Attualita'

SIMPATIA E SPORTIVITÀ

Ricordando teneramente Edrissa (“Idris”) Sanneh

Napoli, 5 Agosto – Ero in giro per le strade di Praja a Mare, in compagnia di alcuni amici di vecchia data, quando ho appreso la notizia che Idris Sanneh, celeberrimo opinionista sportivo Gambiano, era salito in Cielo.

Ora lo immagino sorridente, abbracciato dalle schiere degli Angeli del Signore, mentre esulta per la fine della sua sofferenza, esattamente come quando la sua tanto amata Juventus – all’epoca composta da elementi di grande spessore, anche umano – metteva a segno una rete: non sappiamo ancora quale sia stata la causa della sua dipartita, ma possiamo affermare innegabilmente che egli giammai poteva accettare di trovarsi in un nosocomio, costretto a letto, senza poter scherzare, vedere le partite, esprimere opinioni e deliziare il pubblico.

Già da bambino seguivo, ogni domenica, la trasmissione “Quelli che il calcio” – condotta da Fabio Fazio e Marino Bartoletti (prima) e da Simona Ventura (poi) -, in virtù dell’innata passione che nutro per quella disciplina che, al giorno d’oggi, non può più definirsi «sport»: sono sempre stato un accanito sostenitore dell’Inter – sebbene i miei Cari avessero provato più volte ad abbracciare la fede Partenopea -, dunque…una sorta di «rivale» della Juventus, compagine sostenuta, invece, dal mio migliore amico, ma ho sempre ammirato la personalità di Edrissa Sanneh (meglio noto come “Idris”), che soleva comportarsi come un autentico…dodicesimo uomo in campo del team Torinese in Bianconero, mettendo in luce una simpatia e – soprattutto – una sportività senza paragoni.

Quella Juventus, attiva a cavallo tra la fine degli Anni Novanta e l’avvento del Terzo Millennio, giocava un ottimo calcio: ogni avversario, anche a livello internazionale, faticava duramente ad oltrepassarne la retroguardia od a contenerne l’attacco, ma…anche i centrocampisti di allora non sono affatto da sottovalutare. Idris la sosteneva accanitamente: era da ammirare quell’urlo di gioia che promanava dalla sua bocca quando la Juve andava in goal, la qual cosa lasciava trasparire non un fanatismo, ma un grande amore per lo sport. La vita di Idris non è stata legata esclusivamente al pallone: egli era, tra le tante cose, un abile tennista, un cuoco appassionato e, prima d’ogni altra cosa, una persona dedita agli studi (che, come noto, ha completato in Italia, grazie ad una borsa dell’Università per Stranieri di Perugia).

Nel cuore di chi ama il calcio (e non solo), la morte di Idris ha lasciato un vuoto incolmabile; ma lui si dispiacerebbe assai se piangessimo, perché ci ha insegnato a sorridere sempre, anche di fronte alle avversità: bisogna, infatti, lottare sino all’ultimo secondo per segnare il goal decisivo.

Grazie di tutto, grandissimo Idris: Ti ameremo sempre!

 

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