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Punti di Vista – Guerra Russia-Ucraina: il nuovo meme per il 2022 sostituisce quello della Pandemia targato 2021

Napoli, 13 Febbraio – Nei titoli dei giornali e nelle parole di alcuni dei ministri degli esteri europei è già realtà ma la guerra “ipotetica” tra Russia ed Ucraina rimane un totem tutto americano ed occidentale che non trova conferma in nessuna delle due parti interessate.

L’antefatto.

Da ormai due settimane, quasi in concomitanza con la risoluzione del nodo “elezioni presidenziali italiane”, sono corse veloci notizie riguardo le intenzioni bellicose della Russia di Putin nei confronti dell’Ucraina; una crisi preceduta da quella del gas che ha visto diminuire le quantità distribuite di quest’ultimo da parte di Gazprom. Alla luce dei fatti odierni questa sembra essere stato il preambolo alla storia bellica che si è sviluppata in seguito. Convocato il 31 gennaio il Consiglio di Sicurezza dell’Onu e sentite le parti interessate e gli altri membri del tavolo, le accuse mosse dal governo statunitense contro la Russia riportanti “intenzioni chiaramente belliche e la volontà di invadere l’Ucraina” non hanno trovato conferma nelle parole dei portavoce sia di Russia ed Ucraina che degli altri paesi presenti alla riunione e con diritto di voto.

Lo scambio di battute tra i portavoce di Usa e Russia fu allora acceso e sempre in aperto conflitto – questo reale sì – allorchè il rappresentante del Kremlino continuava a chiedere, senza avere risposta, quali fossero le prove che l’ambasciatrice Usa Thomas-Greenfield portava a riprova della tesi, infondata, alla base della riunione stessa del Consiglio.

Nonostante ciò il Consiglio votava per la risoluzione promossa e decideva per l’intervento armato contro la Russia in caso di attacco da parte di questa all’Ucraina.

Da quel momento, in 13 giorni le telefonate, quelle tra Putin e Biden, poi quelle tra Putin e Draghi, e l’incontro, già diventato cult nelle immagini, tra Putin e Macron hanno segnato nonostante le decisioni prese meno di 15 giorni avanti il proseguimento della via diplomatica per la soluzione alla crisi che forzatamente si voleva e si vuole vedere in fase di escalation.

Oggi però il colpo di scena, anzi due.

Uno parte da Kiev dove il presidente Zelenski cade letteralmente dalle nuvole in merito ad un attacco “imminente” da parte della Russia; e passi che è stato un regista ed un attore ed un comico, ma la sua esternazione pubblica ha poco di risibile e molto del grottesco e del giallo se si leggono le sue parole con attenzione:  « Ci sono state troppe notizie su una guerra su vasta scala con la Russia, anche date specifiche sono state annunciate. Capiamo che ci sono dei rischi. Se avete ulteriori informazioni sull’invasione garantita al 100% dell’Ucraina da parte della Russia il 16 febbraio, vi preghiamo di comunicarcelo. Se non avete prove di quanto affermate e scrivete credo sia ora di smetterla di diffondere informazione prive di fondamento! » ha detto ai giornalisti. E la dichiarazione non necessita di essere commentata, nella sua limpida chiarezza. Il Presidente dell’Ucraina Zelenski mette in dubbio le illazioni e gli allarmi terroristici a mezzo stampa provenienti da “Washington e dai suoi alleati europei”. La dichiarazione è stata congiunta e concordata  tra il presidente ucraino, il ministro della difesa ed il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale.

E’ lecito chiedersi: possibile che nessuno degli alti funzionari dell’Ucraina sia al corrente delle intenzioni “violente” della Russia  (così come i media statunitensi ed occidentali sbraitano) o che, pur essendone a conoscenza non ne sia preoccupato?

La risposta la fornisce lo stesso Zelenski: « Devo parlare all’opinione pubblica con informazioni reali a portata di mano. Riceviamo informazioni da molte fonti. Abbiamo anche l’intelligence. Non penso che sia peggio dei servizi segreti di altri Paesi. Il mio Paese deve essere preparato a passi ostili provenienti “da qualsiasi confine” ».

Le necessarie dichiarazioni di Zelenski seguono quel che venerdì  11 febbraio ha affermato il presidente Biden,  sul  giornale americano Politico di venerdì, che ha detto che  la Russia potrebbe iniziare un’invasione su più fronti dell’Ucraina “il 16 febbraio”,  e di aver informato gli alleati europei dell’America di questi piani. Lo stesso giorno, un giornalista della PBS ha affermato che diversi “funzionari statunitensi, occidentali e della difesa” gli avevano detto che il presidente russo Vladimir Putin aveva preso la decisione irremovibile di invadere l’Ucraina, il cui obiettivo finale potrebbe essere il “cambio di regime“, all’inizio della “prossima settimana”. Motivo per il quale il governo Usa ha esortato tutti gli americani a lasciare l’Ucraina entro 48 ore.

E’ chiaro che l’attacco del presidente Zelenski sia diretto alla stampa asservita ai dictat governativi sia in America che in Europa, e il riferimento fatto in un virgolettato al tritolo ( “Il mio Paese deve essere preparato a passi ostili provenienti da qualsiasi confine”) definisce bene anche la mira: la Nato e la sua preoccupante volontà di espandersi oltre gli attuali confini.

Il secondo colpo di scena arriva dalla Russia via Svezia; l’ambasciatore russo presso il paese scandinavo Viktor Tatarintsev  si prende qualche libertà (più di un po’ ma è da ricordare che dal 1° febbraio nel Consiglio di sicurezza dell’Onu è il turno di presidenza proprio della Russia) nel commentare le sanzioni dell’Onu contro la Russia in una intervista di poche ore fa all’edizione svedese di Aftonbladet e dichiara: «Noi ci caghiamo sulle sanzioni dell’Occidente »,  frase poi  eliminata nel titolo dell’intervista, «Non abbiamo formaggi italiani o svizzeri, ma abbiamo imparato a fare formaggi russi altrettanto buoni secondo ricette italiane e svizzere».  Tradotto in termini pratici: noi non abbiamo bisogno di nessuno dei paesi occidentali che oggi ci sanzionano; abbiamo però quello di cui questi stessi paesi hanno bisogno e senza il quale saranno in crisi: il gas.   

Non è certo una dichiarazione di guerra ma è la prova inconfutabile ed esplicitamente messa per iscritto del clima di fastidio e di una “escalation” di intolleranza da parte della Russia  e dell’Ucraina – collegando le due dichiarazioni –  nei confronti dell’interferenza ed invadenza  dell’Occidente tutto accusato, stavolta si chiaramente, di diffondere notizie false tese ad alimentare il terrore e la provocazione.

Alla luce di quanto detto, la motivazione  per l’esortazione a lasciare in gran fretta l’Ucraina da parte dei ministeri degli esteri di USA e mezza Europa, compresa l’Italia, sembra dettata da altro di diverso da una guerra che gli stessi “imputati” non riconosco e che fortemente smentiscono.

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