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Ravanusa: parlano i geologi

La Società Italiana di Geologia Ambientale interviene sul crollo che ha interessato il Comune di Ravanusa in un’area censita a rischio idrogeologico molto elevato (R4)

Napoli, 14 Dicembre – “Concluse le operazioni di evacuazione delle case danneggiate, il salvataggio dei feriti e purtroppo il recupero di tutte le vittime, ci sentiamo di esprimere la nostra vicinanza ai parenti delle vittime, alla Sicilia e agli abitanti della cittadina di Ravanusa. Sappiamo bene che le indagini che la magistratura ha avviato chiariranno le cause dell’accaduto.

Non possiamo sottrarci  dall’evidenziare una preliminare constatazione: l’area interessata dalla deflagrazione e conseguente crollo (cerchio nero nell’immagine) era perimetrata come area a rischio idrogeologico molto elevato per frana (rosso nell’immagine) dal Piano di Assetto Idrogeologico ed è lambita da recenti lavori di consolidamento (riquadro blu nell’immagine) avviati dall’ Ufficio contro il dissesto idrogeologico della Sicilia che è intervenuto nel settore est dell’abitato di Ravanusa visto l’accertata instabilità registrata sin dagli anni ’60”. Lo ha affermato Antonello Fiore, geologo, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.

“Sottoservizi come quelle delle acque, di adduzione o di fogna, e come quelle del gas, anche associati a serbatoi di stoccaggio, sono opere rigide che se attraversano movimenti franosi rischiano di essere interrotti. In caso di rottura di queste condotte si ha nel caso dell’acqua un aggravio del dissesto e nel caso del gas anomale perdite che possono concentrarsi in sacche nel sottosuolo.

Resta il fatto che la manutenzione e il rifacimento delle infrastrutture è uno dei settori nel quale investire. Inoltre, nei casi come questo di Ravanusa – ha dichiarato il geologo siciliano Michele Orifici –  con accertata e a censita presenza di un dissesto geo-idrologico, che interessa il centro urbano, sono necessari sistemi di monitoraggio dei dissesti e sistemi in grado di registrare anomali funzionamenti dei sottoservizi e innescare in maniera automatica allerte per interventi tempestivi.

Questa tragedia non resti solo un lutto per la Sicilia e sia di guida per l’intero Paese visto che il rapporto ISPRA sul dissesto idrogeologico in Italia (ed. 2018) evidenzia come nel nostro Paese il numero di comuni interessati da pericolosità per frana elevata e molto elevata e per rischio idraulico alto e medio sono ben il 91.1%, cioè 7.275 su 7.983, e la superficie delle aree pericolose è pari a oltre 300.000 kmq, cioè supera il 16% di tutto il territorio italiano”.

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