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SENZA PELI SULLA LINGUA

In ricordo di Luigi Simoni (22 gennaio 1939 – 22 maggio 2020)

Napoli, 28 Maggio – Trovo indubbiamente piacevole sfogliare vecchi album fotografici: rivivere – seppur per pochi istanti – i vecchi tempi è un’occasione per meditare accuratamente riguardo a quanto accaduto nel corso degli anni, ai propri errori, alle buone azioni compiute, a tutte quelle volte in cui avremmo dovuto dare maggior peso alle parole o gestire diversamente le emozioni provate in un determinato istante.

Eppure vi sono raccolte fotografiche e clip video che consentono di rievocare (solo) determinati eventi risalenti a periodi ormai lontani: si pensi agli album di figurine raffiguranti i calciatori attivi a quell’epoca, specie se militanti nella propria squadra del cuore, od anche agli highlights di un incontro calcistico di particolare rilevanza.

Sei giorni fa, mentre passavo in rassegna una raccolta di icone calcistiche risalenti alla stagione 1997-1998, mi contatta un vecchio amico per darmi una triste notizia: proprio in quell’istante Luigi Simoni (meglio conosciuto col diminutivo “Gigi”) aveva esalato l’ultimo respiro nel reparto di terapia intensiva del policlinico di Pisa, ove da tempo era ricoverato in stato comatoso per via di un violento ictus che lo aveva improvvisamente colpito.

Le gesta compiute dal tecnico di Crevalcore alla guida dei Nerazzurri sono ben note a tutti: la vittoria della Coppa Uefa a Parigi – con un secco tre a zero ai danni della Lazio -, il Tricolore sfiorato, la completa rivoluzione del metodo di giuoco, e via discorrendo; eppure, nonostante egli avesse messo in luce le sue indubbie qualità professionali, al termine della stagione venne esonerato dall’allora presidente, Massimo Moratti (a mio dire, si trattò di un errore marchiano – che lo stesso Moratti pare abbia ammesso -, dato che, a partire dalla stagione successiva, iniziò un digiuno di trofei durato sino ai primi anni Duemila).

Quel che è destinato a restare impresso nella mia mente è un episodio occorso durante il Derby d’Italia tra Juventus ed Inter – decisivo per la corsa allo Scudetto -, disputatosi allo stadio “Delle Alpi” e conclusosi con la vittoria dei Bianconeri per uno a zero: nel corso della partita, l’attaccante Nerazzurro Ronaldo veniva ostruito in area di rigore dal difensore Juventino Mark Iuliano, cadendo a terra in séguito al contatto. Per il direttore di gara, sig. Piero Ceccarini, non v’erano gli estremi per concedere la massima punizione: la sua decisione di far proseguire il giuoco suscitò – giustamente – la profonda indignazione dei calciatori e dello staff Nerazzurri, in quanto, nel calcio, ostacolare la progressione dell’avversario è un intervento falloso.

Dopo il danno…..anche la beffa: pochi istanti dopo, l’attaccante – e bandiera – della Juve Alessandro (Alex) Del Piero commetteva una palese irregolarità, tuffandosi a capofitto nell’area avversaria. Per l’arbitro non vi furono dubbi: calcio di rigore!

A questo punto Simoni, in preda ad un’ira achillea, palesò all’arbitro la natura iniqua del metro di giudizio adottato, invitandolo apertis verbis – pur mantenendo l’aplomb che lo ha sempre contraddistinto – a vergognarsi delle proprie decisioni.

La risposta era quasi scontata: il tecnico venne immediatamente allontanato. Già, perché quando vien palesata un’ingiustizia……si cerca sempre di mettere a tacere chi, animato da grande coraggio, fa sentire la propria voce.

Un fatto simile s’è verificato nell’edizione in corso della Serie A, durante il match di ritorno tra l’Inter ed il Cagliari: nel corso della ripresa, l’attaccante Argentino Lautaro Martínez – in forze nell’organico Nerazzurro – veniva atterrato fallosamente a metà campo durante uno scontro aereo. L’arbitro, sig. Manganiello, non si è accorto tuttavia dell’irregolarità e ha lasciato correre, la qual cosa ha fatto perdere le staffe al malcapitato centravanti, che non ha indugiato a protestare platealmente. La conseguenza di ciò è agevolmente desumibile: rosso diretto (e pioggia di fischi da parte dei sostenitori Interisti, rammaricati dall’ennesima ingiustizia commessa nei confronti del club).

Cari Lettori, gli episodi testé narrati c’insegnano che il rispetto reciproco e l’osservanza delle regole sono due pilastri portanti della pacifica convivenza tra simili: a parer mio, è giusto – anzi, necessario – assumere un atteggiamento riguardoso verso chi rappresenta l’autorità; se, però, quest’ultima non dà il buon esempio…….è evidente che il suo agire risulta condizionato da chi, purtroppo, rappresenta una cosiddetta “autorità occulta”, il cui proposito è quello di mettere a repentaglio l’armonia tra le persone: in casi del genere bisogna agire alla maniera del compianto Gigi Simoni, il quale, malgrado la scorrettezza arbitrale, ha dimostrato di avere qualche principio morale in più rispetto al proprio interlocutore (diversamente da Martínez – che stimo sotto il profilo tecnico – che, invece, s’è lasciato prendere dall’istinto).

Quel sonoro “ma si vergogni!” rimarrà sempre un ricordo indelebile per chi, al pari di me, si è sempre schierato a favore della correttezza nello sport (e non solo).

Caro Gigi, intendo ora ringraziarti per averci insegnato che i peli sulla lingua sono tabù per chi intende promuovere il rispetto di certi standards e, soprattutto, che tutto ha un limite, anche perché la signorilità è il modo migliore per dimostrare di valere davvero.

 

Adriano Spagnuolo Vigorita 

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