauro c’è stata l’occasione per ritornare a studiare i dipinti. Un’ampia descrizione dello studio che concerne tutti gli aspetti per portare alla luce la Grotta nella sua bellezza e interessamento storico, si può leggere nella rivista Klanion / Clanius del Gruppo Archeologico Avellano per la ricerca storica e lo studio del territorio del direttore responsabile Pietro Luciano.
“Resta il fatto che la riapertura al pubblico della chiesa rupestre, in un ambiente ancora incontaminato potrebbe significare una ricaduta occupazionale, qualora potesse essere visitata da numerosi turisti e ovviamente dai devoti dell’Arcangelo” .
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