Roma, 1 Febbraio – «La recente notizia, che definiremmo amaramente ciclica, del nuovo focolaio di contagi da covid-19 nell’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, non ci sorprende ma sicuramente ci indigna. Ben 10 infermieri si sono ammalati di Covid negli ultimi giorni, di cui uno addirittura sottoposto al primo richiamo del vaccino. Fanno tutti parte del reparto di Medicina, chiuso al pubblico da mercoledì scorso.
Una triste storia, con un finale sempre diverso ma altrettanto drammatico. Un esempio lampante di pessime gestioni, che affonda le sue radici nella “notte dei tempi”. Episodi allucinanti che nulla hanno a che vedere con la buona sanità italiana e con i tanti diligenti professionisti che ogni giorno combattono per la salute dei pazienti. Non mancano in questo ospedale nfermieri e medici di grande esperienza e indubbie qualità, reparti di prim’ordine come oculistica e chirurgia. Ma le belle notizie ahimè finiscono qui. Perché siamo di fronte ad un gigante dai piedi d’argilla, che ad ogni passo potrebbe crollare, travolgendo chiunque si trovi sul suo cammino».
Così Antonio De Palma ci racconta e commenta le nuove e nefaste vicende di una Campania dove il sistema sanitario continua a essere protagonista in negativo. Ricostruendo le tappe, dagli anni settanta ad oggi, della storia di un ospedale tristemente noto.
«Non scopriamo certo noi, – continua il Presidente del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani, – le lacune di un nosocomio vecchio, vecchissimo, sia strutturalmente che come organizzazione. Un ospedale che non poteva e non doveva ospitare aree covid, il contrario di ciò che accade ora. E così dire che la maggior parte dei reparti non funzionano è solo un’eufemismo. Ma come è possibile offrire questo spettacolo indegno ai pazienti?
La storia del San Giovanni Bosco è un viaggio costellato di magagne e mancanze: si sono susseguiti in tanti alla direzione, e con essi le criticità, che non hanno mai conosciuto la parola fine. Manutenzioni strutturali quasi inesistenti. Parliamo di uno degli ospedali più vecchi della provincia di Napoli. E poi la terribile storia delle formiche, con le accuse agli infermieri, a cui onestamente nessuno ha mai creduto. Le crepe nei muri e l’umidità sono sempre terreno fertile per gli insetti, non dimentichiamo che la struttura, tipica degli anni settanta, fu costruita in Bruckner, appunto mattoni bucherellati.
E ora vogliamo dare la colpa a mattoni che esistono da decenni invece che alla scarsa manutenzione? Non sembra a chi legge, che sia arrivato il momento di puntare l’attenzione su chi dovrebbe avere cura di quelle mura che hanno il compito di ospitare i malati? Stiamo parlando – conclude – di un vero e proprio “minimondo” dove tutto può accadere. Figuriamoci poi in piena emergenza sanitaria cosa può venir fuori in un ospedale come il San Giovanni Bosco, se la mediocrità e la disorganizzazione che ne rappresentano le basi strutturali, dovessero esplodere simultaneamente in tutte le loro forme».
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