Cultura

“Ulisse e le vite degli altri”. Il destino è un burattinaio?

Napoli, 4 Ottobre – Quattro storie narrate (Ulisse, Signora Contessa, Una Birra Chiara, La carrozza numero 5) partono da situazioni di ordinaria quotidianità per poi presentare sviluppi inattesi. I personaggi principali (un senzatetto, un cameriere, un uomo comune, due giovani attori) diventano dei punti di osservazione della vita di altre persone e, con modalità e per finalità differenti, finiscono per diventare attori o complici delle vite altrui. E’ il libro “Ulisse e le vite degli altri. Storie di improbabili incontri con il destino”, scritto da Luigi Santilli, autore molisano di nascita ma romano d’adozione, manager d’azienda, che unisce alla passione per il proprio lavoro quella per la musica e per la scrittura. L’opera, la prima per l’autore, è pubblicata nella collana “I Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore. Qui il destino sembra giocare un ruolo importante. Ma è davvero un burattinaio, come suggerisce l’immagine della copertina?

«Partiamo dal presupposto – racconta Santilli – che sono fortemente convinto che ognuno sia il principale artefice del proprio destino, se inteso nel senso più pieno del termine. Detto questo, la vita ci regala spesso incontri improbabili o imprevisti, ci fa trovare nel posto giusto al momento giusto, o nel posto sbagliato al momento sbagliato, ci trascina in alto o in basso e, poi, ci offre una seconda possibilità che spesso non riusciamo a cogliere. Qui ho voluto un po’ giocare con queste dinamiche».

I personaggi sono messi di fronte a domande etiche e dubbi. In alcuni casi, riescono ad andare in fondo a queste domande, mettendosi in gioco e trovando le risposte, in altri, rimangono fermi alla superficie, non comprendendo fino in fondo nemmeno il senso delle domande stesse. «Il filo conduttore di tutti i racconti – spiega l’autore – è l’incontro casuale con personaggi inattesi, a volte improbabili, che diventa un punto di osservazione privilegiato delle vite degli altri, così vicino e così intimo da riuscire a manipolarle, a plasmarle, a salvarle a volte. Al di là dello svolgimento, più o meno sorprendente delle varie storie, c’è un terreno comune rappresentato dalla domanda su quali debbano essere i confini, anche etici e morali, entro i quali sia lecito e opportuno curiosare prima e poi entrare (o irrompere) nelle vite altrui».

Si inizia con una lettura volutamente leggera, che vuole, invece, condurre in una realtà che si sviluppa in modo sorprendente: e l’imprevedibile diventa un compagno di viaggio nell’esplorazione intima delle vite che scorrono casualmente, dando un nome, un volto e un colore a personaggi anonimi che si incontrano quotidianamente. «Si inizia a scrivere sempre per l’esigenza di stare con sé stessi – afferma Luigi Santilli – in un modo diverso, senza barriere e senza filtri. Ma poi ci si accorge che si sta, con altrettanta forza e impellenza, cercando di comunicare con qualcuno: che siano persone all’interno del proprio universo o che siano lettori sconosciuti. In questo caso, a ispirarmi è stato l’universo che si muove all’interno di tutto ciò che ci sfiora, in modo spesso inconsapevole, nella nostra quotidianità. Persone di cui non sappiamo nulla, da quello che c’è dietro le loro piccole o grandi scelte, al disegno ed alle motivazioni che guidano le loro piccole o grandi azioni, i progetti, la vita stessa».

Lo stile narrativo è vario per ogni racconto, con toni talvolta noir, altre di vero e proprio gothic novel. A spiegare la sua passione per la narrativa contemporanea, preferibilmente italiana e che spazia, appunto, nel noir, è lo stesso autore. «Mi dà la sensazione di partire da un ancoraggio immediato ad una realtà che pare vicina e conosciuta, ma da cui poi si aprono porte a percorsi stravaganti, a viaggi immaginari, a infiniti mondi possibili che confinano con la nostra più o meno ordinaria quotidianità».   

Federica Grisolia

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