Politica

Rave e occupazione illegale, art. 434 c.p: norma difficile e inapplicabile

Napoli, 1 Novembre – Enrico Letta, segretario del PD, è intervenuto su Twitter chiedendo al Governo di ritirare il primo comma dell’art.434 bis di riforma del Codice Penale, sostenendo che “i rave non c’entrano nulla con una norma simile.” Immediata la replica di Matteo Salvini: “Un Pd ormai in confusione totale difende illegalità e raveparty abusivi, chiedendo al Governo di cambiare idea. No! Indietro non si torna, le leggi finalmente si rispettano.” Il tema è delicato.

Gli esperti si interrogano. “Così come è terribilmente scritto, temo che il novello articolo 434 bis c.p. si ritorcerà molto presto, nella prassi applicativa, contro il Governo. Ma uno che pensi e sappia scrivere in materia di giustizia ce l’avete?” Luigi Bobbio, magistrato e già senatore della Repubblica.

La libertà vuole anche delle regole, ma… “Non sono un giurista, ma la riforma per decreto dell’articolo 434 del Codice penale decisa dal Governo per combattere rave e occupazioni illegali mi pare scritta malissimo (“l’invasione consiste dell’invasione”) e, a occhio, pericolosamente ambigua sul piano dei contenuti, dal momento che intende proibire e punire anche concentrazioni di persone su ‘terreni pubblici’ (quindi anche strade e piazze?) ritenute pericolose per ordine, incolumità e salute pubblica. È legittimo almeno il timore che forze dell’ordine o magistrati particolarmente zelanti possano usare questo comma in modo capzioso anche per limitare o impedire la libertà di riunione e manifestazione.

L’esperienza del 2020-2021 già a leggi vigenti, e con l’aggiunta di Dpcm e ordinanze varie, da tale punto di vista ha prodotto esiti pesanti di repressione delle libertà civili, e francamente non si sentiva proprio il bisogno, per fermare qualche comitiva di sciamannati in vena di ballo/sballo, di provvedimenti che potrebbero fornire ulteriori pretesti per restrizioni alla vita sociale. Detto questo, però, il fatto che a protestare oggi ad alta voce contro questo decreto, con toni molto allarmati, sia quel PD che per più di due anni ha approvato e incoraggiato tutte le restrizioni più inaccettabili e assurde alle libertà dei cittadini – lockdown, coprifuoco, chiusura delle regioni, chiusure di esercizi e attività, lasciapassare e obbligo vaccinale – , che ha applaudito alla repressione poliziesca di manifestazioni pacifiche di dissenso contro il regime emergenzialista, che ancora oggi sostiene la continuazione dell’apartheid per i non vaccinati è davvero surreale, anzi manicomiale. È l’esempio più spudorato del ‘bispensiero’ orwelliano. Fa vacillare tutte le mie capacità di comprensione e giudizio. Sul serio, o sono matti loro o lo sono io”. Eugenio Capozzi, storico.

E Andrea Venanzoni, giornalista de Il Foglio, amplia il discorso sulla inapplicabilità. “Norma incomprensibile e di difficilissima applicabilità, con non banali sovrapposizioni con il già esistente 633 c.p. (che già di suo ha determinato complesse questioni ermeneutiche proprio sul concetto di invasione di terreno). Norma-slogan che si inserisce in quella deriva panpenalistica che Filippo Sgubbi aveva rubricato ‘diritto penale totale’ e Giovanni Fiandaca definito, prima di altri, ‘populismo penale’ Da un punto di vista della qualità e di razionalità della legislazione, lascia perplessi poi la inserzione topografica che lascia germinare la norma dal reato di “crollo di costruzioni” (434 c.p.) mentre da un punto di vista di asserito snellimento degli incombenti e del sovraccarico giudiziario, la norma continua ad ammantare di penalizzazione fattispecie che si sarebbe potuto penalizzare con una mera aggravante di fattispecie già esistenti in luogo della costruzione di una fattispecie autonoma e grandemente problematica. Il Ministro Nordio parlava giustamente di depenalizzazione. Il nuovo governo esordisce invece tipizzando il reato di rave.” La modifica dell’art 434 va rivista e scritta meglio, altrimenti chiunque in qualsiasi posto manifesti con più di cinquanta persone, ad esempio un corteo non autorizzato, rientra in arresto e in condanne severe.

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